Lo scorso luglio la Repubblica degli Stagisti aveva raccontato di Telefono Rosso, iniziativa congiunta del movimento Caminera Noa e dell’Unione sindacale di base (Usb) sarda per raccogliere le segnalazioni dei tirocinanti sfruttati e supportarli nella eventuale apertura di una vertenza.
Ebbene da luglio ad oggi il Telèfonu Ruju è già “squillato” più di 150 volte. E ora cominciano ad arrivare anche i primi effetti delle segnalazioni. A fine settembre, infatti, gli operatori del servizio hanno inviato all’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, una lettera per segnalare i ritardi nel pagamento dei rimborsi spese per i tirocini regionali. Lettera che è stata inviata via Pec, pubblicata sui social e girata agli organi di stampa.
La Repubblica degli Stagisti ha chiesto spiegazioni all'ente, che ha risposto - dopo due settimane tra contatti telefonici e mail, a dir la verità - attraverso Marzia Piga dell'ufficio stampa: «In merito ai tirocini di tipo B, sono state corrisposte tutte le quote spettanti. In merito ai tirocini di tipo A, l'Aspal sottolinea ancora una volta che la responsabilità dei pagamenti attiene esclusivamente all'Inps».
Nessuna risposta, tuttavia, è arrivata agli autori della lettera di segnalazione, in cui si chiedeva: «Vorremmo sapere se esiste una data entro la quale l’Aspal deve corrispondere i 300 euro a suo carico e, se non dovesse esistere, vorremmo sapere il motivo per cui non è definita e cosa abbia interrotto la regolarità nei pagamenti, esistita fino a giugno».
I tirocini interessati dai ritardi erano appunto i tirocini di tipo A, rivolti ai giovani Neet di età compresa tra i 18 e i 29 anni, e i tirocini di tipo B, rivolti a inattivi, inoccupati e disoccupati over 30, e finanziati in parte dalla Regione Autonoma della Sardegna, per la cifra di 300 euro mensili per sei mesi.
Ma come è stata giustificata la lunga attesa? «Il ritardo che ha avuto luogo esclusivamente per le indennità spettanti per il mese di agosto è stato dovuto a un rallentamento da parte dell'istituto di credito di riferimento» ha aggiunto Piga «che, per disguidi tecnici, non ha ricevuto nei tempi corretti il flusso informatico dei mandati di pagamento emessi dall'Aspal il 21/09/2018». Inoltre l'ente ha colto l'occasione per comunicare la sospensione dei tirocini di tipo B, in quanto «tutte le risorse assegnate, pari a sei milioni e 500mila euro derivanti da fondi Por Fse della programmazione 2014-2020, sono state utilizzate per attivare e realizzare in totale oltre 3400 tirocini».
«Le segnalazioni erano state circa una trentina per questo caso specifico» spiega alla Repubblica degli Stagisti Isabella Russu di Caminera Noa: «L'Aspal era in ritardo notevole sui pagamenti, erogati solitamente il 18 del mese successivo a quello lavorato».
Un’ulteriore beffa, considerata già l’esigua entità del rimborso spese. Che, fra l’altro, è stata tra i punti principali della battaglia da parte della rete “Cambiamo le regole sui tirocini”, che aveva richiesto l’aumento della cifra minima a 800 euro, in linea con il modello laziale, e la riduzione della durata massima a sei mesi, per semplificare i controlli sulla qualità dei tirocini.
Nel testo della lettera gli operatori di Caminera Noa e dell’Usb Sardegna avevano anche richiesto notizie rispetto all’adeguamento dei tirocini regionali: «Chiediamo chiarezza sul rapporto che intercorrerà tra la nuova disciplina e i tirocini tipologia A e B che verranno attivati dal primo ottobre, e più precisamente se a questi ultimi si applicherà interamente la nuova disciplina». Ricordiamo infatti che il 1° ottobre sono entrate in vigore le nuove linee guida in materia di tirocini extracurriculari, che - tra le novità - hanno fissato il limite di durata a 12 mesi e il rimborso spese mensile minimo a 400 euro. Sempre nella risposta inviata alla Repubblica degli Stagisti, l'Aspal ha assicurato che «riguardo alle linee guida, provvederà a fornire tutte le informazioni necessarie».
Nel frattempo l’attività del Telefono Rosso prosegue. «Finora sono arrivate circa 150 segnalazioni via telefono, mail e pagina Facebook. Quelle inizialmente anonime, meno di una decina» ha spiegato Russu «si sono poi concretizzate con l’esplicitazione dei dati dei tirocinanti. Nessun tirocinante è ancora voluto andare all'ispettorato. Tutti rimandano, un po' per paura un po' per altre motivazioni. È un lavoro politico molto lungo».
I settori dove lo sfruttamento è più alto sono piuttosto chiari: «La maggior parte delle segnalazioni provengono dal settore turistico riguardante gli stagionali, prevalentemente da ristoranti e alberghi, e dal settore artigianale. E la maggior parte delle problematiche sono legate al lavoro nero, ai finti contratti part-time, ai mancati pagamenti, al mancato riconoscimento di diritti quali ferie, malattia e infortunio a fronte di una richiesta di lavoro che va oltre le 12 ore giornaliere», ha concluso Isabella Russu.
Il servizio è disponibile a Cagliari (due sedi), Oristano, temporaneamente chiuso e appoggiato alla sede sindacale di Terralba, Sassari e a breve Olbia. Circa una decina gli operatori complessivamente coinvolti, più i sindacalisti che supportano i tirocinanti nella eventuale fase vertenziale. Chi intende segnalare un abuso nella sua esperienza di tirocinio può telefonare o contattare via WhatsApp il numero 328 4421060 oppure scrivere una mail a telefonu.ruju [chiocciola] gmail.com, o ancora utilizzare la pagina Facebook.
L’auspicio è che il Telefono Rosso stia riuscendo a mettere pressione alle istituzioni regionali per mantenere viva l’attenzione sulla tutela dei diritti degli stagisti, e che, perché no, possa rappresentare il capofila di altre esperienze simili sul territorio nazionale.
Rossella Nocca
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