Simone, da stagista a videomaker per la Commissione europea

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 03 Ago 2013 in Storie

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Scade il 30 agosto il termine per candidarsi a uno dei 700 tirocini offerti dalla Commissione europea. Il rimborso spese è di più di mille euro al mese e la durata cinque mesi, a partire da marzo 2014. Simone Sodani, 31enne di origini toscane, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza cominciata con uno stage quattro anni fa e proseguita come videomaker freelance presso una delle più importanti istituzioni europee.

Sono originario di Monterotondo Marittimo,
un piccolo paese in provincia di Grosseto, e da quattro anni e mezzo vivo a Bruxelles. Dopo la maturità scientifica, mi sono trasferito prima a Siena - dove nel 2005 mi sono laureato alla triennale in Scienze della comunicazione - e poi a Bologna per la specialistica in Cinema, televisione e produzione multimediale (Dams), nel 2008. 


La scelta della prima università è stata casuale, perché finito il liceo non sapevo cosa fare. Ben presto però ho capito che in quella facoltà c'era poca pratica, e insegnamenti slegati tra loro buttati insieme un po’ a casaccio, ma ormai era tardi. La specialistica invece l’ho scelta per interesse e curiosità verso la produzione audio-video. Anche qui però, la parte teorica è stata decisamente preponderante e la pratica molto trascurata, come da tradizione italica.

Verso la fine della specialistica ho cominciato a lavorare. Per prima cosa ho fatto il barista a Londra: lì avevo
un contratto full time, che mi impegnava 37 ore e mezzo a settimana, e venivo pagato sei sterline l'ora. Poi a settembre 2007 ho fatto uno stage curriculare di tre mesi senza rimborso spese - solo i buoni pasto - alla Flashvideo, portale per le politiche giovanili del comune di Bologna. Il tirocinio è stato molto utile, il tutor mi ha seguito facendomi imparare cose concrete riguardo al video making ed editing. Devo ammetterlo: ho acquisito più conoscenze pratiche in quei tre mesi che durante tutta la specialistica. Dopo lo stage ho continuato a collaborare con loro fino al febbraio 2009 con una sorta di borsa di studio di circa 700 euro al mese. Parallelamente, ho lavorato per un video service occupandomi di riprese di eventi sportivi: lì avevo un pagamento a giornata, con la modalità della ritenuta d’acconto.

L’opportunità di tirocinio in Commissione europea mi è capitata per caso: volevo fare un’esperienza all’estero - visto anche che il mio contratto-borsa di studio non poteva essere esteso - ma avevo ovviamente questa bisogno che questa esperienza prevedesse una retribuzione, altrimenti non sarei riuscito a mantenermi. Nonostante il mio profilo avesse ben poco a che vedere con quelli tipici di questi traineeship, ho deciso di tentare ugualmente.

E così a gennaio 2009 sono stato contattato telefonicamente da un capo unità che mi ha offerto l'opportunità di iniziare.
 Sono stato a Bruxelles da marzo a luglio 2009, al Direttorato generale per l’interpretazione, che si occupa di streaming e strumenti tecnologici per favorire il multilinguismo. Qui ho realizzato video promozionali dei progetti portati avanti nell’unità stessa. Il rapporto coi supervisor è stato ottimo, sono stato integrato e seguito con pazienza e cordialità, mi hanno fatto sentire parte del team. Venire a contatto con giovani provenienti da tutta Europa - ci sono molte attività collettive auto-organizzate, ed è davvero facile fare nuove amicizie - è stata un’esperienza bellissima, che mi ha arricchito profondamente a livello personale. Per farla breve, durante lo stage mi sono divertito un sacco. Prima della fine mi hanno offerto di restare nella stessa unità come freelance, lavoro che a tutt’oggi svolgo. Insomma lo stage in Commissione mi ha davvero cambiato la vita.

L’assunzione di personale esterno presso la Commissione europea è gestita da compagnie esterne che si sono aggiudicate appalti o per personale interinale o per consulenze. Il mio caso è il secondo: una ditta esterna mi manda “in missione” presso la Commissione. Non ho garanzie di sorta, il mio contratto potrebbe essere interrotto in qualsiasi momento solo con minimo preavviso, ma finora è sempre stato rinnovato e la precarietà viene ripagata con un introito maggiore rispetto a colleghi che sono invece assunti a tempo indeterminato: per 20 giorni lavorativi percepisco sui 2500-2800 euro netti.

Dopo circa quattro anni sento però di dover cambiare e dare un impulso alla mia carriera: voglio imparare nuove cose e rimettermi in gioco. In particolare mi vorrei occupare di pianificazione di strategie di comunicazione o di produzione audiovideo, e vorrei farlo “da dentro” la Commissione Ue. Ho passato uno dei concorsi per diventare funzionario europeo: ora sono una "riserva" da cui le istituzioni europee possono attingere per nuove assunzioni. E da qualche mese sono in cerca di un nuovo lavoro, cosa che si sta rivelando più complicata del previsto...

Riguardo i miei amici, purtroppo mentre per coloro che sono emigrati le cose vanno generalmente abbastanza bene
insomma almeno un lavoro ce l’hanno più o meno tutti, quelli rimasti in Italia hanno decisamente più difficoltà nel trovare una qualsivoglia occupazione, e tra questi non pochi si stancano di stringere i denti e mollano tutto cercando fortuna all’estero - per lo più a Londra o in Australia.

Il modello di stage italiano, almeno per come lo conosco io, è vergognoso. Credo che il lavorare, sotto ogni sua forma contrattuale, dovrebbe innanzitutto essere retribuito - cosa che in Italia per gli stage raramente accade - e poi dovrebbe, per definizione, dare la possibilità all’azienda di formare una figura professionale - a costo ridotto, certo, ma non a costo zero! - per poi inserirla nel proprio organico. Quando questo obiettivo si perde a favore di una logica secondo cui lo stage diventa un modo per far svolgere mansioni a costo zero, o addirittura per sostituire gratuitamente personale in malattia o maternità, diventa semplice sfruttamento. Senza contare la violenza psicologica su persone costrette ad accettare condizioni di lavoro degradanti sulla base della classica promessa sventolata “intanto fai lo stage che ora soldi non ce ne sono, poi vediamo se riusciamo a fare qualcosa...”. Purtroppo questo famigerato modello ha fatto scuola ed è stato esportato con successo: perfino qui a Bruxelles adesso non mancano affatto le offerte di stage gratuiti e senza prospettive!

Testo raccolto da Ilaria Mariotti


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