Pratica forense, all'Avvocatura ancora gratis. Per colpa di un comma

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 16 Mag 2012 in Interviste

Nel 2010 l'Inps era finita nell'occhio del ciclone, con tanto di interrogazione parlamentare, perchè la Repubblica degli Stagisti aveva messo in evidenza che per i praticantati svolti al suo interno da giovani neolaureati in giurisprudenza non prevedeva alcun compenso. E questo in contraddizione con il codice deontologico forense. La pratica del tirocinio professionale non retribuito, in effetti, coinvolgeva e coinvolge non solo l'Inps ma molti enti pubblici: lo stesso istituto di previdenza infatti si era giustificato dicendo di aver ispirato e uniformato la sua policy a quella dell'Avvocatura dello Stato. In questo contesto, all'inizio del 2012 è stato finalmente sancito per legge (nel cosiddetto decreto liberalizzazioni) l'obbligo a erogare, dopo i primi 6 mesi, un compenso forfettariamente concordato a tutti praticanti: la norma non distingue tra avvocature di enti pubblici e studi professionali privati. L'Inps, a tempo di record, ha annunciato di volersi adeguare e di aver già emanato una circolare prevedendo di dare d'ora in poi un rimborso tra i 300 e i 450 euro ai suoi praticanti. E l'Avvocatura? La Repubblica degli Stagisti ha chiesto lumi all'avvocato dello Stato Massimo Salvatorelli. Romano, classe 1956, già coordinatore della V° sezione dell'Avvocatura Generale, Salvatorelli è attualmente componente del comitato consultivo dell’Avvocatura e fa parte della segreteria particolare dell’Avvocato Generale.    

stage lavoroFinora l'Avvocatura dello Stato non ha erogato alcun compenso ai giovani praticanti avvocati in forza presso le sue sedi, scegliendo di non ottemperare all'articolo 26 del codice deontologico forense che prevede l'obbligo di corrispondere «un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto». Perché?

Non è una scelta nostra: il punto è che noi non abbiamo nessun rapporto con quel codice deontologico, perché siamo una cosa diversa dal Foro. L'avvocato dello Stato non è un libero professionista, non lavora in un'organizzazione a scopo di lucro, non fattura nulla ai propri clienti. Che sono peraltro clienti molto particolari: le amministrazioni statali. Gli avvocati dello Stato non sono nemmeno iscritti all'albo professionale: chi vince il concorso ed entra qui dentro si deve cancellare.
Questo dunque è il motivo per il quale voi non siete sottoposti al Codice deontologico forense…
Perché noi facciamo un altro mestiere. Abbiamo un vincolo di patrocinio: non possiamo patrocinare altri soggetti diversi da quelli che sono patrocinati dall'Avvocatura dello Stato. Abbiamo un nostro codice deontologico, ma sono norme statali che regolano la nostra attività e più in generale l'attività dei pubblici funzionari. Rispondiamo alla Corte dei conti della nostra attività, non a un consiglio di disciplina forense.
Questa condizione è esclusiva degli avvocati dello Stato o per esempio anche gli avvocati dell'Inps, dell'Inail e di altri enti pubblici hanno questo obbligo di disiscriversi?
Un tertium genus. Gli avvocati di alcuni enti sono iscritti a un albo speciale tenuto dal Consiglio dell'Ordine, in cui sono iscritte delle persone che possono patrocinare solo determinati soggetti, e non all'albo generale.
Chi è iscritto all'albo speciale è comunque soggetto al Codice deontologico?
Direi di sì, perché esso dipende sempre dal Consiglio dell'Ordine.

