Stage nelle Marche: ancora manca la nuova legge, ma l'indennità dovrebbe aumentare

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 01 Dic 2017 in Notizie

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Ormai è trascorso il termine del 25 novembre per la delibera da parte delle Regioni italiane sulla regolamentazione degli stage extracurriculari, ma le Marche sono una delle 15 Regioni in ritardo sul varo della nuova legge. Alla Repubblica degli Stagisti l'ufficio PF Lavoro e formazione della Regione Marche aveva assicurato a inizio novembre che la nuova delibera della giunta regionale (dgr) sarebbe stata pubblicata a breve, eppure ancora non c’è. Non è ancora chiaro quando la nuova legge sarà varata, né quando entrerà in vigore. Quelle che seguono sono considerazioni basate su una prima bozza, che però non si può considerare definitiva.

In generale, il testo delle Marche sembra riprendere le linee guida emesse il 25 maggio, con tutti i pro e i contro già evidenziati dalla Repubblica degli Stagisti. Ma c'è almeno un punto in cui le Marche sembrano prendere leCristiana Ilaridistanze dalle linee guida: questo riguarda l’indennità mensile, che presumibilmente sarà più alta rispetto alla vecchia normativa. Se prima il rimborso spese era di 350 euro lordi mensili, sembrerebbe che la Regione sia intenzionata ad aumentarlo, scalandolo in base al numero di ore settimanali lavorate dallo stagista: per uno stage fino a 29 ore settimanali, non meno di 400 euro al mese di rimborso, 500 euro per un orario tra le 30 e le 35 ore, 600 per il tempo pieno, da 36 a 40 ore a settimana. Questa ipotesi, comunica alla Repubblica degli Stagisti Cristiana Ilari, segretaria generale della Cisl nelle Marche, ha ricevuto il plauso delle associazioni sindacali e la speranza è che venga confermata, «nonostante le pressioni dai rappresentanti delle imprese di mantenere l’importo dell’indennità compreso tra i 400 e i 500 euro». Bisogna ancora vedere quali importi saranno confermati nel testo definitivo, ma gli stagisti marchigiani possono ragionevolmente aspettarsi un aumento rispetto all’indennizzo minimo previsto finora.

Per quanto riguarda la durata dello stage, la bozza di legge indica un limite massimo di sei mesi. Non viene fatta esplicita distinzione tra le due diverse tipologie di stage (formativi/di orientamento e di inserimento/reinserimento), ma viene specificato come il termine sia elevabile fino ad un massimo di dodici mesi, «qualora il profilo professionale preveda un periodo di prova di almeno 6 mesi da Ccnl», cioè il contratto nazionale di lavoro, cita il testo. La vecchia normativa nelle Marche già prevedeva un limite di 6 mesi sia per entrambe le tipologie: una eventuale conferma a sei mesi costituirebbe un altro fattore positivo (a differenza delle linee guida, che evidenziano 12 mesi di durata massima in ambo i casi), ma rimane ancora da vedere se effettivamente sarà confermato. Presumibilmente rimarranno uguali anche i termini di 12 mesi per soggetti svantaggiati e disabili, elevabili fino a 24 mesi. La durata minima, invece, come da linee guida sembra essere confermata a due mesi, eccetto per i tirocini stagionali, il cui termine minimo è di un mese soltanto.

Tra i destinatari dello strumento stage, nella bozza delle Marche figurano, come nelle nuove linee guida nazionali, i soggetti in stato di disoccupazione, i lavoratori beneficiari di strumenti di sostegno al reddito, i lavoratori a rischio disoccupazione e i soggetti già occupati che sono in cerca di altra occupazione. Ricalcate dal testo del 25 maggio anche le definizioni dei soggetti promotori e dei soggetti ospitanti, così come i loro diritti e doveri, e le condizioni di attivazione (l’impossibilità di svolgere più di un tirocinio con lo stesso soggetto ospitante o di impiegare gli stagisti in sostituzione dei lavoratori, ad esempio). Per quanto riguarda i limiti numerici, nessuna variazione nemmeno nel criterio di assegnazione degli stage in base al numero di dipendenti (calcolati sulla base di quelli con contratto a tempo indeterminato o determinato ed esclusi gli apprendisti): 1 tirocinante in aziende con 0-5 dipendenti, 2 tirocinanti in aziende con un numero di dipendenti da 6 a 20, e nelle aziende con più di 20 dipendenti una quota di tirocinanti pari al 10%. «Il fatto di poter svolgere il tirocinio in aziende senza dipendenti a tempo indeterminato per noi costituisce un punto critico», sottolinea la sindacalista Ilari, evidenziandola come una «scelta che mette in seria discussione l’attivazione di progetti credibili e un tutoraggio efficace del tirocinante». Considerando che la vecchia normativa nelle Marche già prevedeva questo criterio, evidentemente l'istanza dei sindacati già non era stata accolta quattro anni fa.

