Minacce ai tirocinanti calabresi che protestano, i sindacati: “Non si può continuare a illuderli”

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 01 Lug 2021 in Notizie

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L'ultima forma di protesta per i tirocinanti negli uffici pubblici in Calabria l'ha ideata Saverio Bartoluzzi, coordinatore provinciale dell’Unione sindacale di base (Usb) di Vibo Valentia: una “presenza passiva”. Cioé entrare, firmare, ma poi non svolgere i propri compiti in quanto non affiancati da alcun tutor. «Il progetto di stage prevede che affianchino un dipendente: ma visto che non hanno né tutor né dipendenti da affiancare è automatica la loro presenza passiva». La protesta è stata interrotta poche ore fa con un comunicato dell'Usb, perché alcuni tirocinanti che avevano aderito hanno subito delle minacce. Nello stesso testo il sindacato ricorda che «in alcun modo i soggetti ospitanti possono imporre al personale tirocinante lo svolgimento di mansioni che spettano ai dipendenti pubblici assunti con regolare contratto di lavoro».

Grazie al lavoro svolto negli ultimi anni dall’Unione sindacale di base è venuta a galla un’altra faccia della medaglia di questi tirocini: la raccolta dei comportamenti fuori norma a cui sono obbligati gli stagisti. «Nella macro area dei tirocinanti della funzione pubblica ci sono due categorie: gli amministrativi e gli addetti al verde», spiega Bartoluzzi alla Repubblica degli Stagisti: «I primi spesso sono nel protocollo mentre non dovrebbero protocollare visto che non possono sostituire un dipendente che non c’è. Mentre tra gli addetti al verde ci sono tirocinanti che guidano i mezzi, altri che usano la motosega, attrezzature che non dovrebbero essere utilizzate dai tirocinanti ma solo dai dipendenti. Gli stagisti addetti al verde per esempio dovrebbero solo tenere le buste, non usare le motoseghe. In un comune sulla costa il tecnico dell’ufficio è un tirocinante, un ingegnere laureato: il responsabile dirigente tecnico è in malattia da mesi. È lo stagista che porta in concreto avanti l’ufficio, che firma le carte, che ha nei fatti un ruolo che non potrebbe avere sulla carta». La descrizione spiega bene come questi non siano veri stagisti, ma dipendenti mascherati da anni da stagisti.

Anche perché nella maggior parte dei casi sono persone over 30, spesso anche over 40, con esperienza lavorativa pregressa, finiti a fare uno stage in questi enti pubblici nella speranza di ritrovare il lavoro perduto, e rimasti impantanati in una serie di “proroghe” che li hanno immobilizzati nel ruolo improprio di stagisti per (anzi, da) anni.


«Siamo convinti che si possa lavorare per una contrattualizzazione che porti poi a una stabilizzazione dei tirocinanti in Calabria, usando i fondi della blue economy e della green economy o con dei progetti ad hoc per la cura del verde o la digitalizzazione sia nel settore amministrativo che in quello dell’ambiente in cui utilizzare i fondi del Recovery plan». Bartoluzzi non ha dubbi: non si può continuare con nuovi tirocini, illudendo le persone. Ma anche l'opzione di lasciarle all’improvviso a casa, dopo anni, è altrettanto improponibile per lui.

La vicenda è quella dei tirocinanti negli uffici pubblici in Calabria, di cui la Repubblica degli Stagisti segue da tempo gli sviluppi. A occuparsene di recente era stato Graziano Di Natale, segretario-questore dell’assemblea regionale della Calabria, con una proposta di provvedimento amministrativo, che mirerebbe a usare i fondi del Pnrr per procedere all’assunzione diretta a tempo indeterminato da parte degli enti pubblici di questi stagisti attraverso contratti a tempo parziale.

Il tempo però stringe e nel concreto ad oggi non si è arrivati a nulla per risolvere l'annosa questione dei 6mila e passa tirocinanti calabresi. Sul numero totale, peraltro, non si è mai arrivati a un censimento reale della platea; e di conseguenza spesso in passato sono stati emanati provvedimenti che si basavano su cifre probabili ma non certe. «Pensavano che il numero totale fosse 6.522 ma dagli ultimi conteggi dovrebbero essere 6.700: 2mila ministeriali e 4.700 tirocini di inclusione sociale», spiega Bartoluzzi.

«Il 28 giugno si è già concluso un tirocinio in un comune in provincia di Reggio Calabria», continua, «l’ultimo tirocinio di inclusione sociale finisce il 23 dicembre, ma il grosso numero arriverà a conclusione tra fine giugno, fine luglio e fine agosto, quindi una gran parte di stagisti entro la fine dell’estate non verrà più pagata». Anche se proprio sulla questione pagamento, il sindacalista fa notare come «ad oggi stanno aspettando gli ultimi tre mesi di rimborso spese».

C’è un particolare non di poco conto che va pr
ecisato: non sono tirocini normali quelli che ora volgono al termine. Ma sono stage “abnormi” cominciati in alcuni casi sette-otto anni fa, partiti come progetti regionali e poi passati sotto la gestione di vari ministeri. Prorogati contra-legem di anno in anno, in barba a tutte le normative sugli stage, con l’obiettivo di non mettere di punto in bianco in mezzo ad una strada persone che, seppur con un rimborso spese minimo di 400-500 euro al mese, ormai di quel tirocinio avevano fatto una “professionalità”. Stagisti che come detto non hanno più vent’anni, che in molti casi erano già fuoriusciti dal mercato del lavoro e che oggi hanno anche più di cinquant'anni e difficilmente riuscirebbero a trovare un’occupazione in piena crisi economica, soprattutto dopo anni di tirocinio che consente un inserimento solo in quel tipo di ufficio.

