La responsabile didattica del master della Cattolica: «Aziende selezionate sulla base di criteri di serietà della formazione»

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 01 Dic 2011 in Interviste

Dopo la segnalazione di Bernardo Bassoli, la Repubblica degli Stagisti ha voluto vederci più chiaro sulle modalità di organizzazione degli stage e gestione dei contatti con le aziende, nell’ambito del master in cinema digitale e produzione televisiva dell’università Cattolica. Per questo ha contattato Benedetta Mincarini, uno dei responsabili per la parte didattica del master.

Dottoressa Mincarini, a occuparsi degli stage è lo stesso ufficio stage and placement dell’università?
L’organizzazione degli stage avviene in due fasi: nella prima i tutor del master si occupano fattivamente della ricerca, del contatto con le strutture, dell’organizzazione dei colloqui e della preparazione della documentazione finale per l’apertura dello stage. L’ultima fase, quella prettamente amministrativa, che consiste nella firma dei progetti formativi individuali e nell’apertura della copertura assicurativa, è portata avanti dall’ufficio stage and placement dell’università Cattolica in contatto con i tutor, che tengono le fila dei rapporti tra università, struttura ospitante e studente.
Nella scelta delle aziende da destinare allo stage, si fa una selezione tenendo conto soprattutto di quelle che potrebbero garantire futuri sbocchi occupazionali agli allievi del master?
Le aziende ospitanti sono selezionate sulla base di criteri di serietà della formazione. Si tratta di strutture che hanno da anni relazioni con il nostro master o di docenti del master che sono a capo di gruppi di lavoro o di società che agevolano l'inserimento degli studenti. Ogni anno si aggiungono poi nuove sedi, sulla base di annunci trovati sulla rete, e verificati, o di chiamate dirette ai tutor da parte di produttori e autori.
Se una struttura ospitante dichiarasse preventivamente l'assenza di qualsiasi possibilità di assunzione al termine dello stage, mandereste comunque uno stagista a fare questa esperienza?
Partendo dal presupposto che quasi tutte le strutture in questi ultimi anni dichiarano scarse possibilità di assunzione, cerchiamo - come detto - di selezionare società serie che almeno diano l'opportunità di chiudere la formazione e di far fare incontri proficui allo studente per lavori futuri. Molto spesso lo studente non si ferma alla prima esperienza ma, attraverso conoscenze fatte durante lo stage, si muove su altre produzioni. Il campo audiovisivo è per costituzione così strutturato: le produzioni - su set piuttosto che televisive - iniziano e finiscono, quindi per forza di cose ci si trova a doversi reinserire in nuove opportunità. Su questo punto siamo sempre molto chiari fin dai colloqui di selezione per il master.
Una volta che un ragazzo è idoneo per uno stage, è costretto ad accettarlo? In caso di rifiuto, è il master che ne trova un altro, oppure si è costretti a provvedere autonomamente?
 I tutor del master organizzano negli ultimi mesi di aula dei colloqui di orientamento e confronto molto dettagliati. Lo studente ha la possibilità di indicare non solo l'ambito d'elezione per il suo stage, ma anche le strutture e i programmi di riferimento. Naturalmente i tutor cercano poi di creare l'incrocio tra questi desiderata e le esigenze del mercato del lavoro. Se la struttura indicata dallo studente in quel momento non è alla ricerca, il tutor ne cercherà un’altra il più vicino possibile all'indicazione ricevuta. Una volta trovata una sede confacente, lo studente viene avvisato della possibilità e si verifica il suo interesse a partecipare ai colloqui. Se l’allievo, dopo i colloqui di selezione, che pur ci sono anche per uno stage, a volte con decine di candidati, viene considerato idoneo può naturalmente rifiutare portando le sue motivazioni, ma gli viene chiesto di fare una ricerca specifica rispetto alle sue esigenze. Chiaro che i tutor proseguono la ricerca, ma a quel punto danno la priorità agli altri studenti che non hanno ancora avuto una possibilità di colloquio.
Quindi se un allievo rifiuta un'opportunità di stage viene messo «in coda» ed è costretto ad aspettare che tutti gli altri siano collocati. Secondo lei corretto verso chi fa un master e investe seimila euro?
