Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Germano Ferri, 33 anni, oggi assunto con un contratto a tempo indeterminato in Tetra Pak.
Sono di Bologna e ho 33 anni. Dopo il liceo scientifico mi sono laureato in Scienze statistiche, la triennale a marzo 2006 e la specialistica a marzo 2009, entrambe a Bologna. Ho scelto di iscrivermi a Scienze statistiche perché cercavo qualcosa di scientifico. Ho frequentato la prima settimana di Ingegneria gestionale ma ho capito che c’era troppo da studiare... per questo sono scappato a Statistica!
La scelta è stata supportata dai miei genitori, anche da mio padre che insegna proprio a Ingegneria. In un certo senso la matematica l’ho sempre respirata in casa, per cui posso dire di aver parzialmente seguito le orme paterne – optando però per una versione applicata della materia.
Con il senno di poi posso dire che si studiava tanto anche a Statistica, perché la difficoltà della materia è simile, ma la mole di lavoro a casa era inferiore. E poi in fase di colloquio, da neolaureato, ho realizzato che il mio background di nicchia, anche se poco compreso dalle piccole aziende, era considerato molto interessante da quelle più grandi.
Durante le scuole superiori ho fatto per circa tre anni il portapizze per pagarmi le uscite serali, mentre tra la triennale e la specialistica ho fatto l’animatore turistico per due mesi. Durante gli anni universitari, invece, proprio perché supportato interamente dai miei genitori ho potuto concentrarmi sullo studio e laurearmi in corso e a pieni voti.
Ho fatto vari stage prima di incontrare Tetra Pak; il primo è stato presso la Coop Adriatica nel settore marketing e ricerche di mercato. Era uno stage non pagato con lo scopo di trovare materiale per la tesi. Un amico che lavora lì mi aveva aiutato a trovarlo, ed è stata un’esperienza interessante: ho contribuito alla stesura dei questionari di soddisfazione della clientela e ho fatto analisi statistiche e mappe percettive sui dati collezionati. E ho avuto un ottimo rapporto con colleghi e superiori.
Una volta presa la laurea triennale la Coop mi ha richiamato per tre mesi di stage, con un rimborso spese di mille euro netti al mese. Questa volta ero nel campo del controllo di gestione, teoricamente ci sarebbe dovuta essere una rivoluzione informatica per cui servivano risorse aggiuntive. L’esperienza è stata utile perché ho imparato a conoscere il controllo di gestione, SAP, e a migliorare notevolmente le mie conoscenze di excel, ma non è stato entusiasmante – pur avendo avuto un ottimo rapporto con colleghi e superiori. Finiti i tre mesi mi hanno proposto un contratto a tempo indeterminato in contabilità, che ho però rifiutato per cominciare la laurea specialistica.
Proprio durante la specialistica ho fatto anche un Erasmus, da agosto 2007 a gennaio 2008 a Odense, in Danimarca. Il periodo più divertente della mia vita credo sia stato proprio il primo mese, quando ho seguito un corso di lingua danese a Horsens, pagato dalla comunità europea, prima di cominciare l’Erasmus vero e proprio a settembre.
È stato in questo periodo che ho capito pregi e difetti del sistema universitario italiano, avendo finalmente un termine di paragone. Noi studiamo molto di più, il carico di nozioni da imparare rispetto ai danesi è probabilmente il doppio. Mentre loro fanno più progetti di gruppo, utilissimi per fissare la teoria. Diciamo che noi studiamo 100 ma ricordiamo 50, loro studiano 50 ma ricordano 40! Ed è stato proprio durante l’Erasmus che ho imparato una cosa importantissima e che vedo fare in Tetra Pak solo dai ragazzi che, come me, da studenti sono andati all’estero: l’importanza di parlare in inglese anche tra italiani se in presenza di stranieri, agli ex Erasmus risulta una cosa naturale, mentre agli altri no, risultando sgarbati pur non volendo.
Tornato dall’Erasmus nel maggio 2008, quando ormai stavo finendo la specialistica, ho lavorato per un mese per la Samp Utensili. Ero contrattualizzato come cocopro per un mese e pagato mille euro, in attesa di un contratto da stagista da attivare con l’università per cui avrei continuato a lavorare gratis per due mesi. Ma finito il mese di contratto pagato ho preferito cercare altro. Il controllo di gestione c’entrava poco con i miei studi e l’azienda non dava molto spazio all’iniziativa personale.
Così poi è arrivato l’ultimo stage da studente universitario: presso Prometeia dal novembre 2008 al febbraio 2009. Era uno stage finalizzato a trovare i dati per la tesi specialistica che riguardava l’analisi delle previsioni statistiche dei titoli di borsa di un set di banche a seguito della crisi finanziaria. Non prevedeva un rimborso spese; mi era stato prospettato, però, dopo la laurea un nuovo stage pagato mille euro al mese. Purtroppo non è mai partito per colpa della crisi finanziaria, peccato perché il lavoro era interessante!
