Mai pensato di fare l'università in Sudamerica? Ecco come funziona

Marta Latini

Marta Latini

Scritto il 03 Mar 2014 in Approfondimenti

Reputazione accademica e affidabilità presso i datori di lavoro, numero di studenti e di papers per facoltà, impatto sul web. Sono questi alcuni dei parametri alla base della classifica Qs Ranking 2013, il “faro” della Repubblica degli Stagisti nel suo viaggio tra le migliori università del mondo. Stavolta la bussola orienta l’ago in direzione del continente sudamericano che sembra centrare buona parte dei criteri di selezione, considerate le posizioni abbastanza buone, anche se non eccezionali, occupate dagli atenei presenti in classifica.
Svetta l’università di San Paolo, pubblica, 127esima nella classifica generale, che per il terzo anno consecutivo mantiene lo status di istituzione leader dell’America Latina mentre la seconda, riconfermata, è la Pontificia università cattolica del Cile, istituzione privata con sede a Santiago del Cile, al 166esimo posto. E scendendo di 43 gradini si incontra la più famosa università argentina pubblica, quella di Buenos Aires.
Tutti e tre gli atenei dispongono di un sito con alcune sezioni tradotte in inglese, molto utili per gli stranieri interessati ad immatricolarsi oppure a partecipare ad un exchange program, un programma di scambio accademico, della durata di un semestre o di un anno, in cui lo studente rimane comunque iscritto nella sede d’origine.
Un altro comun denominatore, ma stavolta negativo, riguarda le opportunità di alloggio, ben poco favorevoli: l’Usp garantisce un sostegno nella fase dell’arrivo, segnalando gli ostelli riservati alla categoria exchange students. Stesso discorso per l’università del Cile o per l’Uba che non hanno residenze universitarie ma offrono supporto per trovare una sistemazione. Facendo una ricerca generica online è abbastanza facile rendersi conto dei prezzi richiesti: sul sito Housing in Chile si legge che una camera ammobiliata nel centro di Santiago costa da un minimo di 115mila a un massimo di 170mila pesos cileni (tra i 150 e i 220 euro). Gli annunci pubblicati su Spare rooms Buenos Aires propongono affitti mensili oscillanti indicativamente dai 300 ai 450 euro, a seconda dei quartieri e della posizione.
Per quanto riguarda l’ammissione, se vale come requisito universale il possesso del visto e del diploma di studi superiori, cambiano tuttavia le modalità di selezione.
Parlando di matricole, nell’istituzione privata del Cile la selezione passa attraverso il superamento di un test chiamato Pus (acronimo di Prueba de selección) detto anche University selection test: questo consiste in due esami obbligatori, Linguaggio e comunicazione e Matematica, e, a seconda del corso scelto, in due prove aggiuntive, Scienze o Storia e scienze sociali. Graduate e postgraduate students invece, se vogliono continuare la loro formazione, devono presentare prima i certificati di laurea, con singole votazioni, quindi la descrizione dell’esperienza accademica e professionale accumulata, e sostenere infine un esame o un’intervista.
Da trent'anni l’Uba, al posto dell’esame d’ingresso, ha istituito il Ciclo básico común, un primo ciclo di studi universitari dal carattere interdisciplinare: il primo anno è infatti composto da sei materie, di cui due comuni a tutti i corsi, due connesse a uno dei tre orientamenti (Scienze umane e sociali, Scienze biologiche e della salute, e Scienze esatte, tecnologia e design), e le ultime due relative al percorso di laurea scelto.
A San Paolo gli studenti non laureati, undergraduate students, brasiliani e stranieri, possono arrivare solo tramite il processo di selezione organizzato dall’istituzione Fuvest, i cui test sono tutti in lingua portoghese; diversamente dalla candidatura per i programmi post-laurea, tutt’altro che univoca, in quanto è lo studente che deve contattare direttamente la scuola a cui fa riferimento, per capire come funziona l’application.
Un’ulteriore significativa differenza consiste nelle tasse (aranceles) previste per gli studi, sia che si tratti di pregrado sia di posgrado: in Cile l’incrocio telematico tra queste due voci, tariffe e corso, permette di conoscere quanto si spende. Ad esempio per il 2014 ad un dottorando in Architettura e Studi urbani l’università privata chiede 4 milioni e 367.000 pesos cileni (arancel carrera o programa) più altri 49.280 (arancel de postulación), per un totale di circa 4 milioni e mezzo di pesos, più di 5.700 euro. Le borse di studio, in spagnolo becas, destinate ai dottorandi non cileni non sono rare, un esempio: la beca Ayudante becario copre il 90% delle tasse ed elargisce un assegno annuale per un massimo di 3 milioni 960.000 pesos, distribuito in quote mensili di 330mila.
