Giada Scotto
Scritto il 16 Mag 2017 in Notizie
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È stata una grande festa dell’Europa ma anche e soprattutto dei giovani quella organizzata dall’Agenzia nazionale giovani all'inizio di maggio presso le Officine Farneto di Roma. L’iniziativa “La formula dell’Europa”, nata nell’ambito dell’ottava edizione della Settimana europea della gioventù e della celebrazione dei 30 anni di Erasmus, ha infatti permesso a 200 ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia di arrivare nella Capitale per festeggiare e conoscere meglio i valori, le idee e i progetti messi a disposizione non soltanto dal programma Erasmus ma soprattutto dalla sua versione ampliata, Erasmus+, pensato per tutti coloro, universitari e non, che sono animati dal desiderio o dalla curiosità di fare un programma di scambio europeo.
Tanti, oltre ai giovani, anche i volti noti che hanno portato parole d’incoraggiamento e testimonianze in favore di un’Europa e di una gioventù europea unita, che trova nei programmi di mobilità e di scambio un valore e un arricchimento imprescindibile: dal Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro Luigi Bobba alla campionessa olimpica di fioretto Elisa di Francisca, che sul podio di Rio 2016 anziché quella italiana ha scelto di sventolare la bandiera europea: «Volevo mandare un messaggio per far capire alle persone che non bisogna avere paura gli uni degli altri ma essere uniti, perché è l’unione a far paura».
Due giornate di festeggiamenti, dunque, ma anche di approfondimento e di riflessione all’insegna dei temi che la Commissione europea ha scelto come caratterizzanti quest’edizione delle Settimana europea della gioventù, ossia la solidarietà, la partecipazione e la cittadinanza.
Per condividere tutto questo, per «invitare i giovani a mettersi in gioco, a provarci, a vedere il bicchiere mezzo pieno», dice il presidente Giacomo D’Arrigo, l’Ang ha scelto di affiancare all’illustrazione dei vari progetti messi a disposizione da Erasmus+ il racconto delle storie di coloro che, grazie a uno scambio europeo o a un’esperienza all’estero, sono riusciti a cambiare la propria vita, trasformandola in un’opportunità per se stessi e per gli altri. I changemaker, così sono stati chiamati questi giovani che, scrive l’Ang, «hanno ispirato il cambiamento», hanno rischiato e, nel loro piccolo, hanno vinto.
C’è Marco Meloni, un ex volontario Sve che ha lavorato nei quartieri più poveri di Rosario per costruire case di emergenza a coloro che non potevano permetterselo: «Ciascun abitante aiutava a costruire la propria casa ma anche quella del vicino, così da costruire un quartiere migliore». Lì ha sperimentato i valori di una «democrazia partecipativa», di «una società dove il mio è anche un po’ il nostro e il nostro è anche un po’ il mio» e chiede adesso, alla fine del suo intervento «Se il sogno fosse collettivo, non sarebbe forse più forte? Non ci farebbe sentire meno soli? Allora appassionatevi anche ai sogni degli altri!». C’è Michele Tranquilli, che dopo alcuni campi di volontariato in Tanzania è riuscito a dar vita alla rete solidale Youaid, grazie alla quale sono stati costruiti nel paese una scuola, un ospedale e una fabbrica, e c’è Susanna Vita, che con il Servizio civile nazionale e uno Sve in Francia ha capito che «la mobilità è vivere la vita con entusiasmo» ed esorta i giovani ad «attivarsi, a lasciarsi alle spalle le paure, perché questa è un’esperienza che cambia la vita».
Le testimonianze sono accomunate da un punto fondamentale: un programma di scambio non permette d’incrementare e migliorare soltanto le cosiddette hard skills, ossia le proprie competenze tecniche specifiche, ma soprattutto le soft skills, cioè tutte quelle capacità che ineriscono alla persona stessa, al suo modo di essere e di relazionarsi. Fare un programma di mobilità, mettersi in gioco con uno dei progetti Erasmus+, dice Lara Mastrogiovanni, rappresentante dell’Italia a Bruxelles per la Settimana europea della gioventù, è «lo strumento migliore per scoprire se stessi e costruire la vita che vuoi veramente vivere»; è stato infatti Erasmus+ a «permettermi», continua «di trasformare le mie passioni nel mio lavoro».
I progetti messi a disposizione da Erasmus+ sono in costante crescita e il “+” accanto a Erasmus fa capire come questo programma non sia diretto soltanto agli universitari ma sia invece, sostiene D’Arrigo, «molto di più», dando «la possibilità a tutti, indipendentemente dalla scolarizzazione, di incrociare quella dimensione europea che forse, altrimenti, non avrebbero incontrato».
