Una proposta di legge per consentire ai fuorisede in caso di elezioni di votare senza essere costretti a rientrare nel luogo di residenza. L'iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi alla Camera dalla deputata Pd Marianna Madia, prima firmataria della norma promossa insieme a Tom Osborn, segretario dei Giovani democratici del secondo municipio, l'europarlamentare dem Massimo Ungaro e la collega Giuditta Pini.
L'obiettivo è quello di scardinare una contraddizione esistente dal 2015 quando, con l'entrata in vigore della legge elettorale Italicum, venne introdotta la possibilità di votare per gli italiani che si trovano temporaneamente all'estero - da un periodo di almeno tre mesi - per motivi di studio, lavoro o per curarsi. Con il risultato di creare un paradosso, sottolinea Madia, «perché se si va a fare l'Erasmus il diritto di voto è garantito grazie al voto per corrispondenza, e così è anche se ci si muove per motivi di lavoro o di cura». Al contrario «se ci si sposta in Italia, dalla Sicilia a Milano per esempio, non si può esercitare il diritto» spiega, se non rientrando a casa e facendosi carico delle spese per il viaggio.
«Noi studenti e lavoratori fuorisede ci troviamo a spostare il centro della nostra vita e della nostra attività lontano da casa, in una città diversa da quella in cui siamo nati e cresciuti» si legge nella petizione lanciata su Change.org con l’hashtag #votodovevivo. «Siamo cittadini italiani come tutti gli altri, abbiamo gli stessi diritti e dobbiamo poterli esercitare allo stesso modo» è la rivendicazione. E il problema non è solo economico, i costi per la trasferta appunto, ma c'è di più: «Che succede se non è possibile spostarsi nei giorni della votazione perché, ad esempio, si ha un esame a breve o non ci si può assentare dal lavoro in quei giorni?». In quel caso l'eventualità più probabile è che ci sia una rinuncia al voto.
Per evitare tali condizionamenti all'esercizio di un libero diritto un modo ci sarebbe, conferma Madia: «Si tratta dello Spid, il sistema per l'autenticazione digitale introdotto nella scorsa legislatura». Ci si presenta alle Poste, si consegnano i propri documenti e l'identità digitale si attiva. Attraverso questo metodo «per le consultazioni referendarie, per le quali non è prevista una circoscrizione o un collegio, per votare si potrà presentare una domanda in via telematica tramite Spid, allegando un contratto di lavoro o la documentazione dell’iscrizione all’università o un certificato medico» prosegue la deputata. Tutto ciò che attesti in sostanza le ragioni del cambio di domicilio.
Nel caso di elezioni politiche o delle europee invece, l'ipotesi è quella di ampliare il meccanismo valido per gli italiani all'estero, «quindi il voto per corrispondenza senza spostarsi» chiarisce la deputata. E quel voto andrà poi conteggiato nella circoscrizione elettorale di residenza. Nella proposta di legge c'è anche una delega al Governo per avviare una sperimentazione per il voto elettronico, che in futuro potrà andare a sostituire quello per corrispondenza.
Da quando esiste la possibilità di votare dall'estero, riflette Ungaro, «a ogni tornata si registrano decine di migliaia di votanti in più, ed è da considerarsi un successo». Quella della residenza «è una frontiera irrazionale che va contro la mobilità dei diritti che noi sosteniamo» osserva. Con dei limiti, naturalmente, perché «l'esercizio del voto per i fuorisede potrà esercitarsi solo per ragioni di studio, lavoro e cura». Ancora nulla da fare invece «per il voto in vacanza, quello ad agosto» scherza Ungaro.
Anche nelle scorse legislature si era tentato di far passare la proposta, «con una pattuglia di giovani democratici tentammo di inserire il principio del voto per i lavoratori fuori sede ma non riuscimmo a ottenere un consenso largo nel partito» ricorda Pini. I Cinque stelle «ci avevano accusato di non trovare la soluzione per fare questa legge, ma adesso che il modo c'è speriamo in una convergenza, e che non ci siano più scuse a cui appigliarsi».
Questa battaglia «non è né di sinistra né di destra ma per i diritti, tanto che ad appoggiarci ci sono moltissime associazioni universitarie tra cui Sapienza in movimento e Volt (movimento progressista europeo, ndr)» fa sapere Osborn. «Da settembre il comitato dei Giovani democratici del secondo municipio organizzerà iniziative in tutto il territorio per diffondere la conoscenza della proposta». Mentre nel frattempo la raccolta firme è già partita con l'obiettivo di calendarizzare il prima possibile la discussione sulla proposta di legge, al momento già depositata in Aula.
«Se tutti gli studenti fuorisede potessero votare in egual misura la rappresentatività cambierebbe» ragiona Pini, «per città come Modena – da dove provengo – ma anche per Roma».
Ilaria Mariotti
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