Merito e politiche per la conciliazione vita-lavoro: in EY si lavora così

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 04 Feb 2018 in Notizie

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EY, colosso internazionale della consulenza di direzione – 250mila dipendenti in tutto il mondo, 5mila solo in Italia lancia l'Alleanza per il lavoro del futuro, un nuovo progetto per contrastare la disoccupazione giovanile. In linea con la policy virtuosa applicata alle assunzioni di personale – l'azienda fa da anni parte del network della Repubblica degli Stagisti l'obiettivo «è coinvolgere almeno 50 aziende per creare 100mila posti di lavoro nei prossimi cinque anni» spiega il comunicato, di cui 7.500 dentro EY. 

Ad essere coinvolte saranno non solo le pmi, che sono «la grande maggioranza delle imprese italiane» come ricorda l'ad Donato Iacovone, e che, a differenza delle grandi aziende che stanno già puntando sulle nuove generazioni, «hanno ancora molto margine per ampliare gli investimenti sul lavoro del futuro e ottenere così un vantaggio competitivo». I destinatari saranno anche università e scuole superiori.

Occasione per parlare della nuova iniziativa è stata la convention aziendale dei giorni a scorsi all'Auditorium Parco della musica,
a Roma, proprio nella sala dove si esibisce l'orchestra dell'Accademia Santa Cecilia. Un evento all'avanguardia, di quelli che si ricordano: audio da concerto, proiezioni di video, steady-cam a riprendere la scena e riproiettarla sul maxi schermo, i giornalisti tv Luca Telese e Barbara Carfagna a presentare i team aziendali che uno a uno si sono alternati sul palco. Il compito – di fronte a una platea foltissima, la sala era piena – quello di raccontare cosa fa l'azienda. Ed è lì che la 'virtuosità' passa dalle parole ai fatti. A colpire è infatti il gran numero di giovani e di donne.

C'è per esempio il team marketing, al momento alle prese con Sky, di cui cura la parte digitale, partito con soli tre membri e poi moltiplicatosi negli anni grazie al successo dell'operazione. All'emittente tv EY ha rivoluzionato in questi anni la cosiddetta 'customer experience', risultato che probabilmente non sarebbe arrivato senza l'impiego di tanti giovani, e valorizzando per una volta il tanto decantato merito. Prova ne sia è Silvia, laureata in Ingegneria matematica che – studiando i big data e inventando un apposito algoritmo – ha realizzato un meccanismo che fa apparire sul decoder del cliente i suggerimenti dei film più indicati per lui. E ancora, il team dei formatori, che viaggia di continuo in tutto il mondo per formare i dipendenti dei clienti EY, e che mette insieme competenze di ogni tipo. Come quelle di Francesca, che non sognava di fare la consulente e che in passato si dedicava al teatro e al giornalismo. Adesso usa quelle skill per insegnare agli altri.

E poi il giovane team legale, che cerca di evitare i fallimenti aziendali, trovando soluzioni di ristrutturazione del debito che garantiscano continuità. E il gruppo 'Tas', quello che gestisce dismissioni, acquisizioni e ristrutturazioni societarie e che negli ultimi anni ha rimodellato gli spazi retail di luoghi come la stazione Termini di Roma o quella di Tokyo. Alla guida c'è Katia, moglie e madre di due bambini, che spiega: «Si può fare, non ci sono particolari trucchi, basta scegliere un compagno che ti stimi anche per i tuoi successi professionali». Ma non guasta neppure un'azienda che favorisca il work life balance. Tra le politiche di welfare messe in atto da EY c'è infatti il 'Mamme@EY', policy maternità che garantisce alle professioniste un ampliamento delle tutele economiche, migliore conciliazione lavoro/vita privata e, allo stesso tempo, pari opportunità di crescita e carriera. Proprio per questo è stata insignita da questa testata nel 2017 dell'AwaRdS speciale Donne al lavoro, un premio attribuito da RdS insieme a Maam. Senza dimenticare il piano Welfare Innovativo attraverso cui EY premia in maniera periodica le abilità delle risorse attraverso alcuni benefits, con un sistema cosiddetto di 'pay for competencies'.


Forte anche di un fatturato importante (quello italiano nel 2017 è stato di 640 milioni, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, quello mondiale di 31,4 miliardi di dollari), l'azienda ha assunto nell'anno appena chiuso 1.250 nuove leve suddivise tra neolaureati e professionisti con esperienza. Di queste 800 sono stati stage, di cui la maggior parte (95 per cento) trasformati in apprendistato, mentre 400 sono assunzioni a tempo indeterminato.

E anche le modalità di recruiting stesse sono spesso innovative, come la Repubblica degli Stagisti ha avuto modo di raccontare già in passato. L'Alleanza per il lavoro del futuro parte insomma su buone basi. Ad aderire per ora sono in 21 aziende: tra loro Docomo Digital, GE Italia, Italiaonline, Luiss Business School, Microsoft, Nana Bianca, SAP, Spencer Stuart. Per definire le azioni concrete da mettere in campo per
tirare fuori i 100mila nuovi posti di lavori c'è una data: il network si riunirà per la prima volta l’8 febbraio a Milano, per l'apertura ufficiale dei lavori.

Ilaria Mariotti 

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