Almalaurea, crollano occupazione e stipendi dei laureati. E chi fa uno stage ha solo il 6% in più di opportunità di lavoro

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 22 Mar 2011 in Approfondimenti

Laurearsi in Italia non sempre paga, o comunque non a pochi anni dal titolo. È quanto emerge dal rapporto Almalaurea 2011 sull’occupazione dei laureati. I numeri parlano chiaro: il 77% dei laureati triennali del 2007 risultava occupato a un anno dalla laurea, mentre per i laureati 2009 la percentuale è scesa al 71%. Sorte ancora peggiore è toccata all’occupazione degli specialistici, passata nello stesso arco di tempo dal 45 al 37%. La stessa curva negativa si riflette anche sulla disoccupazione, che cresce di ben otto punti per i laureati a ciclo unico (nello studio analizzati a parte rispetto ai laureati specialistici ‘semplici’).

E neppure paga in termini di occupazione lo svolgimento di tirocini durante il percorso di studi, nonostante siano più che raddoppiati dal 2001. A cinque anni dal titolo, solo uno su dieci ha ottenuto lavoro grazie a uno stage prima della laurea. Le cose non migliorano per i laureati di secondo livello dell’anno 2009: lavora infatti il 58% di chi ha seguito un tirocinio durante gli studi contro il 52% di chi non può vantarlo. In pratica dopo uno stage in Italia si hanno solo sei probabilità su cento in più di trovare un impiego. Se si guarda però agli stagisti post-laurea, in particolare a chi non lavorava al momento del titolo, l’occupazione cresce fino a toccare il 60% contro il 40% di chi non ha fatto alcun tirocinio. E ancora, gli stage collegati a un master 44 volte su cento sono serviti a trovare lavoro: dunque stando ad Almalaurea un investimento in uno stage a percorso di studi concluso, così come in un corso di specializzazione, può risultare davvero utile.

La precarietà è l’altro campanello d’allarme. Il lavoro stabile è diminuito dal 50 al 46%, e contemporaneamente sono aumentati gli atipici e i senza contratto: i primi – considerando il gruppo degli specialistici – sono il 46%, percentuale che coincide dunque con chi ha una posizione di lavoro ‘classica’. A questo punto c’è da chiedersi se abbia ancora senso usare l’aggettivo ‘atipico’.

E ancora gli stipendi, sempre più bassi. Se un laureato del 2007 ha una retribuzione di poco superiore a uno del 2009, la forbice si allarga per gli specialistici: la differenza per loro schizza a 120 euro.  Un crollo di potere d’acquisto che fa registrare addirittura un record negativo del 9,6% per i laureati pre-riforma, che dichiarano uno stipendio medio di 1320 euro: i colleghi del 2000 ne guadagnano 1460.

Impietoso anche il confronto con l’estero. I laureati specialistici 2009 che hanno deciso di emigrare oltralpe prendono un sostanzioso stipendio: più o meno 1570 euro. Fossero rimasti in Italia, dimostra Almalaurea, si sarebbero dovuti accontentare stato di poco più di mille euro. E un laureato pre-riforma? Per lui lo scarto è di più di 700 euro rispetto a un connazionale restato in Italia: un cervello 'fuggito all'estero' guadagna infatti circa 2mila euro, mentre in Italia la sua busta paga sarebbe stata di nemmeno 1.300 euro. Forse uno dei motivi dell’esodo delle migliori menti italiane?

L’età media al momento della laurea (in base a un dato della rilevazione 2010) risulta invece in diminuzione, se si considera il valore al netto delle immatricolazioni tardive (dopo i 19 anni): se per i laureati pre-riforma  era di 27 anni, adesso ci si attesta attorno ai 24 per la triennale e non oltre i 25 per la specialistica. Un dato ancora alto ma che – sottolinea il direttore di Almalaurea Andrea Cammelli – va collegato al maggiore stazionamento degli studenti italiani nelle scuole superiori, in media un anno in più rispetto all’Europa.


Ilaria Mariotti  


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