Quindi ecco spiegato perché l'Avvocatura non è tenuta a rispettare l'articolo 26. A questo punto spieghiamo da dove deriva la decisione di non erogare un compenso ai praticanti. Dalla mancanza di denaro?
Sì. In passato si è parlato tante volte della possibilità di riconoscere qualcosa ai praticanti, ma il ministero delle Finanze non ha mai reperito i fondi. Sappiamo che esistono enti pubblici che danno un compenso: hanno un loro bilancio autonomo, e hanno inserito una voce apposita. Noi non abbiamo questa possibilità: anzi se facessimo una cosa del genere forse commetteremmo addirittura un reato, perché si tratterebbe di distogliere soldi che in bilancio hanno una certa destinazione per una destinazione diversa.
Ma siccome il bilancio si fa ogni anno si può prevedere da un certo punto in poi una voce apposita, no?
In astratto è certamente possibile, anzi a titolo personale direi perfino auspicabile. Però non dipende da noi, bensì dalla Ragioneria dello Stato. E non costerebbe poco.
stage lavoroCon la conversione in legge del decreto liberalizzazioni è diventato operativo anche l'articolo 9, che al comma 4 prevede che al tirocinante debba essere «riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio». L'Avvocatura intende adeguarsi?
No. Perché leggendo tutta la norma, al comma 8 si legge che «dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
Secondo la vostra interpretazione cioè questa riga vi esonera dal dovere di dar seguito al comma 4?
Certamente.
Tutte le amministrazioni pubbliche saranno esonerate perché c'è scritto che non ci dovranno essere maggiori oneri?
La norma parla che non devono derivare «nuovi» oneri. Chi invece avesse già una voce di bilancio che lo prevede, sarebbe tenuto a seguirla.
Quindi per chi ha ad oggi una voce di bilancio che lo prevede, il compenso diventa obbligatorio; chi non ce l'ha, non lo può mettere.
Certo. Stiamo parlando sempre di danaro pubblico, quindi con dei vincoli. L'avvocato del libero Foro può fare dei suoi soldi quello che desidera, noi no.
Ma l'Avvocatura non potrebbe tagliare su qualcosa per mettere risorse sui rimborsi?
Sì, si potrebbero distogliere soldi da una parte e metterli da un'altra. Ma comunque non potremmo farlo noi di nostra iniziativa: è il Parlamento che approva la legge di bilancio. Bisognerebbe introdurre una voce per il «compenso per l'attività dei praticanti», per esempio. Considerando che all'interno dell'Avvocatura in tutta Italia ci sono circa 300 praticanti, se prevedessimo di dare 500 euro al mese per tutti i 18 mesi, la misura costerebbe 2 milioni 700mila euro.
Quindi al momento avete 300 praticanti in servizio all'Avvocatura dello Stato?
Intanto non bisogna utilizzare mai la parola "in servizio", perché il servizio è quello del dipendente! Queste persone non entrano in nessun ruolo e non hanno nessuna qualifica. Non sono in servizio. Hanno molta libertà rispetto a quella dei praticanti presso gli avvocati del libero Foro, che spesso lavorano come dei dipendenti. Da noi il praticante non viene utilizzato per attività istituzionali, perché ci sono persone che sono pagate per svolgerle. Il praticante studia, segue l'avvocato, va in udienza con lui. Prepara gli atti, i pareri. Certamente vede poi com'è fatta una cancelleria - insomma fa tutto quello serve per soddisfare il requisito della compiuta pratica. Per quanto riguarda i numeri c'è un decreto dell'avvocato generale che fissa per tutte le Avvocature il tetto massimo "tanti avvocati quanti praticanti". Il numero degli avvocati dello Stato in servizio in questo momento è attorno ai 330, di cui una novantina a Roma. Per accogliere i praticanti facciamo una leva più o meno ogni quattro mesi, tre all'anno. In questo momento nella sede di Roma ci sono circa 90 praticanti: nelle altre Avvocature distrettuali non posso saperlo con precisione, perché ciascuna gestisce i suoi autonomamente.
Quante candidature ricevete?
