La scienza non è per soli uomini: in Lazio ora c'è una proposta di legge per incentivare le ragazze a studiare le STEM

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 21 Mag 2021 in Notizie

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«Le ragazze vengono dissuase dallo studio delle materie scientifiche fin dall’età di undici anni». E' l'allarme lanciato da Michela di Biase, consigliera regionale PD nel Lazio e prima firmataria di una proposta di legge relativa al sostegno della formazione e dell’inserimento lavorativo delle donne in ambito Stem. I numeri parlano chiaro.

Secondo dati Censis 2019 le laureate in Italia sono pari al 56 per cento del totale e sono la maggioranza anche negli studi post-lauream: quasi sei su dieci iscritti a corsi di dottorato, master o corsi di specializzazione. Eppure continuano ad essere minoranza nei percorsi di studio in scienza, tecnologia, ingegneristica e matematica, nonostante siano proprio gli ambiti in cui è più facile trovare poi un’occupazione.

E ancora: il rapporto AlmaLaurea 2018 sul profilo dei laureati attesta che gli uomini che nel 2017 hanno conseguito un titolo universitario in un percorso Stem sono quasi sei su dieci e in alcuni settori, come quello ingegneristico, più di sette su dieci. La proposta di legge di Di Biase prende lo spunto anche da altri numeri, come quelli dell’indagine Pisa 2018, che ogni tre anni valuta le competenze dei quindicenni rispetto alle capacità di lettura, la matematica e le scienze. Indagine che racconta un paese in cui esiste uno dei divari di genere più profondi riguardo alle abilità matematiche. In Italia la differenza tra ragazzi e ragazze sui risultati in matematica è di 16 punti contro una media Ocse di soli cinque punti. Dietro l’Italia ci sono solo il Costa Rica e la Colombia. Dati che si rivelano drammatici se poi se ne vedono i risvolti occupazionali. Quasi otto lavoratori su dieci in ambito Stem è maschio, con una presenza ancora più alta ai vertici delle società Ict, che arriva al 97 percento nei ruoli di presidente di società.

Il percorso del testo di legge è cominciato da poco in Commissione lavoro, formazione e pari opportunità, presieduta da Eleonora Mattia che alla Repubblica degli Stagisti spiega: «È appena iniziato il 22 aprile il ciclo di audizioni che mira a coinvolgere i vari stakeholder e costruire un dialogo condiviso per arricchire il testo base. Abbiamo inaugurato questo percorso con la Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, il Rettore dell’università Roma Tre Luca Pietromarchi e il Rettore di Tor Vergata Orazio Schillaci». Una presenza che Mattia giudica un «segnale importante rispetto a quella alleanza tra istituzioni e agenzie educative e formative, tra la società civile e la politica, oggi più che mai urgente per far fronte alle sfide che la pandemia e la ripresa ci impongono».

È ancora presto per conoscere i tempi di approvazione, «Ora si proseguirà con un altro ciclo di audizioni» spiega alla Repubblica degli Stagisti Michela Di Biase, «È una legge di cui donne e uomini hanno bisogno, perché parliamo di diritti e di civiltà, per guardare a un mondo più moderno, lontano dagli stereotipi che hanno segnato il passato e spesso relegato le donne a percorsi di studio o carriere lavorative per le quali non erano portate a scapito degli studi scientifici».

«Tutti i dati ci mostrano come a soffrire di più gli effetti della crisi odierna sono le donne e i giovani» dice Mattia: «Nel 2020 tra gli under 24 abbiamo registrato un calo dell’occupazione pari al sette per cento nel Lazio e non meno preoccupante il dato sulle lavoratrici con un calo di 33mila unità a fronte di una flessione degli uomini di sole 14mila». E il motivo per cui gli effetti della crisi pesino di più sulle donne: «è legato alla natura stessa dell’occupazione femminile, tendenzialmente più precaria e aggravata da un carico di lavoro di cura non retribuito assolutamente sbilanciato a loro sfavore. Tra gli elementi che contribuiscono al gap di genere c’è sicuramente la segregazione formativa ossia la tendenza delle ragazze ad evitare percorsi formativi altamente specializzati come quelli in materie tecnico scientifiche perché considerati appannaggio maschile».

La diversità di scelta negli studi e di interesse verso la matematica non avviene però solo dalle scuole superiori in poi ma è qualcosa di trasversale a tutti gli ordini scolastici. «Differenze significative si rilevano già a sette anni ed aumentano con l’età» e sono poi responsabili delle scelte scolastiche e universitarie finendo per riflettersi nell’occupazione e relativa retribuzione delle donne. Perciò è importante incidere sulla fascia di età a partire dalle scuole medie: la causa più importante del gap in questo settore sta infatti negli stereotipi che involontariamente genitori e insegnanti e soprattutto la società trasmettono alle bambine.

