Eleonora Voltolina
Scritto il 12 Gen 2022 in Editoriali
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Questo il testo dell'audizione di ieri, martedì 11 gennaio, di fronte alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro) della Camera dei deputati nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 1063 Ungaro e C. 2202 De Lorenzo (disposizioni in materia di tirocinio curricolare).
Vi ringrazio per l'invito, ringrazio in particolare l'on. Massimo Ungaro, e sono lieta di poter venire a dare il mio contributo. Comincio dicendo che è ora e tempo che un nuovo quadro normativo sui tirocini curricolari venga delineato, perché quello attualmente vigente è vecchio di un quarto di secolo: il decreto ministeriale 142/1998, ormai incapace di rispondere alle contingenze degli stagisti curricolari di oggi.
Una normativa che per giunta era stata pensata per normare extracurricolari e curricolari insieme! Perché all'epoca non esisteva la differenza. E dunque, quando le Regioni hanno visto riconosciuta dalla Corte costituzionale la loro competenza esclusiva in materia di stage extracurricolari, e hanno cominciato a legiferare di conseguenza, hanno sostituito le loro leggi al decreto 142/1998... senza che però esso sia stato mai abrogato. È rimasto lì, svuotato di metà del suo senso, valido ormai solo per i curricolari, e con alcune disposizioni (come per esempio la proporzione 1 a 10 tra numero di stagisti e numero di dipendenti) oggettivamente non più applicabili.
Dunque il mio primo messaggio oggi è: sì, una nuova legge serve urgentemente, per due ragioni principali. La prima è che gli stagisti curricolari sono tanti. E non sappiamo neanche quanti, con precisione, perché per una decisione avventata nel 2007 il ministero del lavoro decise di esonerare questo tipo di tirocini dall'incombenza delle comunicazioni obbligatorie, e dunque da allora non sappiamo nemmeno il numero preciso, non possiamo monitorarli.
Io calcolo che siano un numero intorno ai 150mila, 200mila forse. Come emerso da un lavoro di mappatura che la Repubblica degli Stagisti ha realizzato su incarico di Cristina Tajani quando era assessora al Lavoro del Comune di Milano, solo l'università Cattolica di Milano nel 2017 ne aveva attivati 7mila, il Politecnico 5.500. E talvolta ci si imbatte in qualche altro dato; per esempio nel 2019 l'Alma Mater di Bologna dichiarava di aver attivato l'anno prima, dunque nel 2018, oltre 20mila tirocini curricolari. Ma la verità è che, appunto, a livello nazionale nemmeno sappiamo il numero preciso. E quel che non si può contare resta invisibile. Gli stagisti curricolari oggi sono letteralmente invisibili.
Ed ecco una seconda ragione per cui vi sprono ad approvare questa nuova normativa. I tirocinanti curricolari non sono solo invisibili, sono anche senza diritti. Possono essere mandati a fare stage per tre, sei, perfino dodici mesi. Possono fare questi stage senza ricevere un euro, perché a differenza di quelli extracurricolari, per i quali ormai nove anni fa siamo riusciti a vincere la battaglia, i tirocini curricolari possono ancora essere completamente gratuiti. Legalmente. Possono essere mandati a fare stage in aziende in crisi, in cassa integrazione. Possono essere tanti, troppi, altro che la proporzione 1 a 10 che citavo prima, senza che vi siano sostanzialmente conseguenze.
Gli stagisti curricolari italiani hanno bisogno di una legge che li tuteli. Che garantisca anche un riconoscimento economico per il tempo e l'impegno che dedicano allo stage, se tale stage supera una certa durata, “scavallando” quel tempo medio in cui lo stagista è effettivamente un peso, perché va addestrato e gli va spiegato tutto. E' dunque sacrosanto che questa proposta di legge Ungaro introduca finalmente una indennità obbligatoria per tutti gli stage di durata superiore a un mese. C'è bisogno di contrastare la brutta abitudine, diffusa per i curricolari così come lo era per gli extracurricolari, che prendendo uno stagista si possa disporre di manodopera o “cervellodopera” gratuita.
La proposta di legge dice tante altre cose giuste, ne cito una. Dato che i tirocini curricolari sono svolti prevalentemente da studenti universitari, che mentre fanno il tirocinio devono comunque anche studiare, magari sostenere esami o scrivere la tesi. Quindi ha molto senso che una formula “part-time” possa essere richiesta dallo studente-stagista, e che non possa essere rifiutata .
Ora, la prima cosa che vi diranno è che se si mettono troppi paletti, e in particolare il paletto dell'indennità obbligatoria, nessuno prenderà più stagisti. Le aziende, in particolare, chiuderanno le porte. Una decina di anni fa, quando attraverso le pagine della Repubblica degli Stagisti combattevamo – quasi da soli – la battaglia contro la gratuità dei tirocini, chi voleva contrastarci agitava questo stesso spauracchio.
