Votare è importante: contrastare l’astensionismo con il “voto fuori sede”, il Parlamento si muove

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 16 Giu 2022 in Approfondimenti

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Oltre due anni di pandemia e di distanze forzate e un referendum fallito pochi giorni fa a causa di una troppo bassa affluenza alle urne – che si è fermata al 20% – hanno riportato in primo piano il tema del poter votare “da lontano”, senza l'obbligo della presenza fisica al seggio elettorale. Nel nostro Paese sono oltre nove milioni, circa il 18% degli aventi diritto, i cittadini che per vari motivi non riescono a partecipare attivamente alla vita politica attraverso il voto. Di questi, cinque milioni sono i cosiddetti “fuorisede”, persone che studiano o lavorano in una città diversa da quella di residenza.

A riportare alla luce il fenomeno è il Libro bianco contro l’astensionismo
voluto dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che riporta i risultati di una commissione di esperti presieduta di Franco Bassanini, docente di Diritto Costituzionale ed ex ministro della Funzione Pubblica, sul cosiddetto astensionismo forzato che riguarda, oltre i fuori sede, i cosiddetti «grandi anziani», di età superiore ai 75 anni, anziani con infermità, ospiti dei presidi socio-assistenziali e socio-sanitaria.

Un segmento che va distinto da quello che il Libro chiama astensionismo di protesta e astensionismo di indifferenza nei confronti della politica, legato a scelte volontarie e personali. Il documento è un’analisi organica e approfondita della situazione, in quanto finora non esistevano dati complessivi e le principali soluzioni sul tavolo erano arrivate da singole associazioni che tempo sono attive su questo fronte.

È il caso di Io voto fuori sede, comitato nato nel 2008 e presieduto da Stefano La Barbera,  40 anni, di professione ingegnere, che aveva sollevato il problema con una petizione, a cui anche La Repubblica degli Stagisti aveva dato visibilità. Negli anni successivi sono state elaborate una serie di proposte di legge, che finora si sono concluse sempre con un nulla di fatto. Il comitato ha contribuito al Libro bianco fornendo i dati utilizzati nelle interlocuzioni con la commissione: «Il lavoro è stato svolto da una commissione ministeriale di altissimo profilo, avevamo sempre chiesto questo tipo di intervento perché non c’erano dati ufficiali» spiega La Barbera alla Repubblica degli Stagisti: «Negli anni sono stati presentati vari disegni di legge ma sempre abbastanza disorganici, nel frattempo abbiamo continuato a fare rete in sinergia con altre associazioni». Tra queste, ADI (Associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca in Italia), Collettivo Valarioti, Confederazione degli Studenti, Fuori di me, Idee Giovani UniGe, The Good Lobby Italia, UDU (Unione degli Universitari), Volt Italia, Yezers.

Di recente le associazioni hanno firmato una lettera indirizzata al Presidente della prima commissione 
Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia con l’obiettivo di accelerare l’approvazione di una legge di contrasto al tema dell’astensionismo. Se da un lato la volontà di fare luce sul problema e le proposte di legge non sono mancati, dall’altro il lavoro parlamentare procede con grande lentezza. «In questo momento ci sono vari disegni di legge sul tavolo» – continua La Barbera –, «ma la nostra percezione è che non ci sia una concreta volontà di procedere al più presto, anche in vista della prossima tornata elettorale».
 
«All’esame della commissione ci sono cinque diverse proposte di legge che indicano soluzioni diverse per diversi tipi di elezione» conferma alla Repubblica degli Stagisti  Giuseppe Brescia, 38 anni, presidente della prima Commissione Affari Costituzionali della Camera: «Si va dal voto in prefettura al voto postale, fino al voto per i candidati nella città in cui si vive e si toccano i diversi livelli di elezione, dalle politiche fino alle elezioni circoscrizionali. Una è a mia firma ed è stata presentata nella primavera del 2021. Ho raccolto le sollecitazioni di un gruppo di giovani calabresi, il Collettivo Valarioti, che ha scritto questa proposta grazie ai costituzionalisti Bin e Curreri. Il testo riguarda solo le regionali e comunali perché in quell’anno si sarebbero tenute solo quel tipo di elezioni. La proposta è stata calendarizzata subito in commissione e ha aperto la discussione insieme alle altre quattro proposte che sono rispettivamente a firma dei colleghi Madia del Pd, Costa di Azione, D’Ettore di Coraggio Italia, ai tempi in Fi, e Ungaro di Italia Viva».