Ma il limite numerico non è l’unico punto critico sollevato dalle parti sociali durante la discussione sulla prima bozza: «sembra che sia venuto meno il vincolo di stabilizzazione, che noi auspicavamo fosse di almeno un terzo. In questo senso abbiamo espresso la nostra preoccupazione verso il rischio di un uso improprio dei tirocini: soprattutto ora che i voucher sono stati soppressi, questo è un pericolo concreto» puntualizza Ilari. Quello della stabilizzazione dei tirocinanti è un vincolo importante che le Marche avevano già applicato specificamente ai tirocini di inserimento o reinserimento nella precedente normativa (la Dgr 1134/2013) e che impediva ai soggetti ospitanti di attivare tirocini per un anno se non avessero assunto, negli ultimi 24 mesi, almeno un terzo dei propri tirocinanti con contratto di durata almeno pari a quella del tirocinio stesso. Se questo punto dovesse decadere con il varo della nuova legge, sicuramente non rappresenterebbe un fattore positivo. Il criterio di premialità, invece, che consente alle aziende di prendere più stagisti quanti più ne assumono (1 tirocinio attivabile a fronte del 20% dei tirocinanti assunti negli ultimi 24 mesi; 2 tirocinanti a fronte del 50%, 3 tirocinanti a fronte del 75% e 4 tirocini per il 100% dei tirocinanti assunti, oltre la quota di contingentamento) rimane nella bozza delle Marche coerente con le linee guida, introducendo una novità che prima non era presente nella normativa. Permane, invece, la non cumulabilità tra tirocini curriculari ed extracurriculari, un punto che la Repubblica degli Stagisti aveva già sollevato come problematico.

Per il resto, le indicazioni contenute nella bozza preliminare della Regione Marche mantengono gli stessi principi delle linee guida (diritti e doveri del soggetto ospitante e del soggetto promotore, garanzie assicurative e modalità di tutoraggio), con minori variazioni per quanto riguarda i termini di rilascio dell’attestazione finale e di erogazione dell’indennità (nella bozza delle Marche il tirocinante deve aver svolto almeno il 75% della durata prevista nel progetto formativo, mentre le linee guida indicano una soglia leggermente inferiore, il 70%).

Infine, un punto importante sollevato dai sindacati è stata la richiesta di un monitoraggio dello strumento del tirocinio, per valutare la portata delle misure messe in campo e, in futuro, adottare i necessari accorgimenti. In parte, la Regione Marche ha già provveduto a raccogliere i dati sugli stage attivati, gli esiti occupazionali e le tipologie di contratti post-stage negli ultimi cinque anni: secondo l'Osservatorio del mercato del lavoro marchigiano, tra il 2012 e il 2017 (al 20 novembre) nella Regione sono stati attivati oltre 52mila tirocini, quasi raddoppiati tra il 2012 (6.405) e il 2017 (11.557). Sul totale dei 5 anni, un po' meno della metà (45%) degli stagisti ha avviato un rapporto di lavoro entro tre mesi dalla conclusione dello stage. Purtroppo i dati della Regione non riportano quale sia stato in questi anni il destino di quei 25.638 giovani che non hanno trovato un lavoro dopo la fine del loro stage.

Quel che si sa è che il 66% di quelli che sono stati assunti sono rimasti nell'azienda dove avevano svolto lo stage, per la maggior parte con contratto a tempo determinato (33%) o di apprendistato (29%), mentre i contratti a tempo indeterminato si fermano al 9%. In breve, la conclusione che possiamo trarre dai numeri è che lo stage nelle Marche è uno strumento utile ma, per capire davvero come migliorarlo in modo da renderlo un trampolino di lancio per il mondo del lavoro, bisognerebbe tenere traccia soprattutto di coloro che non riescono a inserirsi. Avranno intrapreso un altro tirocinio? Si saranno orientati su lavoretti più umili, magari in nero, per avere un minimo di entrata? O, peggio ancora, si saranno demoralizzati e saranno rimasti a casa, andando ad ingrossare le file dei Neet?

Non si sa quali criteri conterrà, alla fine, la legge sugli stage nelle Marche. A grandi linee, non sembra che i contenuti saranno molto diversi rispetto a quelli della normativa precedente, né in riferimento alle linee guida nazionali. Il che significa che, almeno in tempi brevi, le statistiche sugli stage rischiano di non cambiare in meglio.

Irene Dominioni

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