Una volta laureato, ho contattato Tetra Pak tramite i JobMeeting organizzati in fiera a Bologna. Avevo già contattato l’azienda nel 2008, facendo due o tre colloqui perché ero interessato a fare la tesi proprio con loro. Ma alla fine non mi avevano preso perché mi mancavano ancora tre esami. Così subito dopo la laurea, dopo aver mandato qualche curriculum in giro e avere avuto qualche colloquio, ho ripensato proprio a Tetra Pak. Ho mandato il mio curriculum aggiornato e mi hanno chiamato dopo pochi giorni.
Alla fine sono stato chiamato per uno stage post laurea di sei mesi pagato 600 euro al mese con la qualifica di Data analyst dal giugno al dicembre 2009. Finito lo stage sono stato assunto come interinale tramite Randstad con uno stipedio di 1.400 euro al mese con la qualifica di Statistical advisor, ma con le stesse mansioni e gli stessi colleghi dello stage. Il mio ruolo, durato dal dicembre 2009 al dicembre 2010, era quello di dare supporto statistico trasversale a tutti i dipartimenti. Inizialmente analizzavo i risultati dei test, poi pian piano sono stato coinvolto anche nella pianificazione. Il rapporto con colleghi e capi è stato meraviglioso in entrambi i reparti. C’era tanto da costruire da zero, piena libertà d’azione e completa fiducia da parte dei miei superiori. Posso dire di aver potuto conoscere e godere appieno di uno dei core values di Tetra Pak: “freedom with responsability”!
Negli ultimi mesi la maggior parte del mio tempo era dedicato a un progetto di Statistical project control sulla variazione delle dimensioni critiche nel tempo di un nuovo tappo che sarebbe stato rilasciato a breve. A fine contratto, quindi nel dicembre 2010, sono stato assunto proprio dal dipartimento di supply chain – closures con uno stipendio di 1.700 euro netti al mese, per lavorare a tempo pieno sui tappi, con il titolo di “Industrialisation Engineer”. Ironia della sorte, non essendo io realmente ingegnere!
In questi sette anni sono rimasto sempre nello stesso gruppo all’interno di Tetra Pak: Supply chain – closures – industrialization, ma con mansioni sempre differenti. I primi anni ho creato e insegnato ai plant di produzione la nuova procedura per validare una nuova plastica o un nuovo colore. In seguito, nel boom di espansione del nostro business, ho cominciato a tenere contatti con i fornitori di equipment e validare le nuove linee di produzione. Adesso gestisco alcuni progetti di creazione di nuovi prodotti dall’inizio alla fine. In pratica in questi anni ho acquisito conoscenze tecniche nel campo dell’automazione, dei sistemi di visione e dello stampaggio di materie plastiche. Con la gestione di progetti ho cominciato ad avere un’infarinatura di project management. I compiti puramente statistici sono nettamente minori rispetto all’inizio, ma per ogni test che pianifico la teoria studiata all’università risulta fondamentale. Tetra Pak mi ha dato inoltre la possibilità di certificarmi a sue spese Six-sigma Black Belt.
Avendo per ora fatto sempre qualcosa di diverso devo ammettere di non aver pensato granché al futuro. Il presente è stato sempre vario e stimolante. Sento di avere una visione sempre più ampia del business, ma non ancora abbastanza matura e completa per poter decidere lucidamente cosa mi piace di più. Per ora continuo a cercare di fare al meglio quello che mi viene chiesto.
Non conoscevo la Repubblica degli Stagisti, ma leggendo la Carta dei diritti degli stagisti e ricordando la mia esperienza personale devo dire che sono d’accordo con tutti i punti elencati… eccetto il terzo. Vietare, infatti, l’assunzione in stage per la copertura di una maternità toglie una buona percentuale di possibilità di un primo contatto con l’azienda da parte dei neolaureati. Credo che in cinque mesi di lavoro – che poi spesso diventano nove, o dodici – un ragazzo abbia la possibilità di creare qualcosa di buono e di mostrare quanto vale a un’azienda. Se il feedback è positivo, a seguito di una posizione vacante nello stesso campo sono convinto che possa avere buone probabilità di essere assunto.
Almeno quando io ho fatto gli stage, quindi sette anni fa, il problema maggiore era riuscire a trovarlo. L’università non sembrava pullulare di collaborazioni attive con le aziende e quelle suggerite erano ben lontane da quello che cercavo o non hanno voluto o potuto continuare una collaborazione finito il tirocinio.
Un consiglio ai giovani che vogliono entrare nel mio settore professionale? Fate l’Erasmus in un Paese dove si parli inglese. Ho preso 110 sia alla laurea triennale che alla specialistica, ma l’unica cosa che gli intervistatori cerchiavano sul mio curriculum e su cui mi facevano sistematicamente domande era l’esperienza Erasmus!
Testimonianza raccolta da Marianna Lepore
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