La cecità della Camera, stage gratuiti alla faccia delle istanze dei giovani – e dell'Europa

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 05 Nov 2023 in Editoriali

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Ops, they did it again, volendo parafrasare una famosa canzone: ancora una volta un ente pubblico prestigioso, con un bilancio di quasi un miliardo di euro e stipendi e pensioni d’oro per i suoi dipendenti ed ex dipendenti, cade proprio sul fronte stage. E se ne esce con un programma di tirocini a condizioni al di sotto della soglia della dignità.

stage lavoro camera deputatiStavolta si tratta della Camera dei Deputati, che attraverso la Crui ha da poco pubblicato un bando in cui offre dieci posti per stage di sei mesi a studenti universitari meritevoli. Che però si dovranno pagare l'esperienza di tasca propria, dato che non è previsto nemmeno uno straccio di indennità mensilelo raccontiamo qui.

Ci risiamo, dunque. Sembra impossibile ma nel 2023 – dopo almeno quindici anni di battaglie, e manifestazioni, e pubbliche denunce, e prese di posizione, e azioni online e offline – ancora siamo a questo punto. Una delle massime istituzioni italiane ritiene normale offrire uno stage gratuito. Lo ritiene accettabile. Pensa che non ci sia niente di male.

Invece c’è, di male – al cubo.

La prima e basica criticità è che gli stage gratuiti sono ingiusti e iniqui. Non riconoscono il valore e il tempo che le persone dedicano alle attività che svolgono durante l’esperienza di “formazione on the job”. E soprattutto rendono questi stage inaccessibili a chi non abbia qualcuno che li mantenga: perché anche durante uno stage le persone hanno bisogno di vitto e alloggio, di spostarsi; e quindi spendono soldi. Chi copre queste spese, se non è prevista una indennità mensile? Quando si tratta di esperienze molto brevi, magari anche solo qualche settimana, si può dire “vabbè, stringo la cinghia”. Ma quando i percorsi durano più di un mese – in questo caso, addirittura sei! – il discorso è diverso. Uno stage senza rimborso è classista.

In secondo luogo, non è che non è che perché una cosa è lecita, vuol dire che sia sempre accettabile. O giusta. Dunque sì, è vero: non c'è una legge che protegga i tirocinanti curricolari dalla gratuità. In Italia è ancora legale proporre esperienze di tirocinio senza nessun compenso: basta che ci si rivolga alla platea di chi è in formazione, cioè quasi sempre gli studenti universitari, e che il tirocinio sia configurato come “curricolare”. Ma nulla, allo stesso modo, vieta di pagare i tirocinanti curricolari.

Si tratta di una scelta. Vuoi offrire ai tuoi tirocinanti una esperienza che rispetti la loro dignità, e che sia economicamente sostenibile? Se sì, devi sforzarti di trovare un budget per erogare loro una indennità mensile. Vale per le imprese private, non si capisce perché non debba valere per gli enti pubblici – che, anzi, dovrebbero dare il buon esempio. E quanto più è caro il costo della vita nella città dove hai la tua sede, quanto più congrua dovrà essere l’indennità prevista. In questo caso la Camera ha sede a Roma, una delle città più care d’Italia. Come dovrebbero fare questi stagisti per sei mesi? Vivere d’aria? Solo perché quando sono curricolari gli stage non devono essere obbligatoriamente pagati, non vuol dire che lo debbano essere. Offrire stage gratuiti è una scelta. Brutta e sbagliata. Sempre.

La terza ragione è che il mondo sta andando avanti, sta riconoscendo finalmente i diritti degli stagisti. A ottobre 2020 il Parlamento europeo ha approvato una “Risoluzione sulla garanzia per i giovani” condannando esplicitamente «la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti» e specificando che la gratuità «costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti». Per arrivare a questa vittoria c’è voluto un lavoro lungo anni all’interno delle istituzioni, che ha visto in prima fila proprio un giovane eurodeputato italiano, Brando Benifei, che è anche capodelegazione dei parlamentari europei del PD.

stage lavoro parlamento europeoLo scorso giugno sempre il Parlamento europeo ha ribadito la sua posizione adottando il testo della risoluzione per tirocini di qualità nell’Unione europea, che prevede che gli stagisti debbano essere ingaggiati secondo regole chiare, non possano essere usati per sostituire dipendenti, e debbano essere pagati – come ribadisce anche lo slogan dell'iniziativa politica, “Pay your interns”: paga i tuoi stagisti. Il testo ha ottenuto 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni (tra cui anche quelle degli eurodeputati italiani della Lega e di Fratelli d’Italia).

Il mondo sta andando avanti, ma alcune istituzioni italiane non lo vogliono accettare. La Crui – la Conferenza dei rettori delle università italiane – continua imperterrita da anni a concepire e realizzare, insieme alle massime istituzioni come appunto la Camera dei deputati, o molti ministeri, programmi di stage senza compenso, o con compensi miseri. Da quando ci sono leggi specifiche a proteggere i tirocinanti extracurricolari dalla gratuità, guardacaso molti di questi programmi hanno escluso i neolaureati e sono rimasti aperti solo per gli studenti universitari – in modo che i tirocini possano essere inquadrati come curricolari e sfuggire al raggio d’azione delle leggi sugli extracurricolari, che vincolano all’erogazione di una indennità mensile. Un escamotage abbastanza deprimente.

Del resto, la Crui già dieci anni fa – quando la battaglia contro gli stage gratuiti era solo agli inizi, ma si era appena riusciti a vincere il primo round in Italia con l’introduzione di indennità obbligatorie per gli extracurricolari – aveva esplicitato pubblicamente il suo disappunto, magnificando gli stage nella pubblica amministrazione (nella maggior parte dei casi gratuiti, come il famoso Mae-Crui nelle sedi diplomatiche del ministro degli Esteri) come esperienze eccezionali per i giovani, e auspicando che si potesse trovare un modo per continuare a farne. Senza mai però prendere in considerazione – e guardandosi bene dal suggerire – che potessero essere finalmente pagati. (Quando invece, per la cronaca, la Crui guadagna su queste attività di organizzazione di bandi di stage – non sia mai che il tempo dei suoi addetti non venga correttamente ricompensato).

Ma la figura più barbina, oggettivamente, in questo caso la fa la Camera dei deputati. Com’è possibile che non lo capisca? Com’è possibile che si arrocchi nella sua torre d’avorio, insensibile alle istanze che arrivano dall’esterno? Davvero lì dentro i dirigenti pensano che le persone debbano tacere e ringraziare per il solo fatto di avere l’opportunità di  mettere un’esperienza alla Camera nel cv? Che debbano sottostare a queste condizioni senza indignarsi, senza protestare, perché così si è sempre fatto, “è la dura legge della gavetta, ragazzi”?  “Che mangino brioches”?

Oggi per fortuna le persone parlano, confrontano, rivendicano. Offrire un tirocinio gratuito è una vergogna, ancor di più se si tratta di un tirocinio lunghissimo (sei mesi), e ancor di più se ci si rivolge a una platea di giovani, che non hanno grandi disponibilità economiche. Giusto per sottolineare qui la differenza col famoso film “The Intern” con Robert De Niro, in cui lui faceva sì lo stagista gratis, ma era un abbiente neopensionato! E la vergogna è ancor maggiore quando a offrire tirocini gratuiti è una istituzione dai bilanci multimilionari. C’era davvero bisogno di ripeterlo? Evidentemente, purtroppo, sì.

Eleonora Voltolina

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