Finalmente l'assunzione per chi da oltre 10 anni fa stage nei tribunali: in Lazio il cerchio si sta per chiudere

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 10 Ott 2022 in Notizie

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Avevano cominciato il tirocinio nel lontano 2010, una soluzione trovata all’epoca per smaltire l’arretrato negli uffici giudiziari al collasso: cassintegrati, lavoratori in mobilità, trentenni, quarantenni, addirittura cinquantenni. Adesso, 12 anni dopo, riescono a guardare al futuro con un po’ di sicurezza: sono gli ex tirocinanti della giustizia che a partire dal 2021 hanno firmato un contratto a tempo determinato – quindi finalmente con le dovute tutele per malattia, ferie, e sopratutto con il versamento dei contributi. Dal prossimo anno dovrebbero avere l’agognato tempo indeterminato. Finalmente lavoratori a tutti gli effetti, non più falsi tirocinanti.

Per Daniele De Angelis – oggi alle soglie dei cinquant'anni e tra i primi a cominciare questo percorso – e per i suoi colleghi il futuro sembra più roseo: «Tanto è cambiato, dietro l’angolo mi sembra di vedere finalmente il contratto a tempo indeterminato, dopo dieci anni di tirocinio formativo aggirando il blocco del turn over e le leggi in materia di stage. Mi auguro che il nostro caso sia di insegnamento per l’amministrazione centrale che possa cambiare approccio nei metodi di inserimento nel settore pubblico».

Per lui l’agognata firma l’anno venturo sarebbe «la conclusione di un pezzo di vita. Quando ho cominciato nel marzo 2010 mia figlia faceva la prima elementare, quest’anno è al quinto liceo scientifico. Ci siamo formati insieme: l’anno prossimo lei farà 18 anni e io 50, lei si diplomerà e io, forse, avrò il mio contratto a tempo indeterminato».

Il primo bacino di stagisti è stato creato nel 2010 nel Lazio: circa 420 persone distribuite nel distretto della Corte di appello di Roma. «Il primo protocollo d’intesa viene firmato tra Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, e Paolo Di Fiore, presidente del tribunale di Roma e Lazio», ricostruisce De Angelis. Passa qualche mese e da maggio si arriva a novembre quando con protocolli firmati dalla Corte di appello si estendono i tirocini a tutto il Lazio e si amplia la platea di soggetti. «A quel punto il ministero della Giustizia vede che l’esperienza è positiva: sostanzialmente siamo serviti a coprire il blocco del turn over e i vuoti di organico nel decennio brunettiano».

I tirocini si replicano in tutta Italia, con protocolli locali firmati dai presidenti di tribunali e Corti di appello «e nel giro di un anno diventiamo circa 3mila persone in tutta Italia. Ai soggetti iniziali se ne aggiungono altri perché qualche regione aggiunge le work experience con neo laureati in materie giuridiche in Campania, Umbria, Abruzzo e Toscana». Scelte che poi si pagheranno nel tempo, con un bacino sempre più ampio e differenziato per cui diventerà difficile trovare una soluzione omogenea per tutti.

De Angelis conosce bene la vertenza: ha cominciato il suo stage extralungo a 37 anni, prima nella sezione fallimentare del Tribunale civile di Roma e poi nella Cancelleria civile della Corte di appello. È stato tra i fondatori dell’Unione precari giustizia, un collettivo informale creato per dialogare con il mondo politico; è stato il primo a trovare il numero totale dei tirocinanti della giustizia, di cui nemmeno il ministero era a conoscenza, e con il tempo è diventato anche  referente nazionale della Fp Cgil per questi stagisti.

Lo spartiacque è arrivato nel 2014 con l’istituzione dell’ufficio per il processo, introdotto dall’articolo 50 del decreto legge 90/2014: una struttura di supporto al lavoro giudiziario con l'obiettivo di riorganizzare il lavoro e le incombenze dei magistrati. I tirocinanti vengono ufficialmente riconosciuti e legittimati anche dal legislatore nelle loro attività di affiancamento del personale regolarmente assunto negli uffici giudiziari. «La selezione era per 1.500 persone, la metà del bacino all’epoca in corso, anche se in realtà ne presero poco più di 1.100», spaccando il gruppo e lasciando alle Regioni con i numeri più alti dei tirocinanti la libertà di continuare – come poi avvenne – con i protocolli locali che hanno consentito per anni la prosecuzione di stage per i soggetti rimasti fuori dall’ufficio per il processo in particolare in Lazio, Campania e Calabria.

«È inutile negarlo: i tribunali avevano bisogno di questo personale e, infatti, anche il nostro tirocinio nell’ufficio per il processo dai 12 mesi iniziali durò all’incirca tre anni, con “perfezionamento” e “completamento” dello stage», escamotage lessicali adottati dalla politica per proseguire contro legge i tirocini e assicurarsi, a seconda delle varie tornate elettorali, un consenso importante.