La proposta di legge è ancora più importante se si considera che non ha precedenti in altre regioni italiane. Di Biase si spinge oltre: «Intanto è una battaglia di civiltà e di parità. I dati poi ci dicono che questa è la strada giusta: l’80 per cento delle professioni del prossimo futuro richiederà competenze di tipo digitale e le Stem sono il settore occupazionale che registrerà la maggiore crescita. È importantissimo non tenere fuori le donne da questi percorsi. E non è solo un problema di parità nel mercato del lavoro: escludere le donne dall’innovazione, dalla progettazione e dalla gestione tecnologica riproduce le disparità esistenti tra i generi limitando le possibilità dello stesso sistema economico di utilizzare appieno le risorse potenzialmente a disposizione». Più donne al lavoro non deve essere solo uno slogan, perché Bankitalia ha dimostrato come far salire l’occupazione femminile al sessanta per cento farebbe aumentare il Pil di ben sette punti percentuali.

Destinatari diretti delle risorse della proposta di legge saranno enti locali, università, scuole, enti di ricerca con sede nella regione Lazio per le iniziative e i progetti che attueranno tra quelli previsti dalla legge e indicati nel Piano che sarà poi predisposto dalla Giunta regionale. Quindi non direttamente le studentesse. Tra gli utilizzi dei fondi ci sono anche le borse di studio, anche per i dottorati, di cui beneficeranno le giovani donne. Bisognerà, quindi, leggere in un secondo momento i bandi dei singoli progetti per verificare se la residenza in regione sarà un fattore discriminante o meno. È ancora presto, invece, per conoscere le disposizione finanziarie perché solo una volta conclusa la discussione e il voto sugli articoli si trasmette il testo in commissione bilancio dove si elaborano le risorse da stanziare. In pratica prima di questo passaggio non è possibile sapere quanto si investirà se la legge dovesse essere approvata.

L’obiettivo della proposta è favorire e incentivare azioni a favore delle donne nel Lazio, promuovendo e finanziando programmi, progetti e interventi per la promozione dell’uguaglianza e delle pari opportunità e focalizzandosi in particolare nella diffusione della passione fin dall’infanzia per le materie scientifiche e della consapevolezza delle opportunità anche professionali che proprio le discipline Stem possono offrire.

Nel 2020 la ricerca «Perché i giovani italiani non studiano informatica?» ideata da Repubblica degli Stagisti e Spindox, società di consulenza informatica aderente all’RdS network, in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo aveva raccontato come le giovani donne italiane avrebbero intrapreso altri studi se informate sugli sbocchi lavorativi. Quasi quattro donne su dieci, infatti, tornerebbero sulla decisione di non studiare materie informatiche, con un dato ancora maggiore al Sud. Anche perché la richiesta di professioni nel settore ICT cresce ogni anno mediamente del 26%, con picchi del 90% per nuove professioni come Business Analyst e specialisti dei Big Data – i dati provengono dall'Osservatorio delle Competenze Digitali – e i profili contrattuali e retributivi che le aziende del settore ICT offrono ai propri stagisti e dipendenti sono di qualità molto superiore alla media. Ma pochi giovani – e pochissime donne – possono cogliere queste opportunità, semplicemente perché non hanno le competenze necessarie.

La proposta di legge Di Biase è «fondamentale per contrastare pregiudizi e promuovere la formazione e occupazione delle donne in settori in cui la loro presenza è fortemente limitata» assicura Mattia alla Repubblica degli Stagisti, e illustra quali potranno essere i provvedimenti: «Penso a interventi previsti per le studentesse della scuola secondaria di primo e secondo grado per stimolare la passione e l’apprendimento delle discipline tecnico-scientifiche, favorire la consapevolezza e la valorizzazione delle competenze oltre che percorsi di orientamento che promuovano le carriere scientifiche». Ci sono poi borse di studio dedicate, percorsi di tirocinio formativo e i corsi di istruzione e formazione tecnica superiore rivolti prevalentemente alle ragazze nel campo della programmazione, sviluppo digitale e data analysis.

La proposta prevede che la Regione «promuova e sostenga progetti e interventi per la promozione dell’uguaglianza e delle pari opportunità. Vogliamo che le istituzioni favoriscano le studentesse verso le materie Stem, incoraggiandole fin dalla più giovane età. È prevista anche l’istituzione di un osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza sulle donne», aggiunge Di Biase «che monitori la situazione nel Lazio sugli stereotipi di genere e in particolare al gap di conoscenze e occupazione tra le donne e gli uomini rispetto alle materie scientifiche».

Se la legge dovesse quindi essere approvata saranno finanziate iniziative per stimolare l’apprendimento delle materie Stem «rivolte alle alunne della scuola secondaria di primo grado, programmi di orientamento allo studio per le studentesse delle superiori, oltre a borse di studio e dottorati industriali dedicati alle ragazze e formazione per i docenti sugli stereotipi di genere» spiega la consigliera regionale. A queste politiche si aggiungono anche tirocini e corsi di formazione professionalizzanti per fornire competenze in campo scientifico alle giovani donne. Al momento non esiste ancora una previsione sull'investimento che la Regione intende fare su questa proposta di legge - elemento non indifferente per capire nella sostanza quanto sia importante il tema - perché è una valutazione che farà il bilancio soltanto una volta che il testo verrà votato in commissione.

Marianna Lepore

Foto in basso a destra: da Flickr in modalità Creative Commons di
NASA/Goddard/Jessica Koynock 

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