Punto per punto, le lamentele di Sandra G. rispetto al corso-stage della Bottega editoriale

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 22 Set 2010 in Help

Ed ecco nel dettaglio i sei punti che hanno spinto Sandra G. a richiedere help alla Repubblica degli Stagisti. Questi sono gli aspetti che la ragazza ha trovato scorretti rispetto al corso «Scuola per redattore di casa editrice» organizzato dall'agenzia letteraria Bottega Editoriale srl tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, al costo di 864 euro a persona (per 20 incontri di 4 ore, totale 80 ore) poi proseguito con un "corso-stage" pratico-specialistico intitolato «Il lavoro di redattore di casa editrice», al costo di ulteriori 492 euro a persona (per circa 560 ore totali da svolgersi tra la sede dell'agenzia, casa propria e alcune manifestazioni culturali in Calabria e altre regioni).

1) numero chiuso, però in realtà aperto. «Il corso avrebbe dovuto essere a numero chiuso, sul sito era indicato che sarebbero stati 20 i posti disponibili, invece poi le iscrizioni furono una trentina e l'agenzia le accettò tutte. Chiaramente per loro era una convenienza, dato che da ciascun partecipante l'agenzia ricavava 710 euro + Iva cioè circa 860 euro. Rinunciare a dieci iscritti in più per loro avrebbe voluto dire rinunciare a 8600 euro».

2) contenuti del corso. «Avremmo dovuto imparare ad impaginare ed erano previste esercitazioni pratiche, invece ci venne data soltanto un’infarinatura. Le esercitazioni erano banalissime: correzione in classe di un paio di articoli con vistosi errori di grammatica e il lavoro di editing, facoltativo, durante le vacanze natalizie, su un articolo e sul nuovo volume della collana “Le città della Calabria e della Sicilia” (Soverato) curato dallo stesso Fulvio Mazza, amministratore della Bottega Editoriale. L'agenzia tenne fede al programma soltanto rispetto alle visite guidate presso quattro case editrici (Pellegrini, Abramo, Guzzardi e Rubbettino) e agli incontri con editori (Falzea, Falco ed altri). Per quanto riguarda le lezioni di docenti esterni, furono solo due: Marco Gatto dell'Unical sulle schede di valutazione di libri inediti e Gilberto Floriani del Sistema bibliotecario vibonese sulla biblioteconomia».

3) scarsa trasparenza rispetto allo stage post-corso. «All'inizio del corso ci venne spiegato che i tre corsisti più meritevoli avrebbero avuto l’opportunità di fare un periodo di stage presso l’agenzia stessa. Invece poi lo stage venne trasformato in un corso-stage a pagamento: 410 euro + Iva, cioè circa altri 490 euro a testa. Mazza spiegò per iscritto che quella cifra sarebbe servita a pagare il tutor specifico che avrebbe affiancato gli stagisti: peccato che questo tutor in realtà non sia mai esistito. Inoltre, anche qui a parole avrebbe dovuto vigere il numero chiuso (massimo tre stagisti) ma poi invece l’agenzia sollecitò i tutti partecipanti ad iscriversi, tanto che fummo ben in nove ad accettare la nuova proposta».

4) utilizzo dei giovani nell'ambito dello stage-corso. «A me e ad altre tre stagiste fu assegnato lo sbobinamento di due moduli ciascuno del master Intelligence svoltosi all'università della Calabria nel febbraio 2008 da cui sarebbe stato tratto un libro. Poi mi furono assegnate letture di inediti letterari e mi fu chiesto di ricopiare volumi di poesie inedite che erano state scritte a macchina. Tutte queste attività sono state poi utilizzate dalla Bottega Editoriale. Perfino durante la settimana di Ferragosto una delle dipendenti che lavoravano come cocopro per l’agenzia mi sollecitò perché completassi lo sbobinamento del master velocemente. Feci inoltre in prima persona l’editing di un libro di Giovanna Moscato, poi pubblicato da Aracne Editrice con il titolo Ritratto in Bianco e Nero».

5) trasferte a carico degli stagisti-corsisti. Il programma dello stage-corso prevedeva l’obbligo per i partecipanti di partecipare ("per un minimo di 80 ore") a iniziative nel campo dell’editoria, come la mostra del libro di Torino o la fiera Galassia Gutenberg di Napoli. Ma non era precisato che tali trasferte erano a carico degli stagisti. Per la partecipazione a questi eventi la Bottega Editoriale percepisce ogni anno dei finanziamenti pubblici: ma non li utilizza per coprire le spese di viaggio e alloggio degli stagisti. «Eppure alle fiere – io personalmente sono stata presente nel 2009 a quella di Torino, dal 13 al 18 maggio, e a quella di Napoli dal 29 maggio al 1° giugno – gli stagisti, esattamente come gli altri membri dello staff, si occupano dell’allestimento e della supervisione dello stand, della vendita dei libri, della redazione dei comunicati stampa da spedire ai vari giornali calabresi e della distribuzione della rassegna stampa».

6) diventare pubblicisti scrivendo su Bottegascriptamanent. «Durante il corso Mazza ci fece sapere che chi avesse voluto avrebbe potuto recensire libri per le sue riviste online. Avremmo dovuto scrivere una mail a lui in cui precisavamo che eravamo interessati all’iscrizione all'albo dei giornalisti pubblicisti e scegliere da un elenco i libri da recensire. Un tutor ci avrebbe insegnato le regole base per scrivere gli articoli sulle riviste. Scrissi la mail esplicitando le mie intenzioni e iniziai a scrivere per loro nel dicembre 2008, con l’obiettivo di diventare pubblicista, realizzando otto articoli di cui sette già pubblicati tra luglio 2009 e gennaio 2010. Mazza non ci parlò di retribuzione: disse che ci avrebbe rilasciato le ricevute alla fine dei due anni di collaborazione e che noi avremmo dovuto pagare le ritenute d’acconto. Quindi era chiaro fin dal principio che non saremmo stati pagati, ma che la Bottega Editoriale avrebbe simulato i pagamenti. Quando poi mi rivolsi all’Ordine dei giornalisti e scoprii che per l’iscrizione all’albo dei pubblicisti contano solo le collaborazioni giornalistiche realmente retribuite, e non "una tantum" ma periodicamente,  lo feci presente a Mazza. A quel punto lui negò tutto, sostenendo che avevo scritto quegli articoli per mio personale diletto e non con finalità giornalistiche, e che anche se erano stati pubblicati su Bottegascriptamanent non potevo avanzare alcuna pretesa di retribuzione».

Testo raccolto da Eleonora Voltolina

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