Finito anche il lungo stage dell’ufficio per il processo, iniziano due anni difficili: 2019 e 2020 sono anni di blocco, questi tirocinanti sono fuori, continuano a manifestare, alzare la voce, ma per loro non arriva nulla.

Nel 2019 il ministero della Giustizia indice una procedura di assunzione attraverso i centri per l’impiego di 616 operatori giudiziari, conscio della necessità di avere qualcuno che svolga questo ruolo. Anche lì tante polemiche, perché i posti non rispettano i numeri in realtà già esistenti all’interno delle Regioni e perché ai tirocinanti della giustizia viene assegnato un punteggio aggiuntivo soltanto una volta formate le graduatorie, quindi dopo ben tre prove selettive. Qualcuno comunque ce la fa, e nel marzo 2021 firma finalmente il contratto a tempo indeterminato.

Tutti gli altri restano ancora ad aspettare – fino a quando nel 2020 il decreto Rilancio non introduce un concorso a tempo determinato mediante colloquio e titoli dedicato ai soli partecipanti ad attività di formazione e tirocinio presso l’amministrazione giudiziaria. Il bando è per l’assunzione per 24 mesi di mille soggetti che andranno alle dipendenze del ministero della Giustizia, che vengono assunti da marzo 2021. A questi se ne aggiungono altri mille per i quali c'è un contratto a tempo determinato ma solo di un anno.

Non tutti i tirocinanti della giustizia, però, riescono a rientrare nella selezione. In aggiunta nel bando – come previsto dalla legge – è presente una riserva del trenta per cento per i militari o riservisti che quindi entrano a far parte del bacino avendo, però, requisiti diversi che incideranno sugli ulteriori passaggi.
Restano fuori in tutta Italia un centinaio di persone per le quali, come sempre nell’ultimo decennio, è la politica che deve trovare una soluzione – e si spera non solo temporanea.

In Lazio, con la prima selezione per 24 mesi, firmano il contratto a tempo determinato in 181, a cui si aggiungono
tra giugno dello scorso anno e gennaio di questo, con tempistiche diverse di assunzione, altri 172 soggetti, per un totale assunti di circa 350 persone. In pratica quasi tutto il bacino iniziale, considerando che nel tempo qualcuno è andato in pensione, ha trovato un altro lavoro o – purtroppo ed è capitato anche questo: dodici anni sono lunghi, e alcuni dei tirocinanti iniziali erano già avanti con l'età – è deceduto.

De Angelis firma il suo contratto a tempo determinato nel marzo 2021 e la sua vita cambia, non solo per la tranquillità di avere finalmente davanti due anni di lavoro con uno stipendio degno di tal nome, i contributi, le ferie, l’eventuale malattia, ma anche per la prospettiva di arrivare all’ambito tempo indeterminato. Questo perché nel decreto Pnrr 2 c'è un emendamento per la stabilizzazione degli operatori giudiziari ora a tempo determinato (in pratica gli ex tirocinanti della giustizia), utilizzando i fondi europei. Il testo prevede che il ministero della Giustizia possa fino al dicembre 2023 assumere a tempo indeterminato fino a 1.200 unità per ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare le professionalità acquisite. In pratica si mette nero su bianco quello che avevano chiesto per un decennio i tirocinanti prima e i sindacati poi. E per fare in modo che quante più persone riescano ad avere i requisiti previsti dall’emendamento, ovvero essere in carica al 30 maggio di quest’anno e avere almeno tre anni di servizio anche non continuativi negli ultimi dieci anni, contestualmente vengono prorogati tutti i contratti in corso nel 2022 fino al 31 dicembre. In pratica chi aveva firmato per 12 mesi nel marzo 2021 ha avuto la proroga del contratto fino alla fine di quest’anno, indipendentemente da cosa accadrà il prossimo.

«Lo zoccolo duro dei tirocinanti storici con questo emendamento verrebbe stabilizzato», spiega De Angelis: «Resta fuori quella parte di bacino che ha meno anni alle spalle di stage, come i tirocinanti dei magistrati che hanno cominciato più tardi» e che è probabile non resteranno comunque a piedi visto che «il ministero ha tutto l’interesse a mantenerli» e potrebbe rinnovare i contratti in essere per poi procedere all’assunzione a tempo indeterminato. “Meno anni”, per capirci, può voler dire anche cinque o sei anni già con inquadramento da stagisti. Così come saranno esclusi i riservisti militari che non possono contare sugli anni di tirocinio alle spalle.

Per questi soggetti continua la battaglia per riuscire a garantire a tutti, dopo un decennio di “stage” tra mille virgolette, un posto di lavoro.  

Marianna Lepore

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