Puglia, cambia la legge sugli stage: ora l'indennità mensile è la più alta del Sud

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 25 Ott 2023 in Notizie

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La Puglia ha una nuova legge per i tirocini extracurriculari: il 17 Ottobre il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la nuova disciplina che prevede «più tutele, più controlli e un sensibile innalzamento dell’indennità di partecipazione per i tirocinanti», riassume alla Repubblica degli Stagisti Sebastiano Leo, assessore all’istruzione, formazione e lavoro. La normativa impatterà su una platea di migliaia di persone: in Puglia si svolgono ogni anno tra i 15 e i 20mila tirocini extracurricolari. Secondo l’ultimo Rapporto del ministero del lavoro, nel 2022 ne sono stati attivati 16.700. Ora la legge deve essere promulgata dal Presidente della Regione che ha 30 giorni per farlo: quindi entro fine novembre dovrebbe essere operativa, completa di delibera attuativa.

La novità più rilevante è l’aumento del rimborso spese che aumenta da 450 a 600 euro al mese, e in alcuni casi 700 euro
. Nella “classifica” degli emolumenti mensili previsti dalle leggi regionali la Puglia passa, quindi, da una posizione medio bassa ai primi posti. Il rimborso fissato dalla giunta Emiliano è lo stesso previsto già in quattro regioni – Abruzzo, Molise, Valle d’Aosta e Piemonte. L’unico più alto, in Italia, è quello previsto in Lazio (800 euro al mese).


«Oggi la Puglia può essere un esempio virtuoso per le altr
e regioni del Sud Italia. Per noi i giovani rappresentano la più grande risorsa, in particolare quelli che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro e a capire quale strada intraprendere» osserva Leo: «Una delle grandi novità di questa legge è proprio la valorizzazione dei tirocinanti e allo stesso tempo delle aziende come luogo di formazione e inserimento al lavoro. Il tirocinio è uno strumento di apprendimento ma anche di orientamento. Per questo motivo affinché funzioni al meglio riteniamo che le condizioni debbano essere dignitose e in piena sicurezza. E auspichiamo che l’inserimento al lavoro non sia più uno strumento di sfruttamento dei tirocinanti».

La nuova legge aggiorna e innova quella del 2013, passando da 9 a 14 articoli, adeguandosi alle ultime linee guida nazionali con l’obiettivo di evitare usi distorti dello strumento attraverso il rafforzamento del controllo e vigilanza.

Le principali novità, oltre all’innalzamento del rimborso spese, sono: la semplificazione della disciplina per i «tirocini extracurriculari comunque denominati, inclusi i tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione in favore di persone già prese in carico dai servizi sociali e sanitari professionali», l’allargamento della platea dei soggetti promotori con gli Its, gli enti bilaterali e altri soggetti, l’introduzione di un meccanismo premiale del numero di tirocini attivabili per le aziende ospitanti che garantiscono una certa percentuale di occupazione al proprio interno, e un rafforzamento delle attività di controllo, verifica e monitoraggio durante tutto il periodo del tirocinio.

Questa nuova legge arriva a un anno e mezzo dalla richiesta avanzata dai giovani dell’associazione pugliese Radici 021 «di aumentare l’indennità minima regionale per questione di dignità e rispetto». All’epoca Leo, contattato dalla Repubblica degli Stagisti, aveva definito la richiesta «assolutamente legittima e di buon senso» anticipando anche che il suo assessorato stava per formulare una nuova proposta di legge. Giusto un anno dopo, a maggio 2023, la Giunta regionale aveva poi approvato il disegno di legge consegnando al Consiglio un testo che ha poi ricevuto l’unanimità di voto.

L’articolo 1 specifica l’ambito di applicazione della legge: «i tirocini comunque denominati e, in particolare, quelli formativi e di orientamento o di inserimento e reinserimento lavorativo, compresi altresì quelli finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione in favore di persone già prese in carico dai servizi sociali e sanitari professionali». Restano quindi esclusi solo i tirocini curriculari, quelli rivolti a soggetti extracomunitari, quelli transnazionali e i periodi di pratica per l’accesso alle professioni ordinistiche.

Per quanto riguarda la durata, non può essere inferiore a due mesi né superiore ai sei. Può arrivare a dodici mesi se i destinatari sono persone svantaggiate. Il tirocinio può essere rinnovato una sola volta, ma nel progetto formativo individuale è necessario indicare l’integrazione delle competenze da acquisire.

