Commissione Ue, non sempre gli stage sono pagati

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 10 Gen 2013 in Storie

Non sempre i tirocini alla Commissione europea, per cui è appena partito un nuovo bando che scadrà il 31 gennaio, prevedono una retribuzione. Talvolta sono, al pari di altri, del tutto gratuiti e svolti al di fuori delle regole stabilite dalle selezioni per tirocini pagati mille euro al mese (amministrativi o per traduttori). Elena Baiocco, 27enne di Perugia, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza (gratuita) di stagista alla Commissione europea.
Sono nata a Perugia il 1 gennaio del 1986 e tuttora vivo a Perugia. Ho frequentato il liceo classico perché ho sempre amato le materie umanistiche, soprattutto la lingua e letteratura italiana (specie quella del Novecento: Moravia, Calvino). Dal terzo anno mi sono appassionata alla filosofia. Scrivere è da sempre la mia passione, ho scritto di tutto, dalla narrativa alla poesia. Fare la scrittrice era il mio obiettivo, poi col tempo la curiosità per la realtà che ci circonda mi ha condotta al giornalismo.
Terminato il liceo, anziché optare per la facoltà di Lettere, ho preferito Scienze Politiche. Una scelta scaturita da un'esigenza di maggiore concretezza, di studiare e analizzare l'attualità dopo ben 5 anni trascorsi ad apprendere le gesta di popoli come i greci e latini che, per quanto possano essere avvincenti e rappresentare un patrimonio culturale, sono pur sempre storia antica.
Ho iniziato l'università nel 2005 e mi sono laureata 3 anni dopo (26 novembre 2008) a pieni voti in Sociologia dei fenomeni politici, con una tesi intitolata "L'élitismo democratico in Joseph A. Schumpeter", dedicata al pensiero dell'omonimo studioso austriaco, il quale teorizzava che il potere politico, in ogni società, appartiene di fatto ad una ristretta cerchia d'individui. Nel frattempo ho provato a coltivare la mia passione per lo scrivere collaborando con un quotidiano locale, Il Corriere dell'Umbria. In seguito, ho fatto uno stage in una tv umbra, ReteSole, durante il quale ho curato una trasmissione di approfondimento, realizzando dei servizi di attualità e lanciando io stessa i pezzi. Nel 2010 ho partecipato alla selezione per il Decimo biennio della scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia, arrivando prima in graduatoria. Grazie alla scuola ho ottenuto il praticantato da giornalista, ho fatto stage al quotidiano La Nazione, ad Arezzo, al termine del primo anno e presso Radio Rai e il Tg3, a Roma, a conclusione del secondo, secondo quanto previsto dal programma. E proprio così ho avuto l'opportunità dello stage in Commissione.
Ho svolto il tirocinio da metà ottobre 2012 fino al 31 novembre 2012 presso la sede della Rappresentanza italiana della Commissione europea, a Roma. Avevo 26 anni (oggi 27, essendo nata il 1 gennaio!). Ho iniziato dopo un mese di stage al Tg3. È stato proprio grazie alla scuola di Perugia che ho avuto la possibilità di "lavorare" nelle istituzioni comunitarie, pur non ricevendo rimborsi. Non ero alla ricerca di uno stage in Europa, per questo non ho badato all'aspetto economico. La proposta è arrivata dalla scuola di giornalismo, e io non mi sono tirata indietro, ho voluto provare. Mi sono occupata del settore radio, sono stata una sorta di assistente al programma per due trasmissioni di approfondimento settimanale dedicate all'attualità e alla lettura ( "22 minuti" e "Un libro per l'Europa"). Ho preparato alcune interviste per gli ospiti, fatto ricerche sui temi oggetto del programma e creato un archivio di contatti delle emittenti radiofoniche per diffondere le trasmissioni. Mansioni che non avevano totalmente a che vedere con la professione da giornalista ma che mi hanno permesso comunque di operare nell'ambito di un mezzo di comunicazione già sperimentato alla Scuola di Perugia, di cooperare alla realizzazione di un prodotto d'informazione e di ampliare la conoscenza delle fonti di notizie, specie quelle estere. È stata un'esperienza positiva anche dal punto di vista dei contatti e dei buoni rapporti che si sono creati con altri stagisti. È stata una proposta che ho voluto cogliere al volo per fare nuove esperienze, vedere dall'interno uno spaccato con finestra aperta sull'Europa. Ho potuto ampliare il network di contatti, che potranno essermi utili in futuro, e mi è piaciuto condividere spazi, idee, momenti ricreativi con persone provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei. È stato un arricchimento in termini di cultura e amicizia. 
Unico neo: la mancanza di emolumento. Ho così dovuto provvedere da sola a pagarmi la stanza in affitto a Roma (500 euro al mese) facendo affidamento sull'aiuto dei miei genitori.
Attualmente sono giornalista praticante, nell'attesa di dare l'esame da professionista a fine gennaio. Le difficoltà però non mancano: ho inviato il mio cv all'estero e spesso mi capita di pensare di andarmene dall'Italia ma in realtà uno dei motivi per cui ho deciso di diventare giornalista è quello di raccontare il mio paese e denunciarne le anomalie. Ci sono molti miei amici che cercano con ogni mezzo di andare a lavorare all'estero.
Anche la realtà degli stagisti è molto dura: spesso non sono retribuiti, lavorano sodo e rappresentano l'unico motore che manda avanti l'ufficio di turno. Un vero sfruttamento... In altri casi poi i tirocini sono inutili perché incapaci di far approcciare le persone al mondo del lavoro. Conoscevo la Repubblica degli Stagisti quando era ancora un blog. Quanto alla Carta dei diritti degli stagisti trovo sia ottima la formulazione ma mi chiedo quanto sia realmente effettiva ed efficace nel concreto e non rimanga piuttosto una carta d'intenti programmatici.
Infine, a chi come me intende cimentarsi nella carriera giornalistica consiglio di armarsi di pazienza e contare sulle proprie capacità e determinazione, anche se, purtroppo, le conoscenze contano... 


Testo raccolto da Ilaria Mariotti


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- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»
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