Eleonora Voltolina
Scritto il 17 Mar 2020 in Editoriali
Coronavirus smart internshipping smart working sospensione stage
In tempi di Coronavirus, gli stagisti ce l’hanno particolarmente dura. In Italia per esempio negli ultimi giorni molti tirocini sono stati interrotti d’ufficio, a causa di provvedimenti delle singole università oppure delle amministrazioni regionali. Tutto ruota intorno a una domanda: posto che gli stagisti non sono lavoratori, è possibile per loro una modalità di prosecuzione dell’attività da remoto, con il cosiddetto “lavoro agile”?
[Spoiler: quando è possibile, dovrebbe essere fatto. Per tutte quelle attività che sono disponibili a far proseguire il tirocinio anche da casa, o che addirittura lo desiderano, noi auspichiamo che ciò venga esplicitamente consentito: va salvaguardata ad ogni costo la possibilità per le persone di rimanere attive e di mantenere un minimo di reddito, anche da casa]
Se qualcuno mi avesse chiesto anche solo un mese fa se proporre a un giovane di fare uno stage da casa propria fosse opportuno, la mia risposta sarebbe stata scontata: assolutamente no. Lo stage è infatti un’attività formativa prima di tutto, e la formazione avviene proprio “on the job”, stando dentro un posto di lavoro – un ufficio, un negozio, una fabbrica. Lo stagista impara guardando gli altri lavorare, sentendo le spiegazioni e gli insegnamenti di chi ha più esperienza, sotto l'ala protettrice di un tutor: impara simulando le attività e poi magari – quando è pronto – anche svolgendole, sempre ovviamente sotto la supervisione di qualcuno. Se si elimina il rapporto face to face, l’interazione diretta, si taglia una grande parte del senso formativo di uno stage. In una situazione normale.
Ma questa, ormai l’abbiamo capito, non è una situazione normale. Qui bisogna fare i conti con decine di migliaia di persone, giovani e meno giovani, che fino a pochi giorni fa erano impegnate in un tirocinio, per il quale percepivano un’indennità mensile, e che ora a seconda di dove vivono si ritrovano nelle situazioni più disparate.
In Lombardia è stata chiaramente prevista dalla Regione la possibilità di svolgere il tirocinio in quello che noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo definito “smart internshipping”: l’ultimo provvedimento, datato 12 marzo, conferma come sia possibile «far svolgere l’esperienza presso il domicilio del tirocinante in modalità assimilabili allo smart working», ovviamente per tirocini «con obiettivi formativi riconducibili a profili professionali che consentono uno svolgimento dell’esperienza con questa modalità» e a patto che il soggetto ospitante assicuri «la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia».
Altrove invece i tirocini sono stati sospesi d’ufficio. Il Lazio per esempio in una circolare firmata dalla responsabile della Direzione regionale Istruzione, Formazione, Ricerca e Lavoro Elisabetta Longo indica che «è disposta la sospensione di tutte le attività di tirocinio attualmente in corso, per causa di forza maggiore, sino alla data del 3 aprile 2020» specificando che «in qualità di istituto formativo, il tirocinio non configura un rapporto di lavoro. Pertanto, allo stato attuale, non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto (es. FAD) o in modalità “agile”, ossia tramite la configurazione organizzativa tipica del telelavoro e dello smartworking”)».
La Toscana ha una situazione particolare: forse la prima Regione a sospendere d’ufficio tutti i tirocini, il 10 marzo, con una comunicazione della Direzione Istruzione e Formazione della Giunta regionale che recitava come tutte «le attività didattiche individuali, compresi gli stage e i tirocini extracurricolari» dovessero essere sospese, proprio ieri – sei giorni dopo – ha fatto dietrofront. Una «Nota esplicativa in merito alla sospensione dei tirocini non curriculari in attuazione delle "Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-2019”» indirizzata ai soggetti promotori di tirocini sul territorio toscano ha riaperto alla possibilità di riprendere i tirocini in smart working: «il tirocinio può essere svolto a distanza attraverso l’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) messe a disposizione dal soggetto ospitante, previo accordo con il Soggetto Promotore e il Tirocinante e conseguente modifica del Progetto Formativo» si legge nel documento. «Il tirocinante deve essere dotato di adeguati strumenti tecnologici idonei a salvaguardare il raggiungimento degli obiettivi formativi del tirocinio» viene specificato, e al tutor aziendale è attribuito il dovere di «adottare idonee modalità di monitoraggio dell’attuazione del progetto formativo e garantire adeguato supporto al tirocinante attraverso le modalità ICT identificate».
In linea generale il punto focale, qui, è il bilanciamento dei tanti elementi in gioco. E allora è vero che è un tirocinio da casa propria è certamente meno efficace della possibilità di andare in un ufficio, confrontarsi con i colleghi, vivere l’ambiente di lavoro in maniera diretta. Ma questo non è più possibile: e non solo non è più possibile per gli stagisti, ma per nessuno, perché i più recenti provvedimenti invitano – laddove possibile – tutte le attività produttive a mettere i propri dipendenti a lavorare da casa.
E allora piuttosto che lasciare gli stagisti senza fare niente, piuttosto che “abbandonarli” imponendo la sospensione dei tirocini, togliendo loro anche quel minimo di sostegno economico rappresentato dall’indennità mensile, è meglio autorizzare apertamente e chiaramente, come subito ha fatto la regione Lombardia, la possibilità di far proseguire i tirocini anche da remoto.
Ovviamente nessun obbligo per i soggetti ospitanti: se qualcuno considerasse che il tirocinio non ha senso se svolto da casa, o se le circostanze oggettive lo rendessero evidente – si pensi semplicemente ad un negozio che ha chiuso: certamente uno stagista commesso non può svolgere la sua attività da casa! – l’opzione di sospendere il tirocinio deve certo essere garantita.
Ma per tutte quelle attività che sono disponibili a far proseguire il tirocinio anche da casa, o che addirittura lo desiderano, il consiglio della Repubblica degli Stagisti agli amministratori pubblici e alla politica è quello di consentire il più possibile questa via: perché nel bilanciamento va salvaguardata ad ogni costo la possibilità per le persone di rimanere attive e di mantenere un minimo di reddito anche da casa.
Per questo speriamo che già nel prossimo decreto in cui si definiranno i nuovi confini e parametri del “lavoro agile” sia prevista la possibilità di far figurare anche i tirocinanti nel computo delle persone che possono essere lasciate in attività da casa propria. Quanto più riusciremo a mantenere viva l’attività produttiva italiana in questo momento di forte pausa, anche coinvolgendo gli stagisti, quanto più avremo una chance di riprenderci più velocemente e meglio, quando la situazione migliorerà.
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