Brescia punta a una sintesi: «Come relatore delle proposte di legge, sto lavorando a un nuovo testo unificato che tenga conto anche del lavoro fatto dalla commissione promossa dal Ministro D’Incà. L’iter finora è stato rallentato da alcune resistenze del ministero dell’Interno che si è detto contrario sia al voto postale sia al voto in prefettura. Speriamo che arrivi qualche sì. C’è chi pensa che il voto sia un rito, una tradizione, non un diritto. Come hanno denunciato gli attivisti fuorisede e hanno dimostrato gli studi della commissione D’Incà, siamo l’unico Paese in Europa a non prevedere modalità che consentono di esercitare il diritto di voto a coloro che sono lontani dal luogo di residenza o hanno difficoltà a recarsi al seggio nel giorno delle elezioni».

Fondamentale in questo percorso è diffondere consapevolezza rispetto a modalità di voto alternative a quella attuale: 
«Punteremo sulla tecnologia, sfruttando le potenzialità della tessera elettorale digitale, e sul voto anticipato presidiato in modo da dare più rassicurazioni possibili al ministero dell’Interno. Tutte le forze politiche sono consapevoli dell’importanza della questione in ballo. Riguarda milioni di cittadini. Ci sono astenuti che non votano perché non vogliono, ma anche altri che non votano perché non possono. Dico sempre che la società è cambiata, è più mobile e non si può votare come cento anni fa. Sullo sfondo resta sempre la soluzione del voto elettronico, praticata in questi giorni dai francesi all’estero. Il Movimento 5 Stelle già nella scorsa legislatura ha posto il tema del voto dei fuorisede e ha fatto approvare un testo alla Camera su referendum ed europee che però si fermò al Senato. Lo stesso è avvenuto all’inizio di questa legislatura. La volontà politica c’è, speriamo che anche il governo sia dalla nostra parte. Nel frattempo fanno bene le associazioni di cittadini ad attivarsi presso i tribunali».

Le soluzioni proposte e analizzate anche nel Libro bianco sono tre: la prima riguarda la digitalizzazione 
della tessera e delle liste elettorali, il cosiddetto election pass o certificato elettorale digitale, che potrà essere scaricato da un’app o sito web o stampato, in sostituzione della tessera elettorale cartacea. L’election pass, facendo riferimento a un sistema centralizzato, permetterebbe la votazione presso il proprio o altri seggi e il voto anticipato presso strutture autorizzate. La seconda riguarda l’election day, cioè la concentrazione di diversi tipi di consultazione elettorale in uno stesso giorno, reso noto a inizio anno, un importante incentivo alla partecipazione, in quanto permetterebbe una migliore organizzazione da parte di chi si deve recare al seggio. La terza è relativa al voto anticipato presidiato, che consentirebbe all’elettore che prevede di avere difficoltà a recarsi al seggio nei giorni previsti per la votazione di potere esercitare il suo diritto di voto nei giorni precedenti l’election day in qualunque parte del territorio nazionale, ma con le garanzie del tradizionale procedimento elettorale, cioè espressione del voto in una cabina elettorale e impossibilità di collegare il voto al cittadino che l'ha espresso quando la scheda sarà scrutinata. Una modalità già utilizzata in altri paesi come Australia, Canada, Danimarca, Estonia, Norvegia, Portogallo, Svezia. Il voto avverrebbe in apposite cabine elettorali situate presso uffici postali privi di barriere architettoniche. Questa terza proposta ha come presupposto le prime due, a cui è quindi strettamente legata e risolve i problemi di sicurezza legati al voto per corrispondenza “puro” presente ad esempio in altri paesi.

«Si tratta di una riforma a costi bassissimi che permetterebbe di recuperare una buona fetta di astensionismo» conclude La Barbera: «Negli ultimi anni abbiamo registrato un crescente interesse, auspichiamo che ben presto la situazione egregiamente rappresentata dal Libro bianco trovi un’applicazione concreta».

Chiara Del Priore

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