La procedura è questa, ma non da considerarsi una «punizione». Una classe di 20 persone ha le sue dinamiche e bisogna mantenere gli equilibri delicati che la regolano. Se uno studente ha già avuto 2, 3, 4 opportunità di colloquio e addirittura ha aperto uno stage e rifiuta l'opportunità, siamo sicuri che si leveranno le proteste di coloro che sono ancora in attesa. Non possiamo quindi - a meno che, come le dicevo, non si apra casualmente un’opportunità adatta allo studente in questione - continuare a dare nuove prospettive solo a lui/lei. Cerchiamo quindi prima di  far fare colloqui agli altri e aprire altri stage, continuando parallelamente a cercare per lo studente suddetto. Chiediamo anche a lui/lei di aiutarci a trovare una collocazione più adatta, visto che probabilmente non sono stati centrati i suoi desiderata. Il fatto che uno studente paghi 6.000 euro per noi è sacrosanto. Nel senso che portiamo avanti con la massima serietà e il massimo impegno il lavoro didattico. La stessa serietà e impegno sono però richiesti a chi i 6.000 euro li ha pagati e investiti.
La fase di apertura degli stage è molto delicata, perché si porta dietro le aspettative e le paure dei ragazzi e delle loro famiglie. Cerchiamo quindi di fare sempre tesoro degli avvenimenti pregressi per poter gestire con la massima cura le delicatezza che possono sorgere e sempre sorgono.
Se un ragazzo dichiarasse di non aver fatto nulla durante il suo stage, come reagirebbe l'ufficio master nei confronti della struttura ospitante, responsabile della formazione dello stagista?
Abbiamo negli anni selezionato strutture con un approccio formativo serio. Se dovesse verificarsi il caso di scarsa attività durante lo stage, o perché la segnalazione sia arrivata dal masterista o perché trattasi di struttura nuova, cerchiamo di confrontarci con lo studente in itinere, non a fine stage, e di interloquire con il tutor interno alla struttura. Naturalmente, una volta iniziato lo stage, è più il tutor interno alla struttura a «vegliare» sulla buona riuscita dello stage e, a meno di coinvolgimento nostro da parte dello studente, non riusciamo a monitorare tutto quello che accade, o non accade,nel quotidiano.
Nel caso in cui un ragazzo non trovi spazio durante il proprio stage, cosa deve fare? Può essere libero di andarsene per cercarne un altro in cui abbia possibilità di lavorare di più?
Premettendo il fatto che la ricerca stage comporti sempre anche una verifica di «garanzia formativa» della struttura, nel caso in cui lo studente, per diversi motivi e dopo confronto con i tutor, non sia soddisfatto del suo impiego o grado di impiego, può interrompere lo stage e cercare altra soluzione per la quale sarà aperto un altro progetto formativo.
Se un allievo del master volesse interrompere lo stage prima della scadenza ha diritto comunque all'attestato o perde il riconoscimento?
 In realtà è una questione matematica, nel senso che per chiudere lo stage, e quindi il monte-ore del master, devono essere garantite almeno 250 ore di tirocinio. Circa un mese e mezzo, calcolando otto ore al giorno. Se uno stage di tre mesi dovesse chiudersi prima, ma lo studente avesse comunque già superato le 250 ore, non ci sarebbero problemi. Lo stage si interrompe, ma il master è chiuso. Al contrario, se lo stage si interrompesse subito, o comunque sotto le 250 ore, bisogna aprire un nuovo progetto formativo con altra struttura. Questo regole non sono decise da noi, ma ci sono state indicate dall'università Cattolica, sulla base del decreto legge che regolamenta i tirocini. In tutti i casi, se il motivo di interruzione dello stage fosse grave, saremmo noi a incentivare l'uscita dello studente dalla realtà che sta vivendo, come è capitato, e ad aiutarlo a riposizionarsi.
All'interno del cosiddetto placement sono considerati anche gli stage?
A questa domanda posso rispondere parzialmente. Un ufficio dell'università si occupa di monitorare il placement. Il nostro monitoraggio interno, che deriva dal contatto continuo con gli ex studenti, non tiene conto dello stage, ma dei contratti, anche se atipici e su produzioni di breve durata, che gli studenti hanno firmato dopo lo stage. Non è semplice sintetizzare una fase molto delicata che è una sorta di bilancino di precisione tra esigenze del mercato e desideri degli studenti, che spesso sono confusi e spaventati davanti al futuro. Poi c'è tutto un discorso sulla tempistica: a volte consigliamo di accettare uno stage che parte subito piuttosto che attendere mesi, nell'incertezza, le risposte di strutture che tardano ad arrivare. Cerchiamo di parlare e consigliare continuamente i nostri studenti, appoggiandoli in questo periodo più che in altri. Spesso è con loro che si trovano soluzioni in un'ottica di trasparenza e dialogo.


intervista di Chiara Del Priore

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