Benevento, progetto Aifa e calzaturifici fantasma: tutte le tappe di un fallimento annunciato

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 28 Dic 2009 in Approfondimenti

Il sequestro di beni per due milioni e mezzo di euro da parte della procura di Benevento [nell'immagine, il Tribunale] nei confronti degli amministratori delle due società Eurocalzature e Tranceria Tomaificio è notizia recente: il provvedimento è stato adottato alla fine di novembre. Ma la vicenda si snoda lungo quasi sette anni di storia; le tappe che hanno condotto al triste epilogo, ben documentate dalla stampa locale, mostrano il rapido degenerare della situazione.
Nel luglio 2003, la Regione Campania approva la graduatoria per l’accordo Aifa, stanziando 17,4 milioni di euro in investimenti. Tra le società in lista, spiccano proprio Eurocalzature Srl, cui spettano 1,85 milioni di euro, e Tranceria Tomaificio Srl, cui dovrebbero andare altri 1,98 milioni di euro. Sono in assoluto i due finanziamenti più importanti dell’accordo, contro una media di appena 85mila euro stanziati per le altre aziende (su un totale di 382 iniziative). Cifre importanti, tanto più se si considera che le due imprese potevano contare ciascuna su un capitale sociale pari ad appena 10mila euro.
Sul finire del giugno 2005, le due aziende danno il via all’attività formativa, affittando capannoni e macchinari in una località della provincia, Ponte Valentino, e nel novembre dello stesso anno la Regione eroga la prima parte del finanziamento per un milione e mezzo di euro. Il progetto nasce sotto cattivi auspici: sin dal principio i 290 lavoratori (età media 30 anni, per il 60% donne) denunciano il mancato pagamento del rimborso spese per la formazione, iniziata il primo luglio 2005. Ad ogni modo, nel maggio del 2006 i contratti arrivano per tutti i 290 lavoratori, come previsto dall’Aifa. Pochi, però, vengono effettivamente impiegati in azienda, perlopiù senza ricevere il regolare stipendio e per pochissimo tempo: nell’agosto del 2006 i processi produttivi si arrestano del tutto.
L’evolversi della situazione viene denunciato a più riprese dall’associazione locale non-profit contro il malaffare “Altrabenevento”, che vi dedica un dossier contenente buona parte della documentazione del caso. Un vertice tenutosi il 22 agosto in prefettura tra i rappresentanti delle due imprese, l’assessore regionale alla formazione Corrado Gabriele e il sindaco di Benevento Fausto Pepe sembra sbloccare la situazione. Grazie anche alle pressioni dei lavoratori per far riprendere le attività e salvare i posti di lavoro, tra ottobre e novembre 2006 vengono corrisposte alle due aziende le due tranche restanti del finanziamento, ciascuna da 500mila euro circa, per un totale (incluso il primo maxi-versamento) di due milioni e mezzo di euro. I mesi di settembre e ottobre 2005 vedono la riapertura degli stabilimenti di Eurocalzature e Tranceria Tomaificio, ma è appena un singhiozzo e la produzione si blocca di nuovo. A dicembre, le paghe di settembre e ottobre sono in arretrato, i manager delle due aziende disertano un incontro con le autorità locali e i lavoratori denunciano: «La metà di noi deve ancora avere i soldi del corso di formazione ma c'è anche chi ha firmato il contratto a giugno e non è stato impiegato».
Nel frattempo, si inaspriscono i toni. Se all’inaugurazione del giugno 2005 Dario Scalella, presidente della
Confapi Campania, aveva commentato sulle pagine di Repubblica che «questa è delocalizzazione intelligente e lungimirante, sono aziende che volevano andare in Romania, abbiamo fatto gli "animatori locali" e facilitato l’integrazione con realtà produttive locali, dimostrando che qui c’erano professionalità e disponibilità», a fine 2006 il sindaco Pepe afferma: «sin dall'inizio il piano di investimenti aveva lasciato molti dubbi. Gli imprenditori, comunque, non pensino di venire dalle Marche a prenderci in giro».
A gennaio, in una nota all'assessore regionale Gabriele e all'assessore comunale Antonio Medici, gli amministratori unici delle due società Luciano Vagni e Renza Virgili intervengono nell’ormai pubblica polemica: «Ci sentiamo in dovere di replicare a quanto abbiamo letto su alcuni quotidiani che riferivano della preannunciata iniziativa di incaricare la Guardia di Finanza per controllare se sono state commesse irregolarità sull'utilizzo dei fondi regionali sino ad ora erogati la momentanea chiusura delle aziende è dipesa da cause del tutto estranee alla nostra volontà. Le società hanno operato una complessa riorganizzazione assumendo alle proprie dipendenze uno staff di tecnici di elevata professionalità ed esperienza, che condurrà nei prossimi anni con successo il progetto intrapreso».
Viene presentato alla Regione un nuovo piano industriale e il 15 febbraio le attività delle due aziende riprendono, ma è l’ultimo atto della vicenda. Con il provvedimento del 13 agosto 2007 la Regione revoca i finanziamenti e richiede l’intervento della Guardia di Finanza. Le aziende chiudono definitivamente la produzione e i lavoratori ottengono il pagamento di parte dei mesi di lavoro del 2006 e di un semestre del 2007. Il resto è cronaca di questi giorni.


Andrea Curiat


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