L’Uba si colloca a metà strada: le spese subentrano solo per i corsi post-laurea (estudios de posgrado), ovvero especializaciones, maestrías e doctorados, i cui contenuti sono descritti nei particolari per ciascuna delle facoltà attive a Buenos Aires. È il programma universitario Ubacyt a gestire le borse di studio e il termine utile della convocatoria per candidarsi: ad esempio la facoltà di Scienze sociali aprirà le iscrizioni dal prossimo 17 marzo al 4 aprile e il finanziamento, di 5.800 pesos mensili (542 euro), sarà erogato a partire dal primo agosto ai vincitori, che devono essersi laureati alla Uba o in un’università argentina.
Infine, all’università Usp, i costi sono completamente gratuiti per i programmi di laurea, undergraduate e graduate (Master of Science e PhD), eccezion fatta per alcuni programmi di specializzazione (ad esempio il master Mba). Anche qui sono stabilite delle forme di sostegno economico, come l’International students’ Usp grant program: tra gli altri benefici vi è un’indennità mensile di 1.200 reis (intorno ai 360 euro) per gli studenti stranieri laureati e non, un centinaio dei quali sono italiani.
Nel caso particolare dei dottorandi, questi possono puntare anche ad alcune borse finanziate da istituzioni pubbliche esterne oppure alle borse di dipartimento che sono legate alla valutazione della qualità dell’area in cui si lavora, in base ad un punteggio da 1 a 7.
Quella per cui si è candidato a ottobre Gesualdo Maffia, neodottorando in Italianistica, dà anche la reserva técnica, un budget destinato a coprire spese di viaggi di studio, convegni, libri e di un computer da restituire alla fine del triennio. Maffia, studioso di Gramsci e Pasolini, è in Sud America da quasi quattro anni e in Brasile dall’agosto del 2012. Dopo gli studi a Torino e il dottorato in storia concluso a Genova nel 2009, ad aprile del 2010 decide di partecipare alla selezione per insegnare italiano, storia e geografia in Ecuador. Passa un mese e mezzo dal colloquio e arriva l’esito positivo: «Due secondi e ho detto: sì vengo». E ci rimane per due anni scolastici, lavorando con i ragazzi delle scuole superiori. «Il mio obiettivo fin dall’inizio era però il Brasile. San Paolo è una metropoli, è faticoso vivere qui, ma offre tantissime opportunità di lavoro». E il disegno in testa ha contorni nitidi: ricerca e docenza. «Avevo pensato ad un post-doc ma per inserirsi meglio nell’università brasiliana è meglio fare un passo indietro, quindi fare un altro dottorato».
Come si ottiene dunque un dottorato alla Usp? Non è necessario sostenere un concorso, come in Italia, ma trovare un professore interessato al progetto. Nel suo caso la procedura è durata da febbraio a giugno 2013, compresi gli esami in lingua portoghese e un colloquio, sostenuti con successo. «Contemporaneamente sono stato chiamato da un importante istituto di insegnamento italiano di San Paolo che mi offriva un contratto di quattro mesi che poi si sarebbe trasformato nell'anno nuovo in un contratto a tempo indeterminato». Davanti a questo bivio il giovane sceglie la «prospettiva», una parola che suona come una filosofia di vita.
Spesso però le prospettive non sono subito accessibili, soprattutto per chi è straniero. Per esempio Maffia ha dovuto attendere cinque mesi prima di poter iniziare il suo dottorato dato che, ai fini dell’iscrizione, bisogna avere l’equipollenza del titolo italiano, gratuita e valida solo all’interno dell’università dove si studia. Invece per il riconoscimento del dottorato a livello nazionale il giovane insegnante ha appena avviato le pratiche e dovrà aspettare fino a dicembre-gennaio dell’anno prossimo. Perché «l’Italia è molto in ritardo nel rinnovare o aggiornare gli accordi culturali con i paesi esteri. Con gli accordi puoi semplificare la burocrazia delle persone che lavorano all’estero e devono far riconoscere i loro titoli. Per fare il riconoscimento ci vuole circa un anno a Usp e costa 1800-2000 reis quindi 600-700 euro».
E tra tre anni? «Una volta finito il dottorato, se non va in porto un concorso pubblico, ci sono anche molte istituzione private qui in Brasile che assumono persone con alta formazione. Io sono aperto a ulteriori prospettive».

Marta Latini

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- la foto della facoltà Giurisprudenza Uba è di BKM_BR- licenza creative commons

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