Marianna Lepore
Scritto il 17 Gen 2017 in Approfondimenti
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Puntuale, come ogni anno, è arrivato il provvedimento per la domanda per «un ulteriore periodo di perfezionamento» presso gli uffici giudiziari. Chi segue la Repubblica degli Stagisti saprà già di cosa si sta parlando. È un provvedimento diretto a quelle centinaia e centinaia di stagisti, nella maggior parte disoccupati ed ex cassintegrati anche over 40, che dal 2010 vengono utilizzati per il funzionamento del settore giustizia. Persone, inizialmente all’incirca 2600, che negli ultimi sei anni sono andati a lavorare con il ruolo di “stagisti”, consentendo di fatto ai tribunali e corti di appello di funzionare.
L’ultimo provvedimento che li riguarda è stato pubblicato il 9 gennaio di quest’anno e scadeva alla mezzanotte del 16, dopo appena una settimana. Dentro c'è, nero su bianco, quello che ormai nemmeno il ministero si vergogna più di scrivere: «domanda per svolgimento di un ulteriore periodo di perfezionamento presso gli stessi uffici giudiziari», in continuità con quello che già nel novembre del 2015 era stato definito «ulteriore periodo di perfezionamento nella struttura organizzativa “Ufficio del processo”».
Questa volta i tirocinanti che hanno presentato la domanda dovevano manifestare «l’interesse allo svolgimento dell’ulteriore periodo di perfezionamento, per una durata non superiore ai 12 mesi, presso lo stesso ufficio giudiziario ove l’istante era stato assegnato» nella selezione del 2015 (dimostrazione che il bando quindi non era per tutti, ma solo per alcuni) e ricordarsi anche, come previsto al punto 3, «di indicare in modo espresso la richiesta di attribuzione della borsa di studio».
I destinatari in realtà, come detto, non sono tutti gli ex tirocinanti degli uffici giudiziari, ma solo quelli che hanno partecipato al bando di novembre 2015 per 1.502 posti con il quale, dopo anni di stage-precariato, solo 1.231 avevano avuto l'assegnazione del posto e di questi avevano siglato il progetto formativo in 1.115. Quindi meno della metà di quelli che negli anni precedenti avevano servito nei tribunali. Anche questa volta questi stagisti, che hanno svolto l’ultimo periodo di perfezionamento, facendo domanda prenderanno per un altro anno circa 400 euro al mese. Una spesa coperta da risorse destinate con la legge di stabilità per il 2017 per un importo totale di oltre 5 milioni e 800mila euro.
In tutto questo una nota vagamente positiva c’è: nel bando è infatti richiesto ai tirocinanti di specificare se abbiano presentato domanda per la partecipazione al concorso pubblico per 800 posti a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente giudiziario, pubblicato a fine novembre 2016, «atteso che nello stesso è previsto punteggio aggiuntivo per i tirocinanti». Una battaglia, quella dei punti aggiuntivi e quindi del riconoscimento del lavoro svolto, che da sempre i «precari della giustizia» – come si sono autodefiniti questi lavoratori «falsi» stagisti – portano avanti, di cui la Repubblica degli Stagisti aveva già parlato intervistando Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil.
Resta però il fatto che in sette anni il ministero non sia riuscito a trovare un altro modo per inserire in organico questi soggetti che affollano i tribunali, sono conosciuti da tutti e soprattutto aiutano a far funzionare l’andamento della giustizia.
Al di là delle rivendicazioni degli stagisti attuali e passati, delle giustificazioni che arrivano dal ministero sul perché non si possa trovare una soluzione – il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri già nel 2015 alla Repubblica degli Stagisti aveva dichiarato di non ritenere che si potesse «pensare a una stabilizzazione, nemmeno giuridicamente», – quello che sta più a cuore a questa testata è il problema della proroga contro legge dei tirocini.
Si era partiti con un primo provvedimento che parlava di tirocini formativi, per cui secondo la normativa di allora (e anche attuale) non sarebbe possibile una durata superiore ai dodici mesi (proroghe comprese), e da allora si è passati a provvedimenti che parlavano di “completamento di tirocini”, di “perfezionamento” e oggi di “ulteriore periodo di perfezionamento” (seguente a un altro “ulteriore periodo”). Consentendo, di fatto, un unico lungo tirocinio che va avanti dal 2010 – con alcuni periodi di sospensione – mai contemplato dalla legge. La continuità è confermata anche dal fatto che ai vari bandi hanno potuto progressivamente partecipare solo le persone che avevano preso parte ai precedenti periodi formativi.
A più riprese nei vari bandi è stato però sempre specificato che «lo svolgimento del tirocinio formativo non instaura alcun rapporto di lavoro, anche temporaneo, con il Ministero della giustizia, né determina l’insorgenza di obblighi previdenziali».
E la cosa più grave non è solo che i bandi susseguitisi negli anni sono stati diretti a soggetti che quella formazione l’avevano già fatta, ma sopratutto che erano rivolti a persone nella stragrande maggioranza dei casi ex cassintegrati, o in mobilità. Persone che avrebbero avuto bisogno di veri percorsi di reinserimento e poter vedere, dopo qualche eventuale mese di formazione, un vero inserimento lavorativo.
Ma forse la soluzione è proprio nella confusione delle parole. Si definisce “tirocinio” qualcosa che tale non è, e che viene reiterato con un cavillo. Si legge, infatti, che la «proroga dei tirocini è finalizzata alla definizione dei progetti avviati dagli uffici con i tirocinanti» ed è disposta dall’articolo 1 comma 340 della Legge n. 232 dell’11 dicembre 2016. Gli uffici interessati devono corredare ogni domanda con un’attestazione del capo dell’ufficio giudiziario «dalla quale risulti che lo svolgimento del richiedente dell’ulteriore periodo di perfezionamento è funzionale alle esigenze dell’ufficio». Ma in un periodo di caos e lentezza del sistema giustizia ci sarebbe mai qualcuno disponibile a dire che una persona in più non è funzionale? E poi gli stage dovrebbero essere funzionali alle esigenze degli stagisti, non a quelle dei soggetti ospitanti.
In attesa dello svolgimento del concorso – che comunque non coprirà tutta la carenza di personale – della piena realizzazione dell’ufficio del processo e di eventuali nuovi provvedimenti o leggi di bilancio, anche per il 2017 circa mille tirocinanti tenaci avranno un “lavoro non lavoro”. Porteranno a casa 400 euro al mese, che per molti è meglio di niente. Ma è ben triste che il nostro Paese sia ridotto così.
Marianna Lepore
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