Un esercito immobile: l'editoriale di Alessandro Rosina su giovani disoccupati e precari

Alessandro Rosina

Alessandro Rosina

Scritto il 15 Giu 2010 in Editoriali

Il punto di vista di un outsider che invita i giovani a riappropriarsi del loro futuro: con questo nuovo editoriale Alessandro Rosina, 40 anni, docente di Demografia e autore insieme a Elisabetta Ambrosi del bel saggio Non è un paese per giovani (Marsilio) prosegue la sua collaborazione con la Repubblica degli Stagisti.
L'editoriale è stato pubblicato anche sulla pagina Facebook di Nidil - Cgil Milano, sindacato dei lavoratori atipici.


Ad un certo punto ci si può anche stancare. M’immagino il giovane italiano come un incazzato al quadrato.
In primo luogo, nei confronti delle generazioni più vecchie per la condizione in cui sono state messe le nuove generazioni. I dati dell’ultimo rapporto Istat sono un’ulteriore conferma di quanto i costi delle mancate riforme, del mancato sviluppo, della difesa ad oltranza dei piccoli interessi di parte, siano state fatte ricadere sui più giovani. Che ora si trovano con un enorme debito pubblico sulle spalle, con scarse opportunità occupazionali e di remunerazione, con futura pensione da fame, con un sistema di welfare che fa acqua da tutte le parti. Costretti a trent’anni a dipendere ancora dai genitori perché il lavoro non c’è o è precario e si è sottopagati.
In secondo luogo, incazzato anche nei confronti dei propri coetanei. Mi immagino, infatti, che l’ipotetico giovane si chieda: Come abbiamo potuto accettare che tutto accadesse? Lasciare che in questi quindici anni qualsiasi scelta politica fosse sempre sistematicamente a danno delle nuove generazioni? Dove eravamo noi giovani? Troppo immaturi per capire o per votare (e votare chi, poi)? Forse sì. Ma cosa possiamo fare ora? Certamente non limitarci a piangerci addosso.
L’Italia ha bisogno di una piena partecipazione attiva dei giovani, non di giovani passivi e sfruttati. L’Istat dice che ci sono oltre due milioni di under 30 a spasso, che non lavorano e non studiano? Con un esercito così si potrebbe fare una rivoluzione, perché invece nulla accade? Perché non invadono simbolicamente una piazza? Perché non occupano pacificamente un palazzo del potere? Il giovane solo, che aspetta nella casa dei genitori che i tempi migliorino, è un perdente. Una generazione che si mobilita può ottenere qualsiasi cosa.

Alessandro Rosina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Giovani e disoccupazione, binomio sempre più stretto: l'Istat traccia un quadro cupo per le nuove generazioni in cerca di lavoro

E anche:
- Caro Celli, altro che emigrare all’estero: è ora che i giovani facciano invasione di campo e mandino a casa i grandi vecchi
- Chance ai giovani, Bangladesh - Italia uno a zero. A quando anche qui un microcredito "alla Yunus" per aiutare i ragazzi a diventare indipendenti?

Community