Nel 2011 abbiamo avuto 210 richieste qui a Roma. Facendo una media degli ultimi anni, siamo intorno alle 200-250; quest'anno alla prima selezione abbiamo avuto 67 risposte. Consideri che qui il praticante fa un tipo di esperienza in parte diversa da quella del libero Foro: l'Avvocatura permette di vedere il funzionamento dell'amministrazione dall'interno. E poi si fa tutto: costituzionale, comunitario, amministrativo, penale, civile - mentre spesso negli studi privati si fa solo quello che fa lo studio. Inoltre la compiuta pratica presso l'Avvocatura, come prevede una norma di legge, costituisce titolo preferenziale a parità nei concorsi in Avvocatura.
Ah, questa è una cosa molto importante.
Infatti. Non ci sono concorsi riservati, e beninteso il praticante è un concorrente come gli altri. Però a parità di graduatoria in concorso, da noi il primo titolo di preferenza è quello di avere compiuto la pratica qui dentro.
Lei dice che degli enti pubblici che danno un rimborso ai propri praticanti alcuni richiedono poi prestazioni lavorative, addirittura con orari di lavoro. Ma lavorano molto anche quando non vengono pagati. L'Inps per esempio, che finora non ha previsto un rimborso, li utilizza come e più di uno studio privato, con l'aperto obiettivo di smaltire le sue centinaia di migliaia di cause pendenti.
Quella è patologia però. Usare i praticanti per smaltire il proprio contenzioso è più che sbagliato. In Avvocatura questo non accade mai. Io con i miei praticanti, per esempio, mi vedo più o meno una volta alla settimana. Al momento ne ho solo uno: gli dò del materiale da studiare, lui mi manda il suo lavoro via mail, io gli rispondo con le mie osservazioni, poi ci rivediamo, finiamo di scrivere l'atto e andiamo in udienza. La presenza fisica qui di questo ragazzo è di 2-3 ore a settimana: però lavora per me, anche a casa, in rete. Poi magari capita la volta che dobbiamo scrivere un atto e stiamo qui tutto il giorno fino alle 10 di sera.
Vediamo ora quanti sono gli avvocati dello Stato e qual è il bilancio dell'Avvocatura.
Gli avvocati dello Stato, compresi anche i procuratori, sulla carta per legge sono 390 in tutta Italia. Naturalmente non siamo mai quel numero, anche perché c'è chi va in pensione e non viene sostituito, sempre per problemi di bilancio. In questo momento dovremmo essere sui 330: non c'è grande ricambio, negli ultimi 4 anni abbiamo assunto 40 procuratori e non più di cinque-sei avvocati. 
Quanto guadagnate mediamente?
Facendo una media di tutti gli avvocati e procuratori, dagli anziani ai giovani appena entrati, l'importo annuo lordo è 159mila euro.
stage lavoroA quanto ammonta il bilancio annuale dell'Avvocatura dello Stato?
Dalla legge di bilancio 2012 il nostro bilancio è di 127 milioni di euro, come previsione di spesa. Tanto per dare un'idea dei tagli: al consuntivo 2010 era di oltre 172 milioni di euro.
Un taglio di quasi il 30%.
E consideriamo anche che sono passati due anni e che il costo di alcune cose è aumentato. La carta, per esempio, aumenta sempre. Noi ne consumiamo una quantità spaventevole, perché per costituirsi in giudizio bisogna presentare tot copie degli atti. Il processo telematico è una cosa molto bella ma ancora futuribile, e quindi noi dobbiamo presentare le copie dei documenti al Tar, al Consiglio di Stato. Tornando al rimborso per i praticanti, se lei considera i 2 milioni 700mila euro calcolati prima su un bilancio di 127, rappresenterebbero una percentuale rilevante.
Circa il 2% del bilancio.
Una percentuale non altissima, se pensiamo che si buttano tanti soldi per tante cose. Ma nemmeno bassissima. Fermo restando che per me, l'ho detto, se la Ragioneria lo facesse sarebbe anche giusto.
Insomma il succo di questa intervista è che, se si vuole che anche i praticanti dell'Avvocatura percepiscano in futuro un rimborso, il Parlamento deve mettere questa voce a bilancio.
Dire «il Parlamento» è formalmente corretto, perché è lì che si approva la legge di bilancio. Ma questa viene preparata dal ministero dell'Economia e delle finanze e dalla Ragioneria Generale dello Stato. Quindi per il rimborso dei praticanti in Avvocatura i decisori stanno lì.

intervista di Eleonora Voltolina

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