Oltre al Servizio volontario europeo (Sve), che da vent'anni permette ai giovani tra i 17 e i 30 anni di vivere fino a 12 mesi all’estero operando in un’organizzazione no-profit, è stato presentato all’evento di Roma il Corpo europeo di solidarietà, un’iniziativa lanciata nel settembre 2016 dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker, che prendendo struttura e principi dello Sve mette a disposizione dei ragazzi dai 17 (ma devono averne compiuti 18 per poter iniziare un progetto) ai 30 anni progetti di lavoro o di volontariato nel proprio paese o all’estero. La durata dei progetti varia da 2 a 12 mesi e le attività proposte spaziano dal settore dell'istruzione a quello dell'assistenza sanitaria, dell'integrazione sociale e della protezione ambientale. L'unico requisito necessario alla candidatura, oltre quello dell'età, riguarda la residenza: per potersi candidare bisogna infatti risiedere legalmente o essere cittadini di uno degli stati membri Ue o di Norvegia, Islanda, Turchia, Liechtenstein ed ex repubblica jugoslava di Macedonia.
Per chi fosse interessato, gli step da compiere per candidarsi sono piuttosto semplici: bisogna registrarsi sul portale e compilare l'apposito form indicando dati personali, il tipo di progetto al quale si è interessati (se a un'esperienza di lavoro, di tirocinio o di volontariato) e l'ambito d'interesse. Dopodiché si inserisce il proprio Cv. Saranno a questo punto le organizzazioni accreditate che, accedendo alla banca dati del Corpo, selezioneranno i candidati ritenuti più idonei, lasciando poi a questi ultimi la possibilità di accettare la proposta da loro sentita più vicina. A seconda del tipo di progetto varia chiaramente anche il tipo di compenso: i volontari non percepiranno alcuna retribuzione, ma potranno beneficiare di una copertura completa per quanto riguarda le spese di viaggio, vitto e alloggio, di un'assicurazione medica e di un pocket money giornaliero per far fronte alle piccole spese; i lavoratori avranno invece un contratto di lavoro e verranno retribuiti in base al tipo d'inquadramento all'interno dell'organizzazione promotrice, al relativo contratto collettivo nazionale e alle norme in materia di retribuzione del paese in cui presteranno servizio. È consigliato per questo consultare la pagina web aggiornata con tutte le info sulle disposizioni per ciascun paese.
I giovani che si sono iscritti sul portale a partire da dicembre 2016 sono già 30mila ma l’obiettivo, fanno sapere i responsabili dell’Ang, è quello di arrivare a 100mila giovani iscritti entro il 2020.
L’atmosfera che si respira nel corso dell’evento sembra in effetti poter confermare queste speranze. Tanti giovani che mostrano entusiasmo e voglia di condividere, di scambiarsi storie e di programmare insieme il futuro.
È Luigi Bobba a sottolineare come «anche in questo periodo così faticoso e pieno di insidie e pericoli per l’Europa, i giovani vedono nello stare insieme più possibilità che nel dividersi. Programmi come Erasmus e Erasmus+ aiutano a sconfiggere i sentimenti di divisione attraverso l’imparare un’altra lingua, l’entrare in contatto con un’altra cultura e lo svolgere un’esperienza di studio, di lavoro o di volontariato in un altro paese». Trent'anni fa, ricorda il sottosegretario, i giovani che avevano iniziato a studiare anche in un altro paese dell’Unione Europea erano poco più di 3mila; adesso si parla addirittura di una “generazione Erasmus”, con 3 milioni e mezzo di giovani che hanno fatto l’Erasmus e 9 milioni di persone coinvolte complessivamente con i vari progetti del programma Erasmus+, che continua ad arricchirsi di nuove possibilità.
Tanti sono stati gli interventi e le testimonianze pro-Europa e pro-mobilità europea anche nella seconda giornata dell’evento, con un “talk show” condotto dal conduttore televisivo e commentatore sportivo Pierluigi Pardo che ha visto protagonisti, tra gli altri, un gruppo di ragazzi del comune di Rieti che, grazie ad uno scambio europeo, ha avviato un progetto di riqualificazione urbana nel proprio paese, e Fabrizio Bitetto, direttore di garagErasmus,una fondazione che mira a riunire coloro che hanno avuto esperienze internazionali con l’obiettivo di facilitare la ricerca lavorativa all’estero e di dare la possibilità di «influire sulle politiche a livello europeo a chi l’Europa l’ha proprio vissuta».
E ciò che l’Ang ha tentato di fare con “La formula dell’Europa” è stato proprio questo: dare voce ai giovani, riunire, raccogliere per condividere, per sviluppare una coscienza europea, un’attenzione per l’Europa che, sottolinea D’Arrigo, «oggi più che mai ha bisogno di forza».
L’evento romano – informano i responsabili dell’Ang – pur essendo l’evento nazionale ufficiale, non sarà tuttavia l’unico a celebrare i 30 anni di Erasmus e i progetti di scambio di Erasmus+: eventi e festeggiamenti saranno infatti organizzati in Italia e in Europa per tutto l’anno e basta andare sul sito ufficiale di Erasmus 30 della Commissione Europea per conoscere le prossime attività o segnalare i futuri eventi a livello locale.
Giada Scotto
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