Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 29 Ott 2011 in Approfondimenti

Venerdì scorso, il 21 ottobre, si è chiuso il bando per oltre 20mila posti di Servizio civile e adesso migliaia di giovani incrociano le dita per gli esisti delle prime graduatorie. Cosa è lecito aspettarsi? Quante possibilità ci sono di farcela? La risposta si evince dalle righe di due documenti ufficiali, il bando stesso e la relazione che l'Unsc per legge presenta ogni anno al Parlamento: se in generale è sempre più difficile accedere ad un progetto di Servizio civile, al Sud la competizione è agguerrita, mentre al nord non tutti i posti disponibili vengono assegnati. La risposta quindi è: «dipende». Dal luogo per cui ci si candida. 
Nel documento presentato dal sottosegretario Carlo Giovanardi a giugno dell'anno scorso si legge che a livello nazionale è aumentato il rapporto tra domande pervenute e posti a bando: se nel 2007 a fronte di 107mila ragazzi avviati al servizio sono arrivate circa il doppio delle candidature, nel 2010 questo rapporto è salito a 3,70. Per ogni posto cioè arrivano ormai mediamente quasi quattro domande: 54mila per 14700 giovani in servizio [provenienti solo in parte dal bando ordinario, in scadenza in autunno, e per il resto dai bandi autofinanziati, straordinari e da quello ordinario dell'anno precedente; la relazione fa riferimento all'anno solare, ndr].
Nell'avviso 2011 c'è inoltre da mettere in conto una grossa novità, passata piuttosto in sordina: si allarga la platea degli elegibili, pur restando invariato il numero di posti a disposizione. L'età massima è stata alzata da 28 a 29 non compiuti (nel 2005 era passata da 26 a 28) mettendo potenzialmente in gioco altri 700mila ragazzi e ragazze, che si aggiungono ai 6 milioni e mezzo già idonei per età. Verosimilmente quindi quest'anno sarà ancora più difficile passare le selezioni.
L'ultimo dato a disposizione, si diceva, è di 3-4 candidati per ogni posto. Mediamente. Perché tra nord e sud c'è un abisso: il 60% delle domande per il 2010 riguardava progetti da realizzare nel meridione e nelle isole - e di qui quasi sempre sono partite le candidature; solo il 16% è per progetti in avvio dall'Emilia Romagna in su (prima volta in tre anni che il settentrione "fa peggio" del centro). La disparità si inasprisce considerando appunto i posti disponibili nelle diverse aree geografiche, tutt'altro che proporzionali - il 45% al sud, circa il 25% al nord e il 30% al centro: uno «squilibrio strutturale tra domanda e offerta» che lascia vacanti alcuni posti al nord e alza il livello della competizione al sud, dove le chances di successo si aggirano intorno al 20%. Le regioni più propense al Servizio civile? Campania e Sicilia, ciascuna con il 16% dei volontari totali. 
Sul perché la relazione parla chiaro
: «La ragione di questo fenomeno è probabilmente da ricercare nel contesto sociale ed economico di questa parte del Paese costretta a confrontarsi quotidianamente con i problemi di disoccupazione e della mancanza di lavoro. A fronte di motivazioni altruistiche non sono da sottovalutare motivazioni più strumentali come il compenso economico e l’ingresso nel mondo del lavoro» - nonostante dai questionari di fine servizio emerga che più della metà dei ragazzi sceglie il volontariato innanzitutto per ragioni di solidarietà. L'analisi del resto è avvallata da un altro dato, il minor tasso di abbandono nelle regioni del sud: Calabria e Campania quelle dove si lascia di meno, con un'incidenza del 9% contro il 18% del centro - il dato più alto. «Nelle zone ove esistono più occasioni di lavoro» si legge ancora «il numero dei giovani che lasciano il servizio civile è più numeroso».
È ormai innegabile che al Servizio civile siano state appioppate funzioni di ammortizzatore sociale. Difficilmente sostenibili in futuro: la crisi infatti - «non solo finanziaria» - ha letteralmente prosciugato le risorse economiche. Nel 2007 la legge finanziaria aveva riservato al fondo una dotazione di quasi 300 milioni di euro, che sono diventati circa 265 l'anno successivo, 210 nel 2009 e 170 nel 2010. Nuovo minimo storico quest'anno: 110 milioni di euro, un terzo rispetto a solo quattro anni prima, e oltre la metà di posti in meno. A quanto pare però il peggio deve ancora venire: è di questi giorni la notizia secondo cui nel 2012 il taglio potrebbe essere, ancora una volta, impietoso: 40% di fondi in meno, che porterebbe la dotazione a 69 milioni di euro e dimezzerebbe i posti a disposizione, riducendoli a 10mila - su un bacino potenziale di destinatari che supera i 7 milioni di unità. Una scure.

Annalisa Di Palo

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