Fino a martedì 31 agosto è aperto il bando per candidarsi per uno dei tirocini presso l'Ombudsman dell'Unione europea, con un rimborso spese da 1100 a 1300 euro al mese. Per l'occasione, la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la testimonianza di un giovane italiano che ha fatto questa esperienza.
Mi chiamo Gianluca Sgueo e sono romano. Nel lontano 1997, a vent’anni, mi iscrissi a Giurisprudenza alla Sapienza più per esclusione che per convinzione – mi interessava anche Scienze della comunicazione, all’epoca una novità nel panorama universitario italiano, ma gli sbocchi lavorativi erano un punto di domanda. E quindi scelsi una laurea forse più inflazionata, ma concreta e spendibile sul mercato… però che noia diritto civile! Finii gli studi nel 2004 e dopo una breve esperienza come praticante in uno studio legale capii che la professione forense non era adatta a me. Troppe attività noiose, ripetitive e poco gratificanti, e poi… Due anni di lavoro non pagato, più un terzo anno per il superamento dell’esame! Io invece avevo voglia di indipendenza. Partecipai ad una selezione organizzata da Nissan Italia, fui reclutato come stagista e collocato presso l’ufficio clienti. Il lavoro mi piaceva e lo stage, che inizialmente sarebbe dovuto durare cinque mesi, dopo appena due venne trasformato in contratto interinale. Con notevole incremento delle mie entrate: da 500 euro al mese di rimborso spese passai a 1100 euro di stipendio!
Dopo poco però la dimensione aziendale cominciò a starmi stretta. Sentivo la mancanza di un piano di formazione, e avevo la sgradevole impressione che alla qualità fosse preferita la quantità del lavoro: così decisi di riprendere a studiare. Ma come ottenere una borsa di dottorato senza canali preferenziali? Dopo due tentativi andati a vuoto, a Roma e Bologna, vinsi nel luglio 2006 una borsa di studio triennale per un dottorato di ricerca in diritto amministrativo all’università di Lecce. Mi aveva sempre affascinato la natura trasversale di questa disciplina, in grado di abbracciare profili scientifici diversi: scienze economiche, dottrina politica, diritto internazionale… In concomitanza con l’inizio del dottorato conseguii una seconda laurea, triennale, in Scienza della pubblica amministrazione alla facoltà di Scienze politiche dell’università di Viterbo. Il professore con il quale discussi la tesi – in diritto amministrativo naturalmente! – mi propose di collaborare alla sua cattedra: cosa che mi consentì di rimanere a Roma, anziché trasferirmi a Lecce.
Capii presto che se volevo far fruttare il mio dottorato era necessario studiare all’estero. Sfruttando la possibilità di stare 18 mesi complessivi fuori dall’Italia come parte integrante del programma mi trasferii negli Stati Uniti per un anno intero, il 2008, studiando alla Law School della New York University. Naturalmente con qualche sacrificio economico: la borsa di dottorato, circa 1200 euro mensili, da sola non era sufficiente a coprire le spese, quindi fui costretto a integrarla con i miei risparmi – all’incirca 8mila euro, faticosamente accumulati negli anni precedenti. Poi andai in Francia e ci rimasi per i primi sei mesi del 2009, in qualità di enseignant-chercheur invité presso l’Institut d’etudes politiques de Paris [nell'immagine a sinistra, l'homepage del sito]. Qui, un po’ perché restai di meno un po’ perché Parigi è meno cara di NY, riuscii a cavarmela con la sola borsa di dottorato.
Al di là dei profili economici, comunque, entrambe le esperienze sono state fondamentali per la mia formazione: mi hanno consentito di imparare inglese e francese ma soprattutto dato una visuale “aggregata” del percorso professionale che avrei voluto svolgere. In contemporanea ho fatto il percorso per divenire giornalista pubblicista, ottenendo l’agognato tesserino nel 2009.
Lo stage presso il Mediatore europeo, iniziato nel settembre del 2009, è stato il frutto di un periodo di incertezze, dovute alla fine imminente del dottorato (e con esso della borsa di studio) e la conseguente necessità di trovare un lavoro. Ammesso alla discussione della tesi nel settembre 2009 – la discussione è poi avvenuta l’anno dopo – e scartata momentaneamente l’università italiana per la mancanza di opportunità tangibili, volevo un’esperienza professionale all’estero che mi consentisse di mantenere l’indipendenza economica. Sapevo già dell’esistenza dei tirocini presso le istituzioni europee: provai sia alla Commissione che al Mediatore. Alla Commissione riuscii ad essere selezionato per il blue book, la lista di candidati papabili, ma poi non venni chiamato; la procedura di selezione presso il Mediatore si concluse invece positivamente.
