Cari lettori,
da ormai qualche settimana serpeggiano sulla Rete insinuazioni sulla Repubblica degli Stagisti. Poiché la calunnia è un venticello, tagliamo la testa a tutte le polemiche pretestuose parlando, come è nostra consuetudine, con franchezza e sfatando qui di seguito - se ce ne fosse bisogno - miti, voci e illazioni.
Sì, la Repubblica degli Stagisti è una testata giornalistica edita da una società, la Ventidue srl, e non un'entità non profit. Io ne possiedo il 90%, il restante 10% è di proprietà di mio marito che ne è anche amministratore. I suoi bilanci sono pubblici, consultabili alla Camera di commercio come la legge prevede, e per la cronaca sono anche in passivo come spesso accade alle attività nate da poco tempo. La srl è stata costituita all'inizio del 2009, al termine di un anno e mezzo di puro volontariato (ai tempi del blog "Repubblica degli Stagisti" su blogspot) per permettere prima di tutto a me di potermi dedicare a questo progetto a tempo pieno, traendone quindi uno stipendio. La (momentanea) povertà della testata, e la sua indipendenza, sono sinonimo della sua libertà: non dovendo rendere conto a nessun grande gruppo o investitore, abbiamo una libertà totale rispetto alla gestione editoriale.
No, la Ventidue srl non gode di nessun aiuto pubblico, di fondi regionali, di contributi statali o europei. Non ha finanziatori occulti, filantropi, non è beneficiaria di lasciti o donazioni. Non gode di sgravi fiscali di alcun tipo.
No, la Repubblica degli Stagisti e la Ventidue srl non sono legate ad alcun partito, non hanno colore politico, non ricevono sponsorizzazioni da soggetti politici.
Sì, la Ventidue srl, società editrice della Repubblica degli Stagisti, vive principalmente delle quote di adesione ai progetti OK Stage e ChiaroStage pagate dalle imprese presenti su questo sito nelle parti riservate alle aziende. Come spieghiamo bene nelle relative sezioni, le aziende che aderiscono firmano un accordo quadro assolutamente innovativo che prima impegna ciascuna a rispettare i criteri del progetto al quale aderisce (OK Stage o ChiaroStage), e in seguito le permette di apparire sul nostro sito e anche di pubblicare annunci se partecipa a OK Stage. Nel caso non rispetti uno dei criteri, l'azienda perde contrattualmente la possibilità di essere presente sul sito. Se una simile formula "etica" di advertising - «non pubblichiamo le tue pubblicità se non assicuri determinati impegni sociali» - fosse adottata dalle grandi testate nazionali, avrebbe una forza dirompente. Sarebbe una rivoluzione - che noi, nel nostro piccolo, già facciamo. La scelta del modello economico è anche stata dettata dalla volontà di far ricadere sui soggetti più forti (le aziende) piuttosto che su quelli più deboli (i lettori) il "mantenimento" del sito.
No, il fatto di essere "profit", ovvero di vendere dei servizi sul nostro sito, non è in contrasto con gli scopi etici che contraddistinguono la Repubblica degli Stagisti. Siamo fermamente contrari all'equazione «commerciale = anti-sociale». Noi svolgiamo un'attività commerciale eticamente rilevante e socialmente utile. Pensare che profitto ed etica siano sempre uno antagonista all'altro, uno il contrario dell'altro, vuol dire impedire lo sviluppo e negare che le aziende possano impegnarsi per migliorare il mondo nel quale vivono. Non lo diciamo solo noi, ma anche qualche premio Nobel. A questo servono i concetti della responsabilità sociale dell'impresa, da cui noi abbiamo tratto ispirazione per creare i nostri progetti, che sono assolutamente unici nel loro genere.
No, non facciamo "favori" alle aziende per massimizzare i nostri profitti, chiudendo un occhio in caso non rispettino qualcuno dei criteri del progetto a cui aderiscono. Innanzitutto perché sarebbe assolutamente controproducente per l'iniziativa stessa se venisse fuori che ci sono delle mele marce. In secondo luogo perché siamo sì proprietari di una società, ma ciò non ci impedisce di avere un'etica forte. Quando verifichiamo - e ci capita rarissimamente - la violazione di una delle nostre prescrizioni da parte di un'azienda che fa parte della nostra community, la mettiamo di fronte alle sue responsabilità e o rientra nei binari giusti o perde la possibilità di essere presente sul sito. A monte, abbiamo sempre rifiutato di accogliere nel nostro circuito aziende che non rispettavano i criteri richiesti, rinunciando quindi a entrate economiche talvolta anche molto rilevanti pur di non tradire i nostri principi.