La primissima normativa che introdusse l'obbligo di indennità per i tirocinanti extracurricolari fu approvata dalla Regione Toscana nel 2012. L'anno successivo, nel 2013, la Conferenza Stato-Regioni emanò le prime Linee guida in materia di tirocini extracurricolari, includendo anche l'obbligo di indennità, e in base a queste linee guida tra il 2013 e il 2014 le Regioni promulgarono le proprie normative. Oggi per fortuna la possibilità di offrire tirocini extracurricolari senza compenso è illegale. L'importo minimo delle indennità fissato da ciascuna Regione varia dai 300 euro della Sicilia agli 800 del Lazio.
Ora, nel 2012 erano stati attivati 185mila tirocini extracurricolari. Nel 2019, ultimo anno prima del Covid, le attivazioni sono state 356mila. Negli otto anni da che sono entrate in vigore le nuove normative, con più tutele per gli stagisti, i tirocini extracurricolari sono praticamente raddoppiati. 185mila, 356mila. Sono dati ufficiali del ministero del Lavoro.
Un'altra cosa che vi diranno è che senza questi tirocini gli studenti non possono conseguire il titolo di studio. Ma molti dei tirocini curricolari possono già, in effetti, essere sostituiti da un esame del valore dello stesso numero di cfu. La pressione, l'angoscia di dover ottenere dei cfu, e di doverli ottenere per forza con uno stage, mette gli studenti e le stesse università in una malsana condizione di debolezza nei confronti dei potenziali soggetti ospitanti. Spingendoli, appunto, ad accettare qualsiasi condizione.
Ebbene: anche no. Se necessario, che le università prevedano sempre una alternativa di esame in caso non si trovi un posto di tirocinio! Così lo studente non avrà rallentamenti sul corso dei suoi studi, né situazioni di “ricattabilità”. Senza per questo danneggiare le prospettive degli studenti: secondo l'ultima “Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati” di Almalaurea chi ha svolto un curricolare ha solo il 12% di probabilità in più di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non l'ha fatto.
Peraltro c'è una grande quantità di tirocini curricolari che dura precisamente 120 ore, cioè tre settimane, oppure 150 ore, tre settimane e mezzo. Secondo un vecchio Rapporto Almalaurea (“Profilo Laureati 2009”), il 26% dei tirocini curricolari ha una durata “fino a 150 ore”. È verosimile che ancora una quantità simile, dunque un quarto, dei tirocini curricolari duri intorno a 3 settimane. Secondo la proposta di legge in esame, per tirocini così brevi non ci sarebbe obbligo di indennità!
Un altro dei cavalli di battaglia di chi non vuole dare diritti agli stagisti, in particolare un compenso monetario, è: “ma il guadagno è nella formazione”! Un discorso intriso di ipocrisia, perché non sta scritto da nessuna parte che non si possa avere formazione E contemporaneamente anche una indennità dignitosa. Un discorso miope e classista, che rifiuta di riconoscere che gli stage gratuiti sono sostenibili solo per chi ha famiglie abbienti alle spalle, e sono di fatto un blocco all'ascensore sociale.
Una cosa che invece forse non vi diranno, e che vi dico io, è che le università sono drammaticamente sotto organico rispetto ai loro uffici tirocini. La stessa ricerca che citavo prima, effettuata dalla Repubblica degli Stagisti per il Comune di Milano, ha evidenziato che i principali career service universitari hanno un rapporto tra mole di lavoro relativa all’attivazione di tirocini e personale assunto decisamente sproporzionato. All'interno del Cosp, il Centro di servizio di ateneo per l'orientamento allo studio e alle professioni dell’università Statale di Milano, nel 2017 lavoravano solo cinque persone e quell'anno vennero attivati oltre 4mila stage: per ogni addetto, mediamente 850 tirocini.
Se vogliamo aiutare le università a gestire al meglio i tirocini, non scegliamo la via più facile dove “semplificare” viene declinato come “non dare diritti agli stagisti, perché ogni diritto è più lavoro per noi”. Scegliamo la via giusta, destinando risorse alle università specificamente vincolate al personale degli uffici stage, perché possano assumere nuove risorse qualificate.
In ultimo, vi chiedo di chiedervi: “cui prodest”? A chi giova che i tirocini curricolari continuino ad avere pochissime tutele e vincoli? A chi giova che gli studenti possano continuare a fare stage gratis? Se la risposta non è “i giovani”, allora vuol dire che qualcosa non va. E che quelle obiezioni che state sentendo servono solo a mantenere uno status quo che giova a qualcun altro. Non alle giovani generazioni.
Eleonora Voltolina
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