Superai un breve quiz scritto via posta elettronica e un’intervista telefonica, e poi fui destinato alla sede di Strasburgo. Vi rimasi quattro mesi, intensi e proficui per la mia formazione, anche se a 33 anni ero tra i più anziani: in media gli stagiaire sono un po’ più giovani! Mi resi conto subito che il tirocinio al Mediatore non era affatto un “parcheggio”, come si dice avvenga alla Commissione. L’inserimento è molto ben strutturato: gli stagisti ricevono con largo anticipo informazioni dettagliate sul lavoro e sulla vita a Strasburgo. Dopo la prima settimana di formazione ciascun tirocinante viene affiancato a un tutor della stessa nazionalità e, quasi immediatamente, è posto nelle condizioni di lavorare indipendentemente. Il lavoro per un laureato in giurisprudenza è molto interessante: si gestiscono i reclami sulla cattiva amministrazione delle istituzioni presentati da cittadini e imprese. All’inizio si trattano quasi esclusivamente casi “not admissible”, ovvero denunce presentate da soggetti privi di legittimazione. Si fa presto ad imparare come gestire questi casi, e l’attività diventa ripetitiva: a questo punto sono l’intraprendenza del tirocinante e la disponibilità del tutor a fare la differenza. Non tutti, infatti, hanno l’opportunità di gestire casi più complessi, per i quali diviene necessario studiare la normativa con attenzione e ragionare sulle strategie più opportune. Io sono stato fortunato: la mia tutor mi ha coinvolto nella gestione di casi complessi e più in generale nella sua attività.
L’ambiente è ideale: ciascuna stanza ospita due postazioni, le scrivanie sono spaziose. I dipendenti sono suddivisi in quattro unità: di solito nella stessa stanza vengono messe persone di nazionalità diversa, anche per agevolare le relazioni interpersonali. Tra gli stagiaire e con i funzionari c’è un clima cordiale; io sono ancora in contatto con due ex colleghi e sento periodicamente tutti gli altri, oltre alla mia tutor. Giocano a favore della creazione di buoni rapporti almeno tre fattori: l’età generalmente bassa dei dipendenti, il numero ristretto di persone (l’ufficio occupa solo due piani di una palazzina!), e le occasioni di incontro e i rapporti extralavorativi – accade spesso di trovarsi il sabato sera a bere una birra tutti insieme, stagisti, funzionari e occasionalmente i direttori delle unità. L’orario di lavoro è quello tradizionale, con il venerdì di mezza giornata ad eccezione della settimana che precede le sedute parlamentari. Il servizio mensa è ottimo e la retribuzione degli stagiaire è, almeno per noi italiani, decisamente elevata: abituati a rimborsi di poche centinaia di euro, i circa 1300 euro mensili offerti dal Mediatore consentono di pianificare con serenità le proprie spese. Nel mio caso ho trovato un piccolo monolocale a circa 500 euro mensili. Per gli spostamenti, poi, il mezzo ideale è la bicicletta. Tutti pedalano a Strasburgo!
Ho concluso il tirocinio dopo quattro mesi perché ho trovato un posto in Italia, come addetto stampa alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Avevo saputo dell’esistenza di una procedura selettiva attraverso alcuni ex colleghi della Presidenza con cui avevo lavorato nel 2007. Ho inviato il curriculum e le mie esperienze all’estero, compresa quella presso il Mediatore europeo, sono state decisive per permettermi di vincere la selezione. Il contratto è di due anni e scadrà a fine 2011: anche per questo non ho smesso di cercare e guardarmi intorno, l’esperienza mi ha insegnato che è bene muoversi in anticipo per evitare di rimanere a spasso. Per fortuna lo stipendio è discreto, circa 2mila euro al mese, e mi consente di essere indipendente dalla mia famiglia.
In conclusione, consiglierei l’esperienza all’ufficio del Mediatore a tutti quelli che hanno voglia di cimentarsi in un tirocinio concreto, dal quale è possibile ricavare un’esperienza utile alla propria carriera. E di non scoraggiarsi se non si viene selezionati alla prima occasione: le scelte del Mediatore sono legate all’esigenza di coprire tutte le lingue ufficiali. Accade dunque che, pur avendo un ottimo curriculum, la posizione di tirocinante italiano sia già occupata. Ultimo, ma non meno importante, è il fattore tempo. Sebbene non sia una regola fissa, la tendenza è quella ad ottenere il rinnovo del tirocinio per 12 mesi. Questo significa che si ha la possibilità di lavorare per un periodo sufficientemente lungo e nel frattempo pianificare attentamente le prossime mosse.
Testo raccolto da Eleonora Voltolina
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