Valeria Setti: «Da Rovereto a Vienna per mettere la diplomazia al servizio dei diritti umani: la mia esperienza alla Fundamental Rights Agency»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 07 Giu 2010 in Storie

Scade oggi il bando per candidarsi per uno dei tirocini da mille euro al mese presso la Fundamental Rights Agency (FRA) di Vienna. Per l'occasione, la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la testimonianza di una giovane italiana che sta facendo questa esperienza.

Mi chiamo Valeria Setti, ho 24 anni e sono di Rovereto, in provincia di Trento. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritta al corso di laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche presso l’università di Trieste, nella sede di Gorizia: durante il terzo anno ho fatto anche un Erasmus a Nantes, in Francia.  Nessuno nella mia famiglia ha fatto carriera internazionale: la mia è stata una scelta indipendente, nata da una passione per i viaggi, le lingue e le esperienze in paesi diversi. Tra l’altro al momento dell’iscrizione pensavo solo alla carriera diplomatica: poi invece ho scoperto le tante possibilità che una laurea in relazioni internazionali può offrire, e ho maturato un interesse per le organizzazioni internazionali.
Dopo la laurea – nel luglio del 2007, a 21 anni – anzichè la specialistica ho deciso di fare un master biennale in Advanced international studies presso l’Accademia Diplomatica di Vienna. La retta ammontava a 7mila euro all'anno – il primo me l’hanno pagato i miei, per il secondo invece grazie ai miei voti ho ottenuto una borsa di studio dall'Accademia. Durante il master ho fatto anche un tirocinio Mae-Crui di tre mesi alla Rappresentanza permanente d’Italia presso le Organizzazioni internazionali a Vienna. Collaboravo con il delegato per l’ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e il crimine (UNODC), avevamo un buon rapporto, ma chiaramente dato che questo ufficio era gestito dal ministero degli Esteri non c’è stata nessuna possibilità di assunzione alla fine dello stage. Comunque è stata un’esperienza interessante: ho potuto vedere come funziona l’ONU – di cui, forse non tutti lo sanno, Vienna è il secondo quartier generale in Europa dopo Ginevra. Seguivo riunioni, scrivevo report e documenti per il ministero, facevo ricerca su tematiche specifiche… Purtroppo questo programma di stage non prevede rimborso spese. A mio parere dovrebbe essere strutturato diversamente: accogliere meno stagisti, ma offrire loro un periodo formativo più lungo e un rimborso.
Ho conseguito il diploma di master nel giugno del 2009, a 23 anni, e dopo sono subito entrata come stagista nella l’ONG per i diritti umani Human Rights Watch, a Parigi. Quattro mesi nel settore advocacy e fundraising/comunicazione con un rimborso spese che prevedeva la copertura dei pasti (per un massimo di 10 euro al giorno) e l’abbonamento della metropolitana: in tutto circa 350 euro mensili, chiaramente non sufficienti a coprire tutti i costi della vita parigina. Lo stage però è stato davvero interessante, anzi direi illuminante per me: lì ho preso la decisione di voler lavorare nel settore dei diritti umani –da cui la mia domanda alla FRA.
Avendo studiato a Vienna per due anni la conoscevo bene, e avevo utilizzato qualche sua pubblicazione per la mia tesi. Ho fatto domanda a novembre 2009, ed i primi giorni di gennaio 2010 ho ricevuto una email con l’esito positivo della mia application. In quel momento vivevo a Parigi, dove stavo terminando lo stage presso Human Rights Watch; avendo già dei contatti a Vienna, ho trovato casa facilmente. Vivo nell’ottavo distretto, uno dei più centrali: divido un appartamento grande e carino con altre due persone, un ragazzo che lavora come consulente all’ONU ed una ragazza che studia all’Accademia Diplomatica. Pago 350 euro spese e internet inclusi. Fortunatamente il rimborso erogato dalla FRA permette di mantenersi autonomamente, senza dover rinunciare ad uscire la sera: Vienna è una città piuttosto economica, e si può vivere bene anche con un budget limitato.  
Alla FRA lavoro nel dipartimento di Relazioni esterne e networking: in particolare seguo un progetto sulla multi-level governance e uno sulla violenza sulle donne. Finora sono molto contenta dello stage, sia per quanto riguarda il lavoro che mi è stato assegnato sia a livello interpersonale: i miei due supervisor mi affidano compiti di responsabilità  e mi inseriscono in tutte le attività riguardanti i progetti su cui lavoro.
Per il futuro, ancora non so se preferirei far parte di una ONG o di un’istituzione. Dopo lo stage a Human Rights Watch e quello alla FRA, mi piacerebbe fare un’esperienza sul campo in un paese in via di sviluppo, magari combinando questo con un progetto tipo UNV (United Nations Volunteers) o JPO (Junior Professional Officer) presso le Nazioni Unite.
Le possibilità nel settore delle organizzazioni internazionali sembrano moltissime, ma in realtà questo è un campo dove la competizione è elevatissima – per ogni posizione competono persone provenienti dal mondo intero. Indipendentemente dal settore, i requisiti per intraprendere una carriera internazionale sono molti: però è una vita piena di stimoli, interessante, che ti permette di crescere moltissimo da un punto di vista personale.
I cervelli italiani in fuga? Io me ne sono andata dall’Italia già dopo la laurea triennale, per ovvi motivi legati alla mia scelta professionale, e anche perchè, seppur molto contenta del percorso universitario a Gorizia, ritenevo che per intraprendere una carriera internazionale sia necessario studiare all’estero,  o quanto meno studiare in lingua straniera, in una classe dove ci si possa confrontare con studenti provenienti da altri paesi e con altri background, e questo a Gorizia mancava un pochino. Non penso tornerò, almeno non a breve: le prospettive nel settore delle organizzazioni internazionali in Italia sono limitate, come del resto in tutti gli altri settori. Il problema principale dell’Italia è che un giovane di 24 anni non viene nemmeno lontanamente considerato come un adulto, come una persona che ha conseguito un titolo accademico e che si merita di iniziare una vera e propria carriera professionale. Siamo abituati a laureati di 30 anni, che vivono ancora in famiglia… all’estero la mentalità è diversa, un 24enne con un buon master in mano ha tutte le carte in regola per ottenere un impiego di responsabilità .
Ai miei coetanei mi sento di dare un consiglio: studiate all’estero, o comunque uscite dall’Italia per fare esperienza, e imparate veramente bene le lingue straniere.

testo raccolto da Eleonora Voltolina


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