Da Parigi a Betlemme tra giornalismo ed impegno sociale: Maria Chiara Rioli racconta il suo servizio civile in Israele-Palestina

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 04 Ott 2010 in Storie


Dal direttore dell'Unsc ad un'ex volontaria: dopo l'intervista a Leonzio Borea, la testimonianza di Maria Chiara Rioli, attivissima 26enne fresca di ritorno dal suo servizio civile all'estero. Chi vuole presentare domanda per uno dei 20mila posti disponibili nel nuovo bando deve assolutamente affrettarsi: il termine massimo è fissato per le 14:00 di oggi, lunedì 4 ottobre.



Sono nata nel 1984 a Modena e ho una laurea specialistica in storia all'università di Bologna. Ho frequentato l'ultimo anno all'interno del programma di doppio diploma italo-francese siglato tra la mia università  e l'Université de Paris VII. Dal settembre 2007 al giugno 2008 ho quindi studiato nella capitale francese e grazie a una convenzione con il Collegio superiore di Bologna - al quale ero stata ammessa per la specialistica - ho frequentato alcuni corsi della Scuola normale superiore. In Francia ho anche scritto la tesi, con tema le commissioni per la verità e la riconciliazione, ambito nel quale avevo già svolto ricerche nella primavera 2006, in Sierra Leone - dove tornavo per la seconda volta dopo un'esperienza di volontariato internazionale. La tesi è anche diventata un libro, pubblicato dall'EMI nel 2009 col titolo «Guarigione di popoli» [a fianco, la copertina], con cui ho vinto l'anno scorso il premio Giuseppe Toniolo [sociologo ed economista, ndr], che premia la migliore tesi specialistica in diritto internazionale per la pace.

La mia passione è sempre stata il giornalismo e ho ottenuto il tesserino da giornalista pubblicista nel 2007 collaborando con un quotidiano modenese. Ho scritto anche per Peacereporter e Nigrizia, e svolto tre tirocini in redazione, uno dopo l'altro. Il primo a Parigi, ne Le monde diplomatique, a partire da ottobre 2008 - tre mesi dopo la laurea - e con una borsa di studio della mia università: mille euro al mese, a cui si aggiungevano i 350 del "Diplo". Subito dopo, il secondo e terzo stage: prima tre mesi, non retribuiti, in una redazione locale di Repubblica, poi altri tre, dal febbraio all'aprile 2009, nella sede bolognese de Il regno, dove mi venivano coperte le spese e pagati gli articoli. Infine, da maggio a luglio 2009, il quarto e ultimo stage, presso una casa editrice, non retribuito ma vissuto con la speranza che si potesse trasformare in un vero e proprio lavoro. Ho trascorso l'estate nell'ansia e nell'attesa di una chiamata, che però non è arrivata.

Volevo continuare sulla strada del giornalismo, e affiancarvi l'impegno sociale, ma si presentava la necessità di mantenermi da sola, e certo non volevo iniziare il quinto stage. Pensavo al servizio civile già alla fine della triennale, mentre ero in Sierra Leone. Ho sempre creduto nel significato dell'obiezione di coscienza e il rimborso spese mi sembrava equo [433,80 euro in Italia, circa 900 all'estero]. Poi durante il periodo al "Diplo" ho scoperto la possibilità di prestare servizio presso la ong fondata dal giornalista e attivista franco-israeliano Michel Warschawski, l'Alternative Information Center [sotto, una foto dell'ingresso], che dal 1984 fa informazione sul conflitto tra Israele e Palestina.

Ho fatto domanda e ho vinto uno dei due posti disponibili. Nello stesso periodo ho saputo di essere stata accettata anche per un dottorato alla Scuola normale di Pisa - circa mille euro al mese - che ho potuto «congelare» e che inizierò il prossimo mese. Dall'ottobre 2009 ho quindi svolto due mesi e mezzo di formazione, in parte presso una casa-famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione di lotta contro emarginazione povertà, che sostiene l'AIC in Italia. Un'esperienza molto intensa, che mi ha insegnato cosa significhi davvero «accogliere». Infine sono partita a metà dicembre per Beit Sahour, nell'area di Betlemme. Nell'AIC ho redatto rapporti sugli episodi di violenza dei coloni, una pubblicazione sulla resistenza popolare palestinese, video, traduzioni e ho collaborato con testate italiane come il Redattore sociale e Peacelink. Ho scoperto un modo differente di fare informazione e capito il valore dell comunicazione in luoghi così complessi: i miei articoli li ho firmati quasi tutti con nome falso, per evitare problemi di visto.

Sono tornata in Italia circa due settimane fa ed è tempo di bilanci. L'anno appena concluso è stato molto intenso, ricco di incontri e ancora tutto da metabolizzare. Ci sono stati momenti duri, ma ho imparato moltissimo e ho sempre avuto il sostegno dei miei cari. Ho anche realizzato davvero l'importanza del servizio civile e scoperto che è proprio nella difesa non violenta della patria che l'Italia spicca come uno degli Paesi più avanzati al mondo. Ho legato molto con l'AIC e il distacco mi fa paura, ma ho bisogno di tornare a una normalità senza muri e checkpoint. Adesso l'Italia - con il suo quadro desolante di prospettive per i giovani - rappresenta una piccola sfida, ma se dopo un anno tra il Muro e l'occupazione militare non riesco a lottare per sconfiggere la nostra condizione di generazione senza futuro, a cosa sono serviti questi mesi? Anche per questo non farò altri stage gratuiti: questa esperienza mi ha insegnato il senso e l'importanza della giustizia, anche nei rapporti di lavoro.

 


Testo raccolto da Annalisa Di Palo


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: 

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