Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 01 Ott 2010 in Interviste

Lunedì 4 ottobre scadono i termini per fare domanda per partecipare al bando 2010 del servizio civile nazionale: in palio quasi 20mila percorsi di un anno nel volontariato, con un piccolo compenso di 433 euro al mese. La Repubblica degli Stagisti fa in esclusiva il punto della situazione con Leonzio Borea, direttore dell'ufficio Servizio civile nazionale - il dipartimento della Presidenza del consiglio dei ministri che si occupa di questa iniziativa - chiedendogli un bilancio del bando e una previsione su come potrà sopravvivere il progetto a fronte dei grandi tagli subiti negli ultimi tre anni. Borea, 59 anni, è avvocato penalista ed è stato senatore dal 2001 al 2006 per l'Udc; è alla guida dell'Unsc dal luglio del 2008.

Direttore, chi sono i soggetti accreditati a ospitare i vostri volontari? E quali sono i settori più rappresentati?
Gli enti accreditati sono ad oggi 3.585: 1.710 onlus, cioè cooperative e associazioni, e poi enti pubblici: enti locali, università, scuole, ministeri, aziende ospedaliere, consorzi. Infine ci sono anche tre Ong. Il settore prevalente è quello dell’assistenza, che assorbe  il 61% delle risorse; segue il settore educazione e promozione culturale con il 24%, il settore del patrimonio artistico culturale con l’8%, e poi ambiente e Protezione civile.
Il sistema prevede che questi soggetti accreditati percepiscano indennizzi?
Noi corrispondiamo agli enti, quale contributo per la formazione dei giovani, solo 90 euro una tantum per ciascun volontario e il rimborso del vitto e dell’alloggio se previsti dal progetto. Eroghiamo poi direttamente  a ciascun volontario, tramite accredito su conto corrente bancario, la paga mensile di 433,80 euro.
Tutti i volontari svolgono al massimo trenta ore settimanali di servizio civile?
No, trenta ore è l’orario minimo. Ciascun ente prevede l’orario settimanale di attività utile alla realizzazione del progetto, fermo restando l’obbligo del monte annuo di 1.400 ore.
Fate un monitoraggio a posteriori della soddisfazione dei volontari rispetto all’esperienza effettuata?
Sì, e abbiamo un'ottima customer satisfaction. Tutti i volontari che abbiano svolto almeno 9 mesi di servizio sono invitati a compilare un questionario di fine servizio; in più sul sito dell’ufficio, nell’area  dedicata ai volontari, ognuno può scrivere la propria esperienza nella sezione «Racconta il tuo servizio civile»: le testimonianze sono molto positive. L’Unsc poi commissiona periodicamente ad enti di ricerca le tematiche che intende approfondire: per esempio la Fondazione Zancan nel 2008 ha condotto uno studio «Valutare il servizio civile: volontari, enti e utenti a confronto». In più ogni anno la Cnesc - la Conferenza  enti per il servizio civile, che raccoglie 15 tra le maggiori associazioni accreditate - pubblica un suo Rapporto da cui si rilevano dati interessanti sul lavoro  degli enti, dei volontari e dell’Unsc. E in ultimo anche gli enti attuano un monitoraggio sulla formazione, strumento indispensabile per sviluppare la cultura del servizio civile, assicurarne il carattere nazionale ed unitario, per formare  cittadini responsabili e socialmente attivi.
Come mai solamente il 2% dei progetti di servizio civile ha luogo all’estero?
La richiesta è aumentata nell’ultimo periodo, ma non è possibile soddisfarla poiché i costi del volontario all’estero sono quasi doppi rispetto al volontario che opera in Italia: c'è un contributo aggiuntivo di 15 euro al giorno più 20 euro per il vitto e l’alloggio per tutto il periodo di permanenza all’estero. Costi per noi troppo alti. Poi gli enti che organizzano progetti all’estero sono pochi rispetto a quelli con sedi nazionali, avendo la necessità di avere sedi idonee ad ospitare i volontari.