I tirocinanti di cui si sta parlando sono distribuiti praticamente in tutti gli uffici pubblici della Calabria e consentono da anni il normale svolgimento delle più svariate mansioni e il funzionamento degli enti. «Sono divisi in quattro categorie e come Usb abbiamo deciso di organizzare quattro eventi che vadano ognuno a intaccare il settore specifico. Per i tirocinanti della giustizia abbiamo deciso di incontrare il presidente della Corte, Nicola Gratteri, mentre per quelli presenti negli uffici del ministero dell’istruzione di incontrare il provveditorato regionale».

Pur rientrando tutti nella macro categoria di tirocinanti, infatti, si tratta di soggetti partiti negli anni con bandi diversi che riguardavano appunto quattro aree. Per ognuna Bartoluzzi individua le criticità più evidenti: «I tirocinanti della giustizia hanno accesso a dati molto sensibili che non dovrebbero essere in mano a uno stagista, come sapere chi è sotto processo. Nei comuni rilasciano addirittura le carte d’identità e sappiamo bene che se facessimo una denuncia all’ispettorato del lavoro facendo presente che uno stagista ha rilasciato un documento potrebbe anche venir fuori che questo documento non sia valido: quindi oggi in Calabria abbiamo migliaia di documenti non validi». Non solo, i tirocinanti Miur assistono i disabili nelle scuole «mentre anche questo dovrebbe farlo solo un dipendente. E poi gli stagisti del ministero della cultura portano avanti i musei, gestendoli direttamente, talvolta senza dipendenti statali».

L’Unione sindacale di base segue questa vertenza da un anno organizzando diverse manifestazioni e a ottobre dell'anno scorso era riuscita ad ottenere anche un incontro con l’ex ministro del Sud Provenzano con cui era cominciato un dialogo, poi interrotto in seguito anche ai cambi al governo. Anche in questo caso l’Usb aveva portato avanti la necessità della stabilizzazione senza concorsi. Per spiegare come per alcune figure sia un processo normale Saverio Bartoluzzi l'esempio degli addetti al verde pubblico, per i quali non c’è
«bisogno di lauree o altri titoli». E ritorna sull’inadeguatezza dei concorsi pubblici per coprire i posti ricordando il flop della selezione organizzata dal ministro Brunetta: «Almeno in Calabria su 6.500 tirocinanti oltre mille, forse millecinquecento sono laureati e ben inseriti come nell’area del ministero della Cultura, quindi si poteva già attingere da lì».

Qualcosa a livello politico sembrava essersi mosso a settembre 2020 con un’assemblea di tutti i sindacati e l’assessore al lavoro Fausto Orsomarso. Sul tavolo c’era un’idea di contrattualizzazione su cui erano d’accordo tutti. «Siamo andati a Roma a chiedere un tavolo interministeriale ottenuto subito. Ne sono partiti quattro fino ai primi di giugno. Orsomarso aveva sempre parlato di una proposta di contrattualizzazione a tre anni per 18 ore settimanali ma la proposta dagli emendamenti presentati non c’è. Perciò abbiamo deciso di rompere il dialogo con l’assessore».

Al momento in commissione bilancio alla Camera dei deputati sono stati presentati degli emendamenti al decreto Sostegni bis da Francesco Cannizzaro,  esponente di Forza Italia, che saranno in discussione da oggi, primo luglio. Inizialmente bocciati e poi riammessi, consentirebbero per i tirocinanti in Calabria del ministero della Giustizia, dell’Istruzione e della Cultura l’assunzione a tempo determinato da parte delle amministrazioni statali  anche con contratti di lavoro a tempo parziale, nei limiti della dotazione organica, attraverso selezioni riservate o procedure concorsuali riservate.

Bartoluzzi è però scettico: «Gli emendamenti presentati da Cannizzaro per mano di Orsomarso potrebbero andare bene per i tirocinanti ministeriali, quindi Mic, Giustizia e Miur, perché parlano di una contrattualizzazione e assorbimento tramite i ministeri. Ma per i tirocini di inclusione sociale, circa 4.700, sarebbe un grosso problema perché dalla richiesta iniziale di 200 milioni di finanziamento, nell’emendamento presentato si è passati a dieci milioni di euro a cui si dovrebbero aggiungere ulteriori diciotto milioni dalla Regione Calabria per una proroga di dodici mesi. Non servirebbe a nulla. Ci sarebbe solo un’ulteriore agonia di un anno per questi stagisti». Sempre gli emendamenti di Cannizzaro affiderebbero l’organizzazione delle selezioni o procedure concorsuali al Formez e l’Usb si dice contraria a ulteriori avvicinamenti di altri enti «che servono a fare un giro di soldi che nulla porta al fine della contrattualizzazione».

Nel frattempo l’Unione sindacale di base è pronta a tornare di nuovo in piazza. Finita da poche ore la presenza passiva, ora «ci saranno incontri con sindaci e parlamentari. Continueremo a manifestare e creare disagio perché solo in questo modo in poche ore otteniamo molte più risposte che in mesi e mesi di attesa». Il prossimo appuntamento è fissato per lunedì 5 luglio a Roma presso la sala stampa della Camera dei deputati e lunedì successivo, il 12 luglio, l'Usb dovrebbe incontrare i parlamentari calabresi, i sindaci e tutte le figure regionali più importanti dei ministeri interessati.

Marianna Lepore

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