Tirocini UNV, la testimonianza di Alice Michelazzi: «Un ottimo punto di partenza per conoscere il mondo della cooperazione»

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 10 Lug 2010 in Storie

Mi chiamo Alice Michelazzi, ho 31 anni e sono di Milano. Attualmente vivo in Africa, a Njombe, una cittadina nel sud-ovest della Tanzania, dove lavoro con una organizzazione non governativa a un progetto di elettrificazione e sviluppo rurale. Da sempre ho la passione per le politiche dello sviluppo e della cooperazione internazionale: ho iniziato ad avvicinarmi sul piano teorico a queste tematiche studiando scienze internazionali e diplomatiche alla sede di Forlì dell'università di Bologna. Durante il periodo universitario ho scoperto l'Internship Program dell'UNV sul sito UN/DESA, il portale del dipartimento di affari economici e sociali delle Nazioni Unite.
Ho partecipato, a
ppena laureata, al bando del 2004 che prevedeva la partenza nella primavera successiva. Nel 2003 a Milano avevo svolto il servizio civile per l'ong CeLIM, Centro laici italiani per le missioni, ma il mio desiderio era di spostarmi all’estero: per questo mi ero già messa in contatto con diverse ONG. Fino a quando sono stata selezionata e, a marzo 2005, all’età di 26 anni, è iniziata la mia esperienza UNV: destinazione Eritrea. Il tirocinio, come previsto, è durato un anno: ho firmato un contratto e ho ricevuto un rimborso spese mensile di 1300 dollari [equivalenti all'epoca più o meno a 975 euro], commisurato al costo della vita del Paese che mi ospitava. Avevo poi anche diritto all’assicurazione sanitaria e a un viaggio a/r dal luogo di origine. In Eritrea ero l'unica tirocinante: lavoravo presso l’ufficio UNV di Asmara, affiancando la UNV project manager in tutte le attività di competenza di quella sede: dalla gestione dei volontari in arrivo e in partenza, alla redazione di una newsletter, dall’organizzazione degli eventi legati allo UNV Day, fino alla partecipazione alle attività della sede UNDP Eritrea. [A questo link, l'articolo «Volunteering for human rights in Eritrea and Ethiopia» scritto da Alice nel novembre 2005 e pubblicato sul sito UN Voluteers, nella sezione «Volunteer Voices»]
Nonostante le normali difficoltà
e le mille problematiche che si incontrano in un paese straniero ritengo la mia esperienza molto positiva, perché mi ha dato la possibilità di scoprire “dall’interno” il mondo delle Nazioni Unite in tutte le sue sfaccettature. In più un tirocinio del genere rappresenta un  elemento importantissimo per il proprio curriculum, oltre ad essere una buona carta da giocare per successive opportunità professionali. Ad esempio, nel mio caso, dopo il periodo di tirocinio UNV, ho trovato lavoro con la ong Iscos - Istituto sindacale per la cooperazione e lo sviluppo - sempre in Eritrea, da maggio a dicembre 2006, seguendo un progetto di sicurezza alimentare. In seguito sono arrivata a quella che è la mia occupazione attuale, in Tanzania: oggi torno in Italia solo un paio di volte l'anno.
A chi sogna di lavorare nell’ambito della cooperazione consiglio vivamente di fare questa esperienza. Innanzitutto perché vivere per un periodo così lungo all’estero permette di toccare davvero con mano un certo tipo di contesto, con tutte le sue criticità: sperimentare in maniera diretta determinate realtà, a mio avviso, è fondamentale per svolgere al meglio un lavoro del genere. E poi i tirocini UNV, avendo un limite d’età abbastanza basso [si può fare richiesta entro i 26 anni] sono un ottimo punto di partenza per entrare a contatto con questo mondo.

Testo raccolto da Chiara Del Priore

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli:
- UNV Internship Programme: trenta tirocini in Paesi in via di sviluppo finanziati dal ministero 
degli esteri

- Valeria Setti: «Da Rovereto a Vienna per mettere la diplomazia al servizio dei diritti umani:
la mia esperienza alla Fundamental Rights Agency»

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