Gioventù di nuovo in primo piano: dalla copertina del Time alle piazze italiane

Alessandro Rosina

Alessandro Rosina

Scritto il 18 Dic 2010 in Editoriali

Il punto di vista di un outsider che invita i giovani a riappropriarsi del loro futuro: con questo nuovo editoriale Alessandro Rosina, 40 anni, docente di Demografia e autore insieme a Elisabetta Ambrosi del bel saggio Non è un paese per giovani (Marsilio) prosegue la sua collaborazione con la Repubblica degli Stagisti.

Ogni anno la rivista Time dedica la sua copertina al personaggio più rappresentativo del nostro tempo. Per il 2010 è stato scelto Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook. Si tratta del volto più giovane - 26 anni - ad aver conquistato tale onore dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Un buon segnale, no? Significa che questo secolo offre opportunità per i giovani.
Ma ciò accade soprattutto dove ai nativi digitali vengono dati effettivamente spazio e mezzi per esprimere il proprio talento. Dove conta più chi ha i numeri che la forza della famiglia di origine alle spalle. Dove si investe molto in sviluppo e ricerca, stimolando quei settori dove lo spirito innovativo e creativo dei giovani può essere al meglio valorizzato.
Nel nostro paese questo non avviene. Noi preferiamo più sfruttare che valorizzare i giovani. Siamo un paese che anziché crescere mettendo a frutto le potenzialità delle nuove generazioni, le sta forzando a rivedere al ribasso le proprie ambizioni e aspettative per adeguarle ad un sistema rassegnato al declino. Questo accade sia per l’incapacità della nostra vecchia classe dirigente di capire e cogliere le sfide di questo nuovo secolo, sia per la strenua difesa del potere acquisito e delle rendite di posizione a scapito dell’investimento nel nuovo e nel cambiamento.
Se in questi giorni gli studenti protestano in piazza non è tanto per la legge Gelmini in sé, ma per un’insoddisfazione più ampia nei confronti di chi finora ha difeso le prerogative del presente tagliando sul futuro dei giovani. E’ il tentativo di una generazione di trovare voce e farsi sentire. Si sta forse facendo strada una nuova forma di consapevolezza e azione, che usa la contestazione a tale riforma come palestra per prepararsi a ben altri obiettivi. Chissà, vedremo. I rischi, forti e insidiosi, sono quelli della violenza e della strumentalizzazione. Solo dimostrando di essere più intelligenti e creativi dei vecchi al potere si può vincere. L’alternativa è quella di rassegnarsi alla gerontocrazia. Ad un paese che si avvia nel prossimo decennio ad avere più elettori over 50 che under 50 (si vedano i dati del Rapporto di ManagerItalia).
Se non cambia qualcosa oggi sarà più difficile che la svolta arrivi domani. Senza uno shock generazionale rischiamo di diventare un paese vecchio dentro, rassegnato e sfiduciato, dove essere giovani continuerà a significare “immaturi”, anziché “avanguardie del nuovo”. Zuckerberg sulla copertina del Time sta lì a indicarci che un destino diverso è possibile.

Alessandro Rosina

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