Benedetta Mura
Scritto il 15 Mag 2022 in Approfondimenti
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Tutti per uno, uno per tutti. Spesso in Parlamento funziona così: a fronte di più di una proposta di legge su uno stesso argomento, talvolta si cerca di unire le varie proposte per arrivare a un “testo unico”. Ed è quello che è accaduto lo scorso 10 maggio sul tema dei tirocini curricolari, cioè quelli svolti mentre si studia. I disegni di legge messi sul tavolo erano quelle di Massimo Ungaro (Italia Viva) – che aveva depositato la sua proposta già nel lontano agosto 2018 – Rina De Lorenzo (Liberi e Uguali), Manuel Tuzi (Movimento Cinque Stelle), Niccolò Invidia (anche lui Movimento Cinque Stelle) e Rosa Maria Di Giorgi (Partito Democratico).
Dall'analisi e discussione di questi cinque progetti è nato un testo unico che ora sta per entrare nella fase emendativa, in cui verranno eventualmente apportate modifiche o aggiunte al testo, fino poi ad arrivare al momento più delicato e importante: la votazione alle Camere.
L’attenzione dei cinque progetti di legge è stata rivolta soprattutto a tre fattori: eliminare la gratuità introducendo una indennità mensile minima anche a favore dei tirocinanti curricolari, aumentare la trasparenza rispetto all'utilizzo di questo tipo di tirocini ripristinando anche per loro la comunicazione obbligatoria ed evitare abusi e speculazione. «Non ci possiamo più permettere che lo Stato avalli lo sfruttamento legalizzato della vita dei ragazzi. C’è bisogno che le diverse forze politiche collaborino tra di loro», dice Invidia alla Repubblica degli Stagisti. «Da parte della maggioranza c’è la volontà, prima che termini la legislatura, di portare alle Camere questo testo. Siamo nel bel mezzo di un periodo straordinario» gli fa eco De Lorenzo.
La prima proposta sui curriculari è quella firmata da Massimo Ungaro. Trentacinque anni, romano ma dal lontano 2005 londinese di adozione, dopo una laurea alla London School of Economics e molti anni di lavoro nel settore della finanza, Ungaro nel 2018 è stato eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione Estero, nelle liste del Partito Democratico, con oltre 15mila voti. Una delle sue prime attività come parlamentare è stata proprio la proposta di legge riguardante i tirocini curriculari, la C 1063. Dopo quasi quattro anni, la meta sembra essere sempre più vicina: «Il testo è composto da undici articoli» spiega Ungaro, ora passato a Italia Viva: «A metà maggio prevediamo di adottare degli emendamenti migliorativi e infine chiederemo di andare in aula. La speranza è di poterci andare a partire da luglio, anche se settembre è più verosimile».
La proposta originale del deputato di IV era la più "compiuta". Per lui gli stage devono essere finalizzati alla formazione professionale e necessariamente devono prevedere un’indennità. «Bisogna educare i giovani all’emancipazione. La retribuzione aumenta automaticamente la qualità del lavoro» dice Ungaro. Per questo è previsto un compenso minimo obbligatorio per tutti i tirocini curricolari di durata da 160 ore in su: 350 euro, che possono essere ridotti proporzionalmente al monte ore. L’indennità cala a 260 euro se l’impegno orario è inferiore a 30 ore settimanali e a 175 euro se la frequenza è sotto l’80% delle ore mensili. È ben definita anche la durata degli stage, che può variare a seconda dei contenuti del progetto formativo. Il limite è di tre mesi (480 ore) quando ha per oggetto mansioni manuali o a “basso contenuto intellettuale”; a sei mesi (960 ore) quando ha per oggetto mansioni “di concetto"; a 12 mesi (1.920 ore) per uno studente con disabilità o condizioni sociali disagiate, assistito da un centro di riabilitazione. La proposta di Ungaro, inoltre, tra tutte è quella che prevede le sanzioni più alte, a partire dal divieto per il soggetto ospitante di attivare un tirocinio fino ad arrivare a 30mila euro di multa per la mancata corresponsione dell’indennità.
La seconda proposta arrivata in ordine cronologico era stata depositata a ottobre del 2019 e ha come prima firmataria la deputata di Liberi e Uguali, Rina De Lorenzo. Cosentina, classe 1965 dal M5S nel 2020 è passata a LeU. Obiettivo principale: «Contrastare il fenomeno del lavoro povero ed evitare che i tirocinanti vengano sfruttati». La sua proposta (C 2202) si concentra solo su due aspetti: la comunicazione obbligatoria e le disposizioni di proroga (che non possono superare i tre mesi). «I tirocini curriculari devono essere sottoposti alla registrazione obbligatoria in modo tale da creare un sistema di trasparenza e tracciabilità» ribadisce la deputata alla Repubblica degli Stagisti: «Sarebbe un enorme passo avanti e garantirebbe anche un migliore dialogo tra tirocinanti e aziende».
La discussione di queste due proposte di legge era cominciata in sede di commissioni riunite Lavoro e Istruzione della Camera nel dicembre dell'anno scorso e dopo una fase di audizioni (in tutto tredici, tra cui anche quella della fondatrice della Repubblica degli Stagisti) adesso sembra essere stato trovato un buon compromesso per poter andare avanti, riassumendo appunto in un testo unico queste due prime proposte e le tre che sono state depositate nei mesi scorsi.
