Toscana, nuovo bando per co-finanziare tirocini curriculari: buona idea ma i fondi sono pochi

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 13 Dic 2020 in Notizie

Giovanisì Regione Toscana Rimborso spese tirocinio curriculare

Un cofinanziamento ai soggetti ospitanti che attivano tirocini curriculari che prevedano un rimborso spese con studenti delle università toscane: è lo scopo del nuovo bando della Regione Toscana per cui si può fare domanda fino al termine ultimo del 30 settembre 2021. A dover fare richiesta sono i soggetti ospitanti per stage curriculari attivati a partire dal primo ottobre 2020. Poiché la domanda di finanziamento può essere presentata, da bando, entro i 15 giorni successivi alla data di inizio del tirocinio stesso, per i soli stage avviati nei mesi di ottobre e novembre si prevede una deroga, con la possibilità di procedere alla domanda online di ammissione al finanziamento entro e non oltre il 18 dicembre.

Sul piatto ci sono 200mila euro che arrivano dal Fondo di sviluppo e coesione, come da delibera della Giunta regionale numero 1449 del 23 novembre. Il bando prevede un contributo regionale pari a 300 euro al mese, per massimo sei mesi, da destinare ai soggetti ospitanti che attivino uno stage per studenti tra i 18 e i 32 anni a cui corrispondono un rimborso spese di almeno 500 euro. Il contributo destinato alle aziende sale a 500 euro nel caso in cui il tirocinante sia disabile. I 200mila euro previsti dal bando, quindi, non sono una cifra particolarmente elevata perché permettono di finanziare in totale solo 111 stage, calcolando che ci siano solo tirocini di sei mesi tutti con un rimborso spese di 500 euro mensili di cui, quindi, 300 rimborsati dalla Regione.

Bisogna però partire da due presupposti. Il primo è che ad oggi, in Italia, non c’è alcun obbligo nella corresponsione di un rimborso spese per i tirocini curriculari, svolti quindi durante un percorso di studi. Per questo motivo ogni politica che incentiva il pagamento di un’indennità per questo tipo di stage è ben accolta e la scelta della Regione Toscana è ammirevole visto che l’obiettivo è «sostenere un uso corretto dei tirocini curriculari al fine di garantire i diritti dei giovani studenti»,  prevedendo un contributo regionale «finalizzato alla copertura parziale o totale dell’importo forfettario a titolo di rimborso spese corrisposto al tirocinante da parte del soggetto ospitante».

Il secondo aspetto da considerare è che non esiste nessuna rilevazione statale né regionale che tracci la quantità di tirocini curriculari attivati ogni anno sul territorio italiano. La Repubblica degli Stagisti denuncia da tempo la gravità di non poter conoscere questi numeri che aiuterebbero anche ad affrontare meglio da un punto di vista normativo lo stage svolto durante un percorso di studi. Invece nulla: dati ufficiali non ci sono ed è difficile capire il bacino di riferimento. La Repubblica degli Stagisti stima che ogni anno si svolgano all'incirca 200mila stage curricolari in Italia, sommando insieme quelli svolti da studenti universitari, studenti di master, allievi di scuole professionali e di corsi di formazione post-diploma e post-laurea.

Quanti di questi 200mila
abbiano luogo in Toscana non è dato sapere. Per questo motivo la RdS ha chiesto ad alcuni atenei toscani il numero di stage di questo tipo attivati nell’ultimo anno e la media degli anni precedenti. L’università di Firenze, primo ateneo della regione, «attiva ogni anno mediamente circa 12mila tirocini curricolari» informa Duccio Di Bari dell’ufficio stampa dell’ateneo. Anche se nell’ultimo anno accademico, causa restrizioni per il Covid, «ne sono stati attivati circa 8mila». Comunque un numero molto rilevante, se si pensa che in tutta la Regione i tirocini extracurricolari attivati nell'ultimo anno per cui i dati sono disponibili –  il 2019 – sono stati poco più di 15mila secondo il Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro.

Per l’università di Siena, ad oggi sono attivi 722 tirocini curriculari con aziende toscane anche se, spiega Valentina Tinacci, responsabile placement office dell’Ateneo, «in anni “normali” nella sola regione ne attiviamo 1.100, che salgono a 1.500 contando quelli attivati fuori regione». Diversi i numeri, in base al diverso peso degli atenei, per la Scuola Normale Superiore di Pisa: «Tra il 2016 e il 2019 sono stati attivati una media di 15 tirocini curricolari» spiega Stefania Pizzini dell’ufficio Placement, mentre «nell’anno in corso sono stati attivati 19 stage». A questi atenei vanno aggiunti gli altri della regione toscana ed è evidente, quindi, che il bando in atto copre in percentuale millesimale il numero di tirocini curricolari attivati sul territorio dagli atenei della regione.

La presentazione delle domande è a sportello: questo significa che non si può perdere troppo tempo visto anche il numero contenuto di risorse stanziate. Anche perché non sono previsti eventuali nuovi finanziamenti e su questo punto il bando è chiaro, quando dice che «qualora le richieste di contributo fossero superiori alle risorse disponibili, l’Azienda regionale dsu Toscana procede con proprio atto alla chiusura dei termini per la presentazione delle domande di rimborso».

Possono chiedere il cofinanziamento regionale i soggetti ospitanti che abbiano stipulato una convenzione con una delle università o istituto di alta formazione e specializzazione toscana - Università di Firenze, di Pisa, di Siena, Università per Stranieri di Siena, Scuola Normale Superiore,  Scuola Superiore S’Anna, e IMT Scuola alti studi di Lucca - o con l’Istituto statale industrie artistiche di Firenze. Il tirocinante non può già essere stato ospitato presso lo stesso soggetto ospitante per un altro stage, a meno che non ci sia stata la proroga dello stesso, o aver avuto altro tipo di rapporto di lavoro con la stessa azienda.

Non è la prima volta che in Toscana si pensa a un incentivo per le aziende che decidono di far svolgere stage curricolari al loro interno. Questo bando è partito nel 2013 con l'approvazione della delibera 1082 – un accordo con gli atenei toscani per la sperimentazione dei tirocini curriculari “retribuiti” ricompresa in Giovanisì,  il progetto della Regione per incentivare l’autonomia dei giovani. In quel primo anno ad essere finanziati, con un budget di 50mila euro, erano stati sia stage curriculari in ambito sanitario sia tirocini non attinenti alle professioni sanitarie. Una misura del tutto sperimentale, dato che la cifra stanziata era in grado di finanziare una trentina di tirocini soltanto, considerando una durata di sei mesi e un contributo regionale di 300 euro al mese. A questo bando ne sono seguiti altri nove, contando anche l’ultimo appena uscito. Il secondo, nel 2014/2015: aveva messo sul piatto 1milione di euro per finanziare fino a 555 stage curriculari. Questa è stata l’annata più “generosa” dal punto di vista del finanziamento.
Nell’annata 2015/2016
la Regione ha stanziato 180mila euro  per coprire il rimborso spese di 100 stage. Dall’anno seguente, 2016/2017, il finanziamento è sceso a 150mila euro ed è rimasto su quella cifra fino all’ultimo bando concluso del 2019/2020. Questo significa che per quattro anni, dal 2016 ad oggi, il numero di stage finanziabili è rimasto fisso a un'ottantina.

Il nuovo bando quindi, potendo finanziare fino a 111 stage di sei mesi, risulta essere nonostante le risorse limitate quello più cospicuo dopo il bando 2015. L’intento della Regione, ormai consolidato negli anni, di incentivare la corresponsione di una indennