Campus Mentis, D'Ascenzo: «Facciamo orientamento, non placement»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 21 Feb 2012 in Interviste

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Fabrizio D’Ascenzo, ordinario di Economia all’università La Sapienza, è anche direttore del centro di ricerca ImpreSapiens, che gestisce l’iniziativa Campus Mentis avviata dal ministro Giorgia Meloni nel 2009 (allora si chiamava «Global Village Campus») con un evento sperimentale a Pomezia. L’anno successivo le tappe diventarono tre – Pomezia, Catania, Abano Terme – con un coinvolgimento di circa 1.500 ragazzi («al lordo di chi non si presenta senza nemmeno avvisare, purtroppo»). Ora Campus Mentis è inserito nel pacchetto «Diritto al futuro»: nel 2011 sono già stage realizzate due tappe (Milano e Abano), la prossima è in calendario per fine febbraio a Napoli. Impresapiens è un centro di studi universitario, trasversale a più dipartimenti e facoltà, che riunisce venti professori più una dozzina di collaboratori. Nel 2009 e 2010 ha ricevuto dal ministero l’incarico diretto annuale per la realizzazione di Campus Mentis; nel 2011 invece l’incarico – sempre con la formula dell’assegnazione diretta – è diventato triennale, con un appalto di 1.489.500 euro per un arco temporale di 32 mesi.
La Repubblica degli Stagisti ha voluto cogliere l'occasione del "caso Avec", l'azienda che ha utilizzato la mailing list di giovani raccolta a Campus Mentis per veicolare un'offerta commerciale, per fare il punto con D'Ascenzo sull'organizzazione e le criticità.

stageProfessore, come monitorate che le imprese che partecipano a Campus Mentis non usino l’evento per vendere i propri prodotti, invece che offrire opportunità di lavoro?
La nostra finalità è offrire un'ampia platea di imprese a disposizione dei ragazzi. Una volta che veniamo a conoscenza di soggetti che se ne "approfittano" cerchiamo di prendere i nostri provvedimenti: per avere un ritorno, consultiamo anche più volte i partecipanti.

Come?

Via email, normalmente a un anno dalla loro partecipazione al Campus: un tempo ragionevole per capire che cosa stanno facendo.

Però per altri versi meno ragionevole: una storia come quella svelata dalla Repubblica degli Stagisti, relativamente a un'azienda che voleva vendere stage all'estero a pagamento, a distanza di un anno potrebbe sfuggire.

Questo è vero. Noi facciamo il contatto a distanza di un anno per capire cosa stanno facendo a livello lavorativo, per il placement. Tuttavia il nostro primo obiettivo non è il placement, è l'orientamento al lavoro.

Non è un po' tardi per fare orientamento al lavoro su gente che è già laureata, magari da tempo?

Le università hanno degli uffici placement che su certi aspetti francamente non completano la preparazione: per esempio non insegnano come si fa un curriculum vitae. Noi cerchiamo di offrire altri elementi a completamento, per irrobustire il bagaglio dei ragazzi. Se dicessimo "Vi faremo trovare lavoro" saremmo dei venditori di fumo: il punto fondamentale, che a volte non viene compreso e che alcuni ragazzi forse non vogliono capire, è che noi gli mettiamo a disposizione delle opportunità, non certezze. La  finalità è permettere ai ragazzi di incontrare congiuntamente nello stesso luogo e in un periodo di tempo limitato una pluralità di aziende.

Però se il fine è mettere in contatto una pluralità di aziende in un tempo limitato con un gruppo di giovani che stanno cercando lavoro, non è un po' ipocrita dire che Campus Mentis non è un career day?

È evidente che questi ragazzi sono alla ricerca di lavoro. Ma noi ci rivolgiamo prevalentemente a neolaureati: anche se poi non possiamo escludere coloro che sono laureati da più tempo, perché sarebbe iniquo.

Dunque Campus Mentis è più efficace sui neolaureati: cioè da quanto?

Da poco: diciamo nei primi sei mesi. Però, essendo una iniziativa per tutti, ci sono anche persone laureate da più tempo, che magari qualche lavoro lo hanno fatto già. Ma è giusto che sia così: forse non avevano trovato quello che stavano cercando.

O forse avevano trovato un lavoro temporaneo e poi gli è scaduto il contratto.

Può essere anche questo, capita. Questo fa parte delle cose che noi non possiamo tenere sotto controllo. Come non possiamo prenderci responsabilità rispetto a come le aziende si rapportano ai ragazzi. Questa vicenda che avete fatto emergere voi sicuramente non è leale, e provvederemo a fare i nostri accertamenti. Però sono cose che avvengono successivamente al Campus.

A monte: come vengono selezionate le imprese?

Il nostro partner Cegos Search si occupa di comporre il pacchetto di partecipanti. Dal nostro sito riceve le candidature delle aziende che desiderano partecipare e seleziona. In più ci dà suggerimenti su imprese qualificate disponibili a partecipare.

La partecipazione è gratuita?

Assolutamente gratuita, diciamolo a chiare lettere.

Chiedete alle aziende partecipanti, a cui state quindi regalando della visibilità, di assicurare che abbiano posizioni aperte?

Assicurare, no. L'interesse, sì. Nel senso: "siete interessati a venire a vedere buoni profili?".
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Troppo facile…

Posso ribattere dicendo che ci è capitato più volte di vedere aziende che venivano con diffidenza, specialmente nelle prime edizioni. Poi, verificato il livello dei ragazzi, aprivano più posizioni.

Parliamo del caso Avec. Ha avuto lo spazio gratuito dentro Campus Mentis
[nell'immagine, il suo stand in una delle ultime tappe], è venuta in contatto con centinaia di ragazzi, e poi invece di proporre dei lavori ha proposto di comprare i suoi viaggi "stage" all'estero. Cosa farete?
Anzitutto le nostre verifiche; qualora le cose stessero effettivamente così, non lavoreremmo più con questa azienda. Sanzionarla sarebbe impossibile, non avremmo strumente per farlo: ma sicuramente chiederemo ragione del loro comportamento ed eventualmente la escluderemo dalle tappe successive.

Parliamo di profili bassi: i partecipanti di Campus Mentis sono tutti laureati con alti voti. Eppure la Repubblica degli Stagisti è venuta a sapere che vi sono aziende che sono venute a proporre posizioni per cui addirittura c’erano requisiti fisici, tipo l'altezza per una ragazza.

Prima di tutto potrebbero essere aziende che si stanno affacciando oggi sul mercato e hanno quindi necessità di riempire diversi ruoli, tra cui – non lo escludo – anche la hostess. Da un altro punto di vista è chiaro che nessuno è obbligato ad accettare una posizione. C'è chi può dire "non mi interessa, il mio profilo è più elevato" ma c'è anche chi può dire "intanto entro così, poi posso migliorare all'interno".

I laureati in Lettere, Scienze della comunicazione, Lingue dicono di venire "rimbalzati", e che tutti vogliono solo ingegneri ed economisti. Come si può lavorare sull'apertura di posizioni anche per profili non strettamente scientifico-economici?

Il fatto che siano più ricercate le lauree in economia e ingegneria lo dice il mercato, non noi.

Però voi attraverso fondi pubblici offrite ad un'azienda una cosa che quell'azienda sul mercato pagherebbe 4-5mila euro.

Io infatti ho sempre pensato che noi stiamo offrendo molto.
stage
Allora se offrite molto, perché non chiedere in cambio la garanzia che le aziende partecipanti aprano posizioni anche per laureati in materie deboli? In questo modo si potrebbe davvero trasformare Campus Mentis in qualcosa di più che un career day.

No però non dica così, noi ci teniamo a differenziarci dai career day!

Con tutti i distinguo del caso, nel momento in cui il ragazzo passa da uno stand all'altro la situazione è in qualche modo assimilabile ad un career day, anche se poi c'è tutto il resto.

Sì e no. Nel senso: è vero che il ragazzo passa da uno stand all'altro, ma non lascia solo il curriculum. Fa un colloquio, parlando con persone qualificate. Troppo spesso nei career day le persone dietro gli stand stanno lì esclusivamente a raccogliere curriculum. Certo non facciamo la "rassegna" la mattina, ma la nostra richiesta è di avere - e nella stragrande maggioranza dei casi questo avviene - persone qualificate.

Quindi addetti HR assunti ed esperti?

Questa è la nostra richiesta. Poi se ci sono stati dei casi in cui le persone non avevano queste caratteristiche, significa che non l'hanno rispettata. Un punto che vorrei sottolineare è che non possiamo fare richieste troppo stringenti, imporre alle aziende "fai questo".

Però si potrebbe per esempio chiedere loro di dare prima l'elenco di chi ci sarà, con la qualifica, e dire no a chi manda lo stagista o la hostess.

Magari potesse essere così diretto! Le aziende non lo fanno.

Ma chi riceve gratis questa possibilità potrebbe anche adeguarsi a qualche regola.

Temo l’effetto boomerang: l'irrigidimento porterebbe qualche azienda a ritirarsi, e di conseguenza i ragazzi se ne troverebbero a disposizione di meno.

Ultima questione, la sistemazione in alberghi a 4 stelle. Alcuni giovani sono rimasti sorpresi dal lusso di questo pacchetto.

Lei fa riferimento solo alla tappa di Milano: Abano non era assolutamente sullo stesso livello. Ma mi perdoni il sorriso: da una parte si dice l'albergo è brutto, dall'altra che l'albergo è troppo bello. La domanda che faccio io è: ma lo sapete che tariffe abbiamo pagato noi o no?

Ce le dica!

No, io non ve le dico. Ma vi assicuro che abbiamo avuto da quella struttura un'offerta estremamente concorrenziale per la piazza di Milano. Quindi tranquillizzo tutti: non sperperiamo soldi!

intervista di Eleonora Voltolina

Qualche giorno dopo questa intervista il professor D'Ascenzo, relativamente al caso della Avec srl, ha scritto alla redazione della Repubblica degli Stagisti: «Vi comunico che, a seguito della vostra segnalazione, è stata inviata alla azienda che mi avevate evidenziato una lettera di esclusione».

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