A inizio dicembre del 2021 risale infatti la proposta di legge C 3396 di Manuel Tuzi, 35enne romano e membro dal 2018 della commissione cultura, scienze e istruzione. Nella top list dei suoi desideri c'è la valorizzazione del percorso della tesi di laurea sperimentale, affinché venga riconosciuto come un tirocinio a tutti gli effetti. «Noi del M5S vorremmo incentivare i tirocini creando un fondo perduto da 15 milioni di euro, co-finanziato sia dallo Stato che dall’Unione europea», spiega il pentastellato. L’idea è di creare un bando nazionale aperto proprio a chi presenta un progetto di tirocinio per la preparazione della tesi.
Tipologie di sostegno allo studio e all’alta formazione che già esistono in Italia, soprattutto a livello regionale. «Nel Pnrr sono già presenti fondi per la formazione professionale in dotazione al ministero dell’Istruzione e col ministro Bianchi stiamo lavorando per cercare di fruire di quei fondi e utilizzarli anche per dar forma a questo progetto». Tuzi, come Ungaro, propone di ridurre a sei mesi la durata massima di uno stage, prevedendo che possano diventare 12 solo per i tirocinanti che hanno condizioni sociali svantaggiate e 24 mesi per le persone con disabilità. Inoltre, la proposta (similmente a quella di Di Giorgi e Ungaro) precisa il limite al numero di tirocini che un’azienda può attivare: uno ogni cinque dipendenti (elevato a due in caso di tirocinio non destinato all'acquisizione di crediti formativi), specificando che tale numero massimo debba comprendere anche quelli extracurriculari. «Per me tutto questo deve rientrare dentro una cornice fatta di comunicazione e trasparenza. Dovrebbe essere stilata una graduatoria pubblica che registri il numero di tirocini attivati e poi convertiti in contratti lavoro. Tutti i giovani così potrebbero valutare e scegliere tra le aziende più virtuose che investono davvero nella nuova generazione».
«La mia proposta si fonde con quella di Manuel Tuzi: la mia ha carattere più lavorativo, mentre la sua è più incentrata sugli aspetti universitari», racconta Nicolò Invidia. Classe 1989, nato a Varese, è capogruppo in commissione Lavoro per il Movimento 5 Stelle. Dopo la laurea in scienze politiche e relazioni internazionali si è spostato prima in Olanda e poi negli Stati Uniti per lavorare come ricercatore. Nel 2018 è entrato in politica e a fine 2021 ha presentato la sua proposta di legge (C 3419) sui tirocini curriculari: «Ad oggi lo stage è un rapporto loss-loss, di doppia perdita, per il datore di lavoro e per il tirocinante. Le aziende investono poco nei giovani stagisti e non sempre garantiscono una formazione corretta. Questo si ripercuote anche sulle future esperienze lavorative dei ragazzi».
Il suo testo è caratterizzato da tre punti principali: indennità minima fissata a 500 euro, riconoscimento di crediti a fini pensionistici e il passaggio da stage ad apprendistato o contratto subordinato. «I crediti sono un ulteriore incentivo per gli studenti e l’idea è di farli valere anche successivamente. E perché no a fini pensionistici». Verrebbero riconosciuti come contributi figurativi, a condizione che il beneficiario, per almeno cinque anni, abbia effettuato il versamento di contributi previdenziali per lavoro subordinato. Nel testo di Invidia, inoltre, è contenuta l’idea di introdurre il passaggio da stage a contratto di apprendistato o subordinato come modalità sanzionatoria: «In questi casi, se lo stage è protratto oltre i limiti di durata stabiliti, il tirocinante può ottenere up grade».
Infine, a questi quattro progetti se ne aggiunge un quinto di Rosa Maria Di Giorgi (Pd). Originaria di Reggio Calabria, classe 1955, Di Giorgi è stata vicepresidente del Senato dal 2017 al 2018, anno in cui è stata poi eletta come deputata. La sua proposta di legge C 3500, presentata lo scorso 2 marzo, aggiunge alle altre un aspetto inedito: l’assegnazione di specifici rimborsi spese per gli stage fuori sede. Questi indennizzi – ammessi, secondo modalità e criteri stabiliti con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e nei limiti delle risorse finanziarie del Fondo per l’occupazione – sono destinati solo a stagisti residenti nel Mezzogiorno e che svolgono il tirocinio in un’altra regione del centro o del nord Italia. Anche per Di Giorgi comunicazione obbligatoria e trasparenza sono due prerogative. Il progetto formativo, infatti, deve essere comunicato all’ispettorato del lavoro, alla regione, all’ufficio scolastico provinciale e all’ordine professionale di riferimento.
«Le proposte che abbiamo raccolto fin qui sono ottime ed eterogenee», dice Ungaro: «Tra i partiti c’è stata e c’è un’ottima collaborazione. Le uniche divergenze che abbiamo avuto più difficoltà a superare riguardano due temi: indennità e durata massima degli stage. Per il resto abbiamo sciolto tutti i nodi. Il lavoro grosso è stato fatto grazie a un grande dialogo». Ungaro si dice felice del clima che si respira sia nelle commissioni che nelle aule. Ora che il testo unico è stato approvato non resta che aspettare la fase emendativa, così che la proposta di legge possa iniziare il suo viaggio verso il Senato e che milioni di giovani stagisti possano guardare al futuro con uno zaino di diritti sempre più pieno.
Benedetta Mura
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