Novità anche per i soggetti promotori: l’articolo 4 allarga la categoria consentendo anche agli Its e agli enti bilaterali (organismi costituiti da associazioni di datori di lavoro e sindacati) l’attivazione di tirocini. Mentre tra i soggetti ospitanti figura anche la pubblica amministrazione. In questo caso, specifica l’articolo 5 al terzo comma, «la selezione dei tirocinanti deve essere effettuata attraverso procedure di evidenza pubblica ispirate a principi di trasparenza, pubblicità, imparzialità e parità di genere». Si precisa poi più avanti che l’attivazione di tirocini da parte della p.a. è subordinata alla disponibilità di risorse entro i limiti di spesa consentita per finalità formative. L’emendamento in questione era stato introdotto dal gruppo di Fratelli d’Italia.

Pur avendo gli stage negli enti pubblici il limite di avere zero probabilità di trasformarsi in un’assunzione, ci sono molte persone che «vorrebbero o potrebbero scegliere di lavorare nella pubblica amministrazione» dice l’assessore, e che quindi possono essere interessati a esperienze di questo tipo, anche senza uno sbocco lavorativo: «Anche con lo scopo di orientare al lavoro, ritengo che gli stage possano essere funzionali anche in questi uffici. Ciò che conta è che il tirocinio non venga interpretato come sostitutivo del lavoro dei funzionari, ma come un’occasione di apprendimento e di sviluppo delle competenze dei tirocinanti».

Il rimborso mensile, si diceva, è innalzato a 600 euro per i primi sei mesi, ma in caso di proroga sale a 700 euro per le ulteriori sei mensilità. La proroga «deve essere adeguatamente motivata dal soggetto ospitante e contenere una integrazione dei contenuti del Progetto formativo individuale». Deve poi essere accettata preventivamente dal tirocinante e trasmessa al soggetto promotore almeno dieci giorni prima della scadenza.

Rispetto alla legge del 2013 si inserisce, poi, tutta una parte relativa al monitoraggio e controlli per evitare l’uso distorto dello stage. La struttura regionale competente dovrà attuare il monitoraggio in itinere del percorso e la valutazione degli inserimenti lavorativi post tirocinio. «Abbiamo previsto l’invio di una relazione semestrale a tutti i soggetti promotori da inviare alla sezione o dipartimento con cui struttureremo un report per analizzare i diversi profili oggetto di tirocinio», spiega Leo: «Contiamo di attivare convenzioni con gli organi di controllo per incrementare le verifiche sul corretto uso dello strumento».


Il bilancio del nuovo testo è positivo, per l’assessore pugliese, partendo dal fatto che l’appoggio è stato trasversale: «Evidentemente l’obiettivo comune è prevalso sulle posizioni politiche» chiude Leo, particolarmente soddisfatto perché «con questa legge tuteliamo i ragazzi che cercano di entrare nel mondo del lavoro. Abbiamo migliorato la normativa che esisteva e l’abbiamo adeguata ai tempi che stiamo vivendo. Ogni passo in più che combatta il fenomeno dei neet è per noi una vittoria».

Contenti anche i giovani della Rete della Conoscenza Puglia  costituiti dall’associazione Radici 021, Link coordinamento universitario e Unione degli Studenti. «Il dato di maggiore interesse nella nuova legge risulta essere l’aumento dell’indennità di partecipazione», scrivono in un comunicato congiunto. «La Regione colma un ritardo notevole, peraltro in un momento in cui a seguito della legge di Bilancio 2021 le linee guida del 2017 sono di dubbia vigenza. Non si può ignorare l’importanza di un incremento significativo dell’indennità». Ma, sottolineano, sono necessari «interventi più decisi sui tirocini, curriculari e non, per mettere fine a una vera e propria fucina di sfruttamento che priva centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, di una reale prospettiva di crescita personale e professionale». Secondo questi giovani attivisti, anche se adesso la situazione in Puglia migliorerà grazie a questa nuova normativa, lo strumento del tirocinio necessita di una revisione profonda per ridurre la possibilità di rincorrere a questo strumento in favore di strumenti più stabili come l’apprendistato.

Marianna Lepore


Foto di apertura da Freepik

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