La raccomandazione dell’assessore per lavorare da Ikea: attentato alla merito(demo)crazia

Alessandro Rosina

Alessandro Rosina

Scritto il 03 Apr 2012 in Editoriali

Pochi giorni fa Ikea, nota multinazionale dell'arredamento fai-da-te, ha denunciato che in vista dell’apertura di un nuovo punto vendita vicino a Chieti ha ricevuto chiari messaggi da politici della Regione Abruzzo orientati a caldeggiare l’assunzione di alcune persone.
stageIl rombo del tuono faceva presagire lo scatenarsi di una tempesta, con prime pagine dei quotidiani; invece tutto è finito immediatamente nel dimenticatoio. Qualche rimbalzo dai giornali locali al web, una – innegabile – pubblicità positiva per il marchio, e stop. Eppure il problema è assolutamente centrale: l’Italia non può cambiare e crescere se continua ad essere ostaggio di una politica clientelare e nepotista, pervasa da perverse logiche antimeritocratiche che comprimono le sue reali potenzialità di sviluppo.
Il caso è indicativo. Il management della filiale italiana ha dichiarato che è «prassi» ricevere pressioni da politici locali quando apre una nuova sede sul territorio. Per Chieti, ha fatto sapere, sono arrivati tremila curricula per 220 nuovi posti disponibili. Secondo le notizie riportate da vari quotidiani, un assessore regionale avrebbe inviato su carta intestata (sic!) una lettera con un elenco di persone che gli stanno a cuore per “informarsi” sull’esito della procedura di recruiting. Come a dire: «Sarei molto contento che la selezione fosse favorevole a questi nomi». L’Ikea ha reso nota la pressione, assicurando che non cederà e che seguirà esclusivamente criteri meritocratici.
Basta così? Assolutamente no. Le aziende straniere non possono trattare l’Italia come un paese con abitudini fastidiose, come zanzare da scacciare ogni volta che si presentano: quello che serve è una disinfestazione sistematica. Bisogna fare i nomi, costringendo così questi poco degni amministratori della cosa pubblica a rendere esplicitamente conto del proprio operato. L’Ikea dovrebbe fare un’operazione trasparenza. Innanzitutto raccontando i dettagli della sua procedura di recruitment, specificando che tipi di contratti farà ai 220 neoassunti, e con quali stipendi. E poi documentando quanto ha affermato, indicando il nome dell’assessore in questione e pubblicando le lettere che le sono arrivate. Solo così consentirà ai cittadini abruzzesi e a tutti gli italiani di valutare se davvero ci sono state pressioni per far assumere amici e protetti, a scapito di chi ogni giorno cerca lavoro senza avere santi in paradiso, puntando solo sulle proprie competenze. Solo così gli elettori potranno decidere se tale persona potrà rimanere al suo posto ed essere votata ancora in futuro, o al contrario chiederne subito le dimissioni.
Sta crescendo fortemente l’insofferenza verso un paese dove contano più le logiche di appartenenza che le vere capacità. Questo è uno dei motivi delle difficoltà del sistema Italia di crescere e della fuga di molti giovani all’estero per veder riconosciuto davvero quanto valgono. Un recente sondaggio dell’associazione Italents svolto in collaborazione con il Comune di Milano ha evidenziato come la carenza di meritocrazia sia considerata dai giovani espatriati addirittura il principale motivo che li ha spinti ad andarsene. Più degli stipendi migliori, più del welfare più generoso.
Questo caso va considerato un vero e proprio attentato alla meritocrazia. E come ogni reato, l’unico comportamento civile e responsabile è quello di denunciare pubblicamente. Per cambiare davvero, fino in fondo.

Eleonora Voltolina e Alessandro Rosina

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