Un appello al governo: «Non dimenticate le start-up»

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 19 Giu 2013 in Approfondimenti

È stato uno dei protagonisti della task force voluta dall'allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per elaborare una serie di proposte per lo sviluppo dell'ecosistema start-up.Stagisti Ad un anno dall'inizio di quell'esperienza Riccardo Donadon, presidente di Italia Startup e fondatore dell'incubatore di impresa H-Farm, torna a chiedere alla politica di impegnarsi per favorire la nascita e la crescita di imprese innovative.

«Non ci si dimentichi delle start-up!». Perché ha sentito il bisogno di lanciare questo appello e perché ha ritenuto di farlo di fronte alla platea del Digital economy forum?
Le start-up sono un motore per la crescita economica e pertanto una risorsa indispensabile per l’Italia, soprattutto oggi che la crisi tocca da vicino tutta l’industria. Possono dare speranza, far ritrovare competitività al Paese e offrire nuove forme e opportunità di lavoro. Mai come in questo momento la crisi sta portando le aziende a cercare nuovi modelli di business, aprendole a sperimentazioni innovative che spesso sono il frutto del lavoro di tante start-up presenti sul territorio italiano. Percepire nella platea presente al Digital economy forum, egregiamente organizzato dall’Ambasciata americana, un clima di preoccupazione e incertezza per il mancato completamento del quadro normativo, mi ha spinto a prendere posizione in modo forte. Questo settore deve essere sostenuto e bisogna mantenere alta l’attenzione. Ne va del futuro del Paese.
Appunto un anno fa partiva il percorso della task force che ha elaborato il rapporto "Restart Italia", una parte del quale è diventato il decreto "Crescita 2.0". Quanto delle idee contenute in quella relazione si è concretizzato?
Come Italia Startup abbiamo dato una mano importante per elaborare il rapporto Restart Italia, che ha poi portato alla strutturazione della cosiddetta legge “Crescita 2.0” per le nuove imprese innovative. Purtroppo solo una parte di quanto contenuto nel rapporto si è tradotto, a oggi, in provvedimenti concreti ed effettivi. Il registro dedicato presso le Camere di commercio e le normative di semplificazione in tema di contratti di lavoro sono le due iniziative più rilevanti.Stagisti Manca il regolamento che permette uno sgravio fiscale per chi investe in startup innovative e manca il regolamento per il crowdfunding. Inoltre non ha mai visto la luce un provvedimento che riguarda il cosiddetto fondo dei fondi, cioè un fondo di garanzia pubblico che copra parzialmente il rischio di chi investe in start-up. Il quadro va completato. E con urgenza. Senza dimenticare che, per seguire da vicino l’evoluzione della normativa e una sua applicazione efficace, è opportuno mantenere un concetto di task force, cioè di gruppo ristretto di esperti che accompagnino il governo nello sviluppo e nell’aggiornamento dei provvedimenti.
Lei ha detto di aspettarsi un gesto concreto da parte del governo. Cosa chiede nell'immediato?
Tre cose, tutte molto semplici. L’approvazione del regolamento per lo sgravio fiscale di chi investe in nuove imprese innovative. L’approvazione del regolamento sul crowdfunding. La riattivazione di una task force di sostegno al Governo, per la quale ci candidiamo a essere parte attiva e interlocutore.
Uno degli aspetti più innovativi era certamente quello legato al crowdfunding. Il regolamento Consob era atteso per marzo, ora dovrebbe essere approvato entro l'estate. Quanti danni crea all'ecosistema questa pessima abitudine italiana di fissare delle scadenze e poi ignorarle?
I ritardi nelle scadenze legislative producono problemi rilevanti perché creano aspettative, anche presso interlocutori stranieri come è avvenuto in questo caso, che poi vengono disattese. Parlando di crowdfunding ci riferiamo a uno strumento nuovo, che permette l’investimento per le start-up a un pubblico molto vasto di soggetti, con cifre contenute. Se il regolamento venisse approvato in tempi brevi e seguisse logiche liberiste, senza dare troppo peso agli investitori istituzionali, si aprirebbero nuove opportunità per le start-up, si includerebbero nuovi soggetti investitori, anche singoli cittadini, e si attirerebbero certamente portali e soggetti stranieri, che già operano in questo mercato.
All'appello manca anche il registro degli incubatori certificati. Cosa si aspetta da questo punto di vista?
Sul registro degli incubatori certificati, così come su quello delle imprese innovative, vorremmo poter interagire col governo per rivedere quanto è stato fatto. Ci sono regole troppo restrittive, che non tengono conto della grande varietà di start-up e di incubatori che esistono sul mercato.Stagisti Il ruolo della task force o gruppo di accompagnamento di cui dicevo prima, va proprio in questa direzione. Il nostro è un settore giovane, molto dinamico ma ancora immaturo e parcellizzato. Non si possono mettere paletti troppo rigidi ed è necessaria una valutazione specifica, quasi caso per caso o comunque settore per settore. Siamo a disposizione per dare un supporto in tal senso.
Oltre 800 imprese si sono iscritte al registro start-up innovative. Nei giorni scorsi si è chiusa l'application di Working Capital con la cifra record di 1200 domande di ingresso in questo programma di accelerazione. Segno di una vitalità dell'ecosistema nonostante la politica?
È esattamente così. I riflettori sono stati puntati su questo comparto dal precedente governo. La crisi spinge molti giovani a creare piuttosto che a cercare un lavoro, così come molti manager che escono forzatamente dal mondo del lavoro. Si è creato un formidabile dinamismo. Molto “dal basso” e che, come tale, necessita di selezione e di sedimentazione, ma che indica una vitalità che va assecondata e agevolata. Forse non siamo ancora allo sviluppo industriale degli anni Sessanta e Settanta, però c’è una voglia di fare impresa che è davvero portatrice di speranza per il nostro Paese che spesso va avanti a prescindere dalla politica. Non sarebbe male quindi se la politica assecondasse, almeno in una logica di semplificazione, questo processo in corso.
L'ultimo rapporto Istat parla di disoccupazione giovanile al 40%. L'applicazione delle norme per le start-up è in forte ritardo. Di fronte a questo quadro cosa prova quando sente i partiti dibattere sul semipresidenzialismo alla francese piuttosto che sul cancellierato alla tedesca?
Non entro nel merito dei temi che sono di competenza della politica. Mi limito a osservare, come dicevo prima, che c’è in atto un fenomeno di sviluppo imprenditoriale dal basso, che può portare innovazione, occupazione e competitività. Non chiediamo soldi né incentivi. Chiediamo attenzione al fenomeno, quadro normativo certo e tanta semplificazione. I provvedimenti in termini giuslavoristici sono un esempio virtuoso. Agevolare contratti flessibili, dare opportunità di stock option ai dipendenti, rendere cioè il sistema flessibile, aperto e partecipato, crea le condizioni giuste per stimolare la nascita di nuove imprese e di nuova occupazione, aiutando in tal senso soprattutto i giovani che potranno aspirare a qualcosa di più di quella che Beppe Severgnini ha definito una "Repubblica fondata sullo stage".

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it

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