Laureato da più di 12 mesi? Non ci interessi. Il meccanismo perverso che rischia di escludere un'intera generazione dal mercato del lavoro

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 24 Ott 2011 in Approfondimenti

Mercoledì 5 ottobre, Milano, università Statale: il cortile della sede principale in via Festa del Perdono si riempie di stand di aziende ed enti di formazione. stageÈ il giorno del career day: studenti e neolaureati sono invitati dal Cosp, il centro universitario di orientamento allo studio e alle professioni, a raccogliere informazioni sulle opportunità di lavoro e lasciare il proprio cv. Nello spazio della Repubblica degli Stagisti, invitata alla manifestazione, parecchi giovani arrivano per chiedere informazioni sui paletti della nuova legge sugli stage e in particolare su quello dei 12 mesi: «È vero che non possono prendermi in stage se mi sono laureato da più di un anno?». I ragazzi dicono che agli stand gli addetti alle risorse umane sembrano saperne meno di loro: alcuni non conoscono nemmeno l'esistenza della circolare ministeriale che il 12 settembre ha riaperto l'accesso ai tirocini anche per persone disoccupate o inoccupate, istituendo ex novo la categoria dei «tirocini di cosiddetto reinserimento - inserimento lavorativo» (e differenziandola da quella dei «tirocini di formazione e orientamento»).
Mercoledì 12 ottobre, sempre Milano, stavolta università Cattolica. Mercoledì 19 ottobre, Roma, facoltà di economia di Torvergata. Anche qui vanno in scena i career day, anche in queste due occasioni la Repubblica degli Stagisti è presente con uno stand. Qualcosa però è cambiato. I giovani denunciano: «In gran parte degli stand sono stato scartato a priori, solo perché sono laureato da oltre 12 mesi. Hanno detto che è per la legge nuova». I più svegli raccontano di aver provato a obiettare, a far presente che essendo disoccupati o inoccupati sarebbero potuti essere inquadrati con i tirocini di inserimento. Ma senza sortire effetti: «Qualcuno nemmeno conosce la nuova categoria. Ma la maggior parte dice che gli uffici legali pongono il veto a che si utilizzi questa fattispecie». E allora cosa offrono le aziende ai giovani che hanno superato, magari di pochissimo, il confine dei 12 mesi? stageLa circolare parla chiaro: il divieto di attivare stage formativi dovrebbe incentivare le imprese a offrire contratti di apprendistato. Maddeché, direbbero a Roma. Le aziende non ci pensano neppure, e a questi candidati troppo vecchi per il «formativo» chiudono la porta in faccia. Non prendono nemmeno il cv.
Così  si sfoga una neopsicologa che vorrebbe lavorare nelle risorse umane: «Mi sono laureata a ottobre 2010, ho fatto subito il tirocinio obbligatorio di un anno per potermi iscrivere all'albo. E ora che sono psicologa professionista, nessuna azienda  è disposta a prendermi perché sono fuori tempo massimo per fare lo stage formativo». E quello di inserimento? «A uno stand mi hanno spiegato a chiare lettere che i loro legali hanno paura della parola inserimento: temono che venga fuori in un secondo tempo qualche vincolo di assunzione, che ovviamente nei formativi non sussiste. Vogliono stare tranquilli al 101% che nessuno potrà mai chiedergli niente: e per questo sono anche disposti a scartare d'ora in poi tutte le candidature di gente laureata da più di 12 mesi».
Altra giovane donna, stesso problema. «L'anno scorso a maggio, dopo la laurea, sono partita per l'estero. Ero tranquilla rispetto alla possibilità di fare qualche stage per inserirmi nel mercato al mio ritorno: la normativa precedente non poneva limiti». Così la ragazza parte, fa una preziosa esperienza all'estero, di quelle che i direttori HR amano tanto. Al ritorno in Italia, la doccia fredda: «Tutti gli stand mi stanno rimbalzando, il coro è unanime: vista la nuova legge,vogliono solo laureati entro i 12 mesi. Altri contratti? Ma non scherziamo, tutti dicono che si parte invariabilmente dallo stage».
Il problema non è solo personale per questi giovani "rigettati". È un dramma sociale perché qui si rischia di cancellare dal mercato del lavoro una intera generazione, quella che si è laureata tra il 2008 e il 2010 e non è ancora riuscita a collocarsi.
In effetti gli addetti ai lavori confermano: «Il legal ci ha imposto di limitarci agli studenti e ai neolaureati entro un anno». Cosa può aver spingere gli uffici legali ad assumere una posizione tanto rigida? Le ipotesi sono tre. Uno: hanno paura di quella parola, «inserimento», e temono che eventuali leggi regionali possano stressare il concetto introducendo vincoli, come per esempio la trasformazione di una data percentuale minima di tirocini di inserimento in - appunto - inserimenti in organico.
Due: gli avvocati, diffidando della circolare e considerando valida solamente la legge - che parla solo di «tirocini di orientamento» e non prevede che possano essere attivati a favore di disoccupati - attendono eventuali provvedimenti regionali ad hoc in grado di dare «diritto di cittadinanza» a questi nuovi tirocini.
Terza ipotesi, la più cupa. In un momento di crisi economica, limitare lo screening delle candidature ai primi 12 mesi dalla laurea permette di avere candidati forse un po' meno «esperti», ma sicuramente meno pretenziosi: a un 23enne si possono offrire condizioni che un 26-27enne magari rifiuterebbe, o accetterebbe obtorto collo pressando poi per una stabilizzazione.
Seguendo questo ragionamento, il rischio è che l’applicazione della nuova legge vada a danneggiare proprio la penultima generazione – quella tartassata prima dai tagli a scuola e università, poi dalla crisi – facendo sì che venga scartata a priori e condannandola alla disoccupazione.
Appare chiaro che, se il ministero del Lavoro intende davvero sostenere l'occupazione giovanile e incentivare l'utilizzo dei contratti di apprendistato, alle parole deve far seguire i fatti.  Alle aziende che stanno rifiutando i giovani che hanno terminato di studiare da oltre 12 mesi vanno date indicazioni chiare. Anche loro meritano un'opportunità, che si chiami (alla peggio) tirocinio di inserimento o che si chiami (auspicabilmente) contratto di apprendistato. Una cosa è certa: non possono essere lasciati per strada.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti

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