Il budget a disposizione del servizio civile a partire dal 2008 ha subito un calo molto forte. Come lo possiamo spiegare?
Già era prevista una riduzione dei fondi, 170 milioni di euro per il 2009 e 120 per il 2010. Il dramma è che poi su questi 120 milioni si è abbattuta un'altra scure, che ci ha portato via un altro 20%: quindi altri 20 milioni di euro in meno. E siamo arrivati a 100.
Ma chi è che decide questi tagli?
Siamo nella finanziaria: quindi Tremonti e un po' Brunetta. La riduzione dei fondi destinati al servizio civile è il risultato della crisi economica che ha coinvolto tutti, pubblica amministrazione compresa.
Il rimborso di 433,80 euro al mese significa che ogni volontario costa poco più di 5.200 euro. Nel 2006 erano stati attivati 45mila percorsi di scn, pari a una spesa di quasi 300 milioni di euro.
No, di più! Infatti fino al 2007 il volontario costava 7.200 euro, perché gravava l'Inps per il 25,4%:  fortunatamente poi nel 2009 siamo riusciti a eliminarla. Quindi per l'anno 2006 la spesa fu di oltre 320 milioni di euro: ma siccome il budget non c'era, si crearono delle passività che abbiamo poi smaltito in questi anni. Io ho ereditato infatti 93 milioni di euro di oneri previdenziali e fiscali da pagare. Ogni 100 milioni, è importante sapere che prima del 2009 ben 33,9 se ne andavano tra Inps e Irap. Ora almeno l'Inps non lo paghiamo più!
Cioè l'Inps ha rinunciato a questi soldi, o li prende da qualche altra parte?
No, siamo noi che abbiamo fatto modificare la norma, inserendo nella finanziaria 2009 un emendamento che ha mutato il sistema previdenziale che riguardava il volontario, dandogli la possibilità di riscattare immediatamente l'anno di servizio civile ai fini pensionistici, ma ponendo direttamente a lui l'onere economico del riscatto.
In pratica questo vuol dire che ora è il ragazzo che si deve pagare l'Inps?
Esattamente. Spiego meglio. Prima della sospensione della leva obbligatoria, il volontario era un «obiettore di coscienza» e veniva equiparato a un militare: quindi aveva diritto a una contribuzione figurativa a carico dello Stato. Nel 2006, con la sospensione della leva obbligatoria, l'Unsc era stato costretto a pagare l'Inps a favore del volontario. L'Inps con due grandi forzature aveva equiparato il volontario a un cocopro, quale non è perché il volontario non è un lavoratore, riconoscendogli però per l'anno di volontariato per il quale noi pagavamo 2mila euro di contribuzione solamente 4 mesi di anzianità. In più il contributo era riscattabile, da parte del ragazzo, solo se dopo il servizio civile svolgeva almeno altri 2 anni e 8 mesi da cocopro. In un'assemblea nazionale della fine del 2008 io esposi il problema ai volontari, e loro con grande senso di responsabilità si resero immediatamente disponibili a rinunciare a questa miseria di 4 mesi di contribuzione pur di dare la possibilità ai più giovani di fare questa esperienza del servizio civile: in questo modo dandoci la possibilità di investire fondi in volontari anziché nell'Inps.
Generosi, ma il loro "sacrificio" non è valso a molto: negli ultimi tre anni il numero di posti si è comunque più che dimezzato. Il servizio civile rischia di andare in estinzione?
Non è questa l’intenzione. Stiamo lavorando per trovare un sistema di finanziamento attraverso la copartecipazione degli enti, fruitori del servizio. A tale scopo il Consiglio dei ministri il 3 settembre 2009 ha approvato  uno schema di disegno di legge che delega il governo alla redazione di un testo unico: l’obiettivo è riorganizzare l’attuale normativa non solo alla luce del principio affermato dalla Corte costituzionale, che ha individuato nella «difesa della Patria» art. 52 della Costituzione la natura giuridica del scn, ma anche in relazione alle nuove esigenze. In particolare bisogna ripartire adeguatamente la materia fra i livelli di governo statale, regionale e provinciale; delineare lo status del giovane impegnato nel servizio; rendere flessibile la durata, l’orario di servizio e la sede di realizzazione del progetto, favorendo la mobilità interregionale. Auspichiamo  che la legge venga approvata nel corso del 2011, che è l’anno europeo del volontariato proclamato dall’Ue e coincide con il decimo anniversario sia della legge istitutiva del servizio civile in forma volontaria, sia dell’anno internazionale dei volontari.
Cosa intende con il cambiamento di status?
La definizione del volontario: non dovrebbe essere un prestatore d'opera, ma un servitore della patria. Questo cambiamento di status avrebbe come conseguenza il non pagamento dell'Irap, perché l'attività del volontario è una attività di volontariato non incompatibile con la piccola indennità mensile, chiaramente da non tassare.
E agli enti locali cosa chiedete?
Dato che hanno risorse e modalità di tassazione, chiediamo loro di contribuire a questi progetti cofinanziandoli. In questo modo sarebbe possibile rilanciare il servizio civile e tornare ad aumentare il numero di posti, permettendo a più giovani di fare questo tipo di esperienza. Che è preziosa da due punti di vista: innanzitutto per la società, perché va a supplire ad alcune carenze del pubblico rispetto all'assistenza ai meno fortunati, e poi per i giovani che in quest'anno hanno la possibilità di fare un'esperienza formativa e di trasformarsi da volontari occasionali a volontari per la vita.

© Riproduzione riservata: per espressa richiesta del direttore Borea, questa intervista non può essere riportata su altri media nemmeno per stralci


Eleonora Voltolina

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