Master dei Talenti, le voci degli «ex»: Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 20 Feb 2010 in Storie

In occasione della pubblicazione del nuovo bando del progetto Master dei Talenti della Fondazione CRT, che quest'anno mette in palio 75 stage in giro per il mondo lautamente rimborsati dalla Fondazione e destinati ai migliori neolaureati degli atenei del Piemonte e della Valle d'Aosta, la Repubblica degli Stagisti ha raccolto le storie di alcuni ex. Ecco quella di Antongiuseppe Stissi.

Sono nato a Torino nel 1980 e lì ho vissuto fino all’età di 27 anni. Dopo lo scientifico scelsi il famigerato Politecnico, facoltà di ingegneria informatica: studiavo e contemporaneamente gestivo un cocktail bar, in cui lavoravo sei giorni la settimana dalle nove di sera fino all’una - e di venerdì e di sabato anche fino alle tre!
A gennaio 2006, subito dopo la laurea, cominciai come tutti a mandare cv in giro e dopo qualche colloquio in aziende non troppo convincenti ad aprile venni assunto in Booz Allen Hamilton, una società di consulenza direzionale di matrice statunitense con sedi italiane a Roma e Milano. Non mi proposero uno stage, ma direttamente un contratto a progetto. Lo stipendio non era nulla di eccezionale, circa 1500 euro al mese, ma il lavoro era interessante; mi assegnarono come cliente Fiat Powertrain, e così potei anche restare a vivere a Torino. Le attività erano le più disparate: piccole ricerche di mercato, creazione di survey interne, consulenza per la formalizzazione di alcuni processi aziendali… Dopo qualche mese cominciai a manifestare interesse per essere spostato all’estero, ma purtroppo non si presentavano proposte concrete. Nel frattempo nell’estate del 2006 feci il mio primo viaggio in Cina, un po’ per caso: capitò che un amico di famiglia che da qualche anno aveva cominciato a lavorare lì si trovasse in quel periodo in Italia e avesse lasciato un appartamento vuoto a Shanghai. Senza pensarci troppo presi un biglietto e partii in solitaria, per venti giorni. Tornato in Italia cominciai a cercare opportunità di lavoro in Cina – ma nulla si mosse fino a quando, nel gennaio 2007, si aprì il bando del Master dei Talenti della Fondazione CRT e decisi di candidarmi, focalizzandomi sui tirocini in Cina: in particolare ce n’erano due «papabili» per il mio profilo. Feci i colloqui di rito e ad aprile mi comunicarono che avevo vinto la posizione di stage in Fata, azienda del gruppo Finmeccanica. Accettai al volo e comunicai alla Booz Allen Hamilton le mie dimissioni, che diventarono effettive un paio di mesi dopo. Se ebbi qualche ripensamento a lasciare un contratto per uno stage? Assolutamente no, anche se il lavoro BAH era molto interessante: dal punto di vista economico, lo stipendio che percepivo era decisamente inferiore rispetto alla borsa che avrei ricevuto dalla Fondazione CRT. Una decina di giorni per preparare la partenza e a fine giugno partii alla volta di Pechino dove il 1° luglio iniziai il mio stage in Fata.
Lo stage prevedeva uno stipendio mensile di 3300 euro lordi, che ripuliti facevano circa 2400 netti; si svolse al 99% a Pechino, tranne per una fiera a Shanghai. Le mansioni prevedevano principalmente ricerche di mercato in ambito logistica (porti) ed energia (fonti rinnovabili). In Fata, trattandosi di un ufficio di rappresentanza, le persone erano davvero poche, due italiani e cinque cinesi; ma proprio mentre mi trovavo a Pechino un’altra azienda del gruppo, Ansaldo STS, cominciò ad appoggiarsi a noi per seguire una gara di appalto per una linea ferroviaria ad alta velocità in Cina e il caso volle che questo contratto arrivasse alla firma proprio quando il mio tirocinio stava per scadere. Così, poco prima che finisse il mio periodo con la Fondazione, Ansaldo mi offrì un lavoro: tornai di corsa in Italia a firmare il contratto e ritornai in Cina ad agosto. Rimasi a Pechino fino a settembre, dopodiché tornai a Genova per esigenze di progetto e lì rimasi, a parte un paio di trasferte cinesi di alcune settimane, fino a marzo 2009. Da quel momento sono tornato nuovamente, e questa volta (semi)definitivamente, in Cina. Il mio contratto attuale è locale (cinese), ma con un trattamento praticamente pari a quello di una trasferta. Aggiungendo allo stipendio base la diaria e i rimborsi vari arrivo a guadagnare una cifra abbastanza soddisfacente, in linea con quelle rilevate nella survey della Fondazione CRT [lo stipendio medio per gli ex tirocinanti MdT rimasti all'estero è 2400 euro al mese, con punte oltre i 3mila, ndr]; inoltre le tasse in Cina sono più basse di quelle italiane, si risparmia circa un 8%. Però i contributi non sono recuperabili,
perchè da quel che ho capito non esistono al momento accordi tra Italia e Cina in questo senso. Per questo in futuro vorrei riuscire a farmi pagare, specialmente se continuerò a lavorare all'estero, una sorta di pensione privata.
Del MdT ho sicuramente un bellissimo ricordo: un anno davvero divertente, spensierato, in un paese tutto nuovo (che ancora oggi mi riserva sorprese e sfide quotidiane) e con una disponibilità economica, considerato anche il più basso costo della vita locale, davvero superiore alla media. Vivevo spendendo circa 1400 euro al mese, con un tenore di vita che sicuramente in Italia non avrei potuto mantenere nemmeno dando fondo completamente alla lauta borsa del MdT. Avevo preso in affitto di un monolocale e pagavo più o meno 350 euro al mese, più una trentina di euro per spese tipo internet, acqua calda ed elettricità.
Non avendo fatto altri stage precedentemente mi è difficile fare paragoni, ma immagino che quello che differenzia il Master dei Talenti dagli altri sia il trattamento economico di tutto rispetto e l’attenzione con la quale la Fondazione segue gli stagisti per garantire in caso di problemi con l’azienda ospitante una pronta soluzione. Difficile dire se la mia vita è stata cambiata dal MdT o se ho scelto il MdT perchè volevo cambiare vita: sicuramente è stata una fantastica opportunità, capitata proprio nel momento giusto, e  ha dato una “accelerata” al mio percorso.
Tornare in Italia? Per il momento non è in programma e credo che non lo sarà ancora per molti anni. Vengo una volta all'anno a trovare parenti e amici; di solito però preferisco godermi le vacanze da queste parti, ci sono ancora molti posti che voglio visitare. I miei genitori soffrono un po' la distanza ma sono convinto che, soprattutto osservando lo sconsolante panorama lavorativo italiano, siano contenti della mia scelta.

Testo raccolto da Eleonora Voltolina


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