No, non viviamo nell'agio che taluni ci attribuiscono. Il nostro ufficio è situato in un seminterrato del quartiere popolare Corvetto - però ci piace molto, è luminoso e facilmente raggiungibile. Gli stipendi, per ora due, sono di circa mille euro al mese netti per un impegno a tempo pieno (il mio) e di 500 euro netti per un impegno che copre mezza giornata lavorativa. Quando la collaborazione è commerciale, sono previsti bonus legati ai risultati. Anche i collaboratori giornalisti naturalmente vengono pagati - a differenza della maggior parte delle altre testate online - in media 40 euro a pezzo.
Sì, la Ventidue srl paga i suoi collaboratori: che siano giornalisti, programmatori, commerciali, commercialisti, consulenti, avvocati... Diversamente da altri riteniamo sbagliato il lavoro gratuito, non usiamo forme di collaborazione gratuite e retribuiamo al massimo di quanto ci possiamo permettere chi lavora con e per noi. Se non avessimo introiti, non potremmo pagare queste persone: il che vorrebbe dire o farle lavorare gratis o chiudere bottega - e in entrambi i casi qualcuno ci perderebbe. Non possiamo ancora assicurare stipendi alti, ma abbiamo fiducia nel futuro e speriamo di un giorno poter proporre retribuzioni più generose.
Sì, stiamo cercando un collaboratore commerciale al quale proporre un contratto a progetto per seguire le iniziative OK Stage e Chiaro Stage. Per correttezza e assoluta chiarezza abbiamo subito, fin dall'annuncio, dichiarato la tipologia di contratto che offrivamo. Il carico di lavoro è tarato in modo da impegnare circa mezza giornata, e il fisso previsto di 6mila euro l'anno, cioè 500 euro netti al mese. Conosciamo e abbiamo valutato tutte le forme contrattuali esistenti per definire le nostre collaborazioni, e il contratto a progetto è l'unico economicamente sostenibile insieme alla partita IVA. Abbiamo escluso quest'ultima proprio perché non garantiva abbastanza il collaboratore. Il contratto a progetto, senza contare i bonus, costerà alla Ventidue srl circa 8.700 euro l'anno (per assicurare al collaboratore un netto di 6mila euro). Il contratto di apprendistato - part-time a orari fissi - ammesso e non concesso che il candidato prescelto fosse stato under 29, sarebbe costato 10.500 euro il primo anno, per terminare a 12mila euro l'ultimo anno. Il contratto a tempo indeterminato invece avrebbe avuto un costo di 15.500 euro l'anno, dunque quasi il doppio del cocopro. In una piccola realtà come la nostra, questi sono numeri che fanno la differenza.
No, non pensiamo che il contratto a progetto sia il male assoluto. Prevede i contributi versati, un ente che fa da sostituto d'imposta e una copertura assicurativa sul lavoro. Non è certo la formula migliore, ma non è neanche così incredibilmente malvagia, sopratutto se confrontata agli stage gratuiti che quotidianamente combattiamo. Incredibilmente malvagi sono i contratti a progetto senza progetto - e non è il nostro caso, il progetto qui c'è ed è chiaramente delineato. Incredibilmente malvagi sono i contratti a progetto "bomba ad orologeria", di durata brevissima, magari rinnovati di mese in mese o di sei mesi in sei mesi - e non è il nostro caso, la durata qui è di un anno, con la prospettiva di un (solo) rinnovo di un altro anno.
No, il fatto che la Repubblica degli Stagisti sia una srl o che abbia al suo interno uno o più collaboratori cocopro non è in conflitto con il suo impegno politico-sociale per un miglioramento della condizione dei giovani italiani. Anzi, la Repubblica degli Stagisti ha promosso e lanciato tante idee per l'empowerment di questi giovani e per riforme delle regole del diritto del lavoro che introducano più tutele per i contratti flessibili. E continuerà a farlo.
Questo è quello che siamo. Non siamo idealisti duri e puri: non è nella nostra natura, e poi la purezza va maneggiata con cura, anche il più puro a un certo punto trova uno più puro che lo epura - e noi vogliamo evitare i fondamentalismi. Siamo eticamente realisti: il nostro giornale ha sempre tentato di individuare i punti d'intesa tra mondo dei giovani e mondo dell'impresa, e sulla base di questi punti di trovare formule che permettano alla situazione di evolversi. Abbiamo denunciato tanti abusi, affrontando aggressioni e minacce di querela, ma nel contempo abbiamo sempre valorizzato le eccellenze del mercato del lavoro, per stimolare un'emulazione positiva e fornire ai giovani pietre di paragone.
Facciamo il nostro lavoro, lo facciamo bene, continueremo a farlo. Difendiamo le nostre scelte e le idee su cui esse si basano. Naturalmente ci dispiace che qualcuno non la pensi come noi, ma la storia lo insegna: più le idee sono innovative, meno è probabile che ottengano l'unanimità dei consensi.
Eleonora Voltolina
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