A rischio i finanziamenti per l'Erasmus? Sì, con tutti quelli del Fondo sociale europeo

Antonio Siragusa

Antonio Siragusa

Scritto il 08 Ott 2012 in Approfondimenti

Decine di migliaia di universitari europei, vincitori di borse Erasmus, rischiano di veder svanire i contributi economici per  finanziare i loro studi all’estero,già a partire dall’anno accademico in corso. Il problema per l'Unione europea però non è tanto il programma Erasmus, che le costa "soli" 450 milioni di euro all'anno, ma un buco di bilancio di ben 10 miliardi di euro per il 2012 alla voce "Fondo sociale europeo", del quale fa parte (in una percentuale di meno del 5%) anche il programma di studi universitari all'estero.

Il primo a lanciare l'allarme è stato martedì scorso il presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo, il francese Alain Lamassoure. «Il Fondo sociale europeo non è in grado di rimborsare gli stati e la prossima settimana termineranno i fondi per il programma studentesco Erasmus. Alla fine del mese sarà il turno del fondo per la ricerca e l’innovazione». Se è vero che l'Erasmus rischia di scomparire, è quanto meno curioso che la politica e i mezzi di informazione si siano soffermati unicamente sulla fine del programma europeo di studi all'estero, quando  ci sono altri 9,5 miliardi che mancano all'appello: è stato un po' come guardare il dito senza far caso alla luna. Ma l'Erasmus é un tema che tocca e interessa decine di migliaia di giovani in Italia, e dunque vale sicuramente la pena di fare il punto della situazione per capire se davvero c'è il rischio che venga sospeso per mancanza di fondi.

Per l'Italia, secondo quanto riporta l'Agenzia LLP, i finanziamenti comunitari previsti per l'Erasmus nel 2012 sono pari a 46 milioni di euro (ai quali si sommano altri 46 milioni stanziati dal ministero dell'Istruzione).

A confermare alla Repubblica degli Stagisti il rischio che corre l'Erasmus (insieme a tutti gli altri fondi destinati alla formazione e allo sviluppo dei Paesi europei), è Lorenza Venturi, responsabile Comunicazione dell’ Agenzia Lifelong Learning programme (LLP), che si occupa della gestione del programma Erasmus e di altri programmi di mobilità europea nel nostro Paese. «Ci è arrivata una nota della Commissione europea in cui viene segnalato un problema nel bilancio dell’Unione che potrebbe causare dei ritardi nei pagamenti delle borse Erasmus. Gli studenti che sono già partiti non dovrebbero avere sorprese, ma sono a rischio quelli che partiranno nel secondo semestre» afferma la Venturi. 

Dichiarazioni ribadite e confermate alla Repubblica degli Stagisti dal capoufficio stampa della rappresentanza della Commissione europea in Italia, Ewelina Kelenkowska-Lucà, che spiega da dove hanno origine le difficoltà di finanziamento del programma da parte dell’Unione europea e che sottolinea come non sia solo un problema di Erasmus: «Non si tratta di una situazione specifica per i fondi Erasmus né per il Fondo sociale europeo. L’Unione sta arrivando all’ultimo anno di un piano di programmazione economica pluriennale (2007 - 2013), ma le casse sono ormai vuote. Inoltre i pagamenti diretti dei Paesi dell’Unione, che vanno a implementare il budget europeo, sono in funzione diretta del Pil e quindi  sono diminuiti in questo contesto di crisi economica». 

Per risolvere questa situazione, il commissario al Bilancio, il polacco Janusz Lewandowski, presenterà il 23 ottobre una richiesta di rettifica del bilancio al Parlamento e al Consiglio europeo, chiedendo agli Stati dell’Unione di versare alcuni miliardi di euro per ripianare il buco del Fondo sociale. Ma non è affatto scontato che Lewandowski riesca a convincere il Consiglio in un contesto di grande crisi economica. 

Non sono esenti da problemi anche gli studenti che devono ricevere i soldi tra settembre e dicembre di quest’anno: manca all’appello il 30% dei fondi destinati all’Erasmus in questi ultimi mesi del 2012, notizia che è stata confermata alla stampa da Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea. 

Giovanni La Via, europarlamentare Pdl e relatore del bilancio dell’Unione europea, scrive alla Repubblica degli Stagisti che «i deputati del Parlamento sosterranno e difenderanno la richiesta del commissario al Bilancio, al fine di ottenere risorse fresche per onorare gli impegni già presi». «Questa situazione si è venuta a creare a causa dei pochi fondi messi a disposizione dal Consiglio per il bilancio 2012» afferma l’eurodeputato, sottolineando l’importanza del programma Erasmus per il  contribuito che ha dato alla crescita e al lavoro. In effetti, come raccontato alcuni mesi fa dalla Repubblica degli Stagisti, oltre i tre quatri dei direttori del personale di 150 grandi imprese italiane, al momento delle assunzioni, dichiara di preferire il candidato che può vantare al proprio attivo la partecipazione a un progetto Erasmus. 

Non che le borse Erasmus raggiungano cifre astronomiche (gli italiani che vanno a studiare nelle università straniere ricevono circa 230 euro mensili, nemmeno sufficienti per pagarsi l’affitto), ma dover rinunciare anche a questo contributo renderebbe il più famoso programma europeo di studio all’estero sempre più alla portata di pochi. Il contributo per l’ Erasmus placement, che riguarda lo svolgimento di stage e tirocini, si aggira invece intorno ai 500 euro mensili, ma anche questo è a rischio.

E pensare che solo alcuni mesi fa l’Erasmus aveva spento le sue prime 25 candeline,mentre la Commissione europea annunciava l’intenzione di aumentare i fondi destinati alla mobilità internazionale (programma “Erasmus for all”) e ai progetti di ricerca e innovazione per il periodo 2014-2020

La proposta della Commissione, che ancora non è stata approvata dal Consiglio e dal Parlamento, punta  ad aumentare del 70% i fondi per l’Erasmus rispetto ai sette anni che si stanno per chiudere e a coinvolgere altri 5 milioni di studenti, raddoppiando il loro numero rispetto agli ultimi 25 anni (finora circa 2,5 milioni). Attualmente il 10% degli studenti europei studia o fa pratica all’estero (il 4,5% con l’Erasmus). L’Unione europea vuole raggiungere il 20% nel 2020.

Insomma, da un lato c’è da risolvere il nodo delle borse di studio per questo anno accademico, legate alle decisioni del Consiglio e del Parlamento europeo, dall’altro si attendono novità sulla programmazione per i prossimi 7 anni. La prima e più urgente decisione è rinviata al 23 ottobre ma il mondo dell’università è già in fermento: fioccano gli gli appelli su Internet  per salvare l’Erasmus, mentre la presidente dell’Unione degli studenti europei, Karina Ufert, ha invitato la Commissione europea a utilizzare i fondi Ue sottoutilizzati. «La ricerca e la formazione sono sempre stati considerati fattori di crescita». È il momento di dimostrarlo. 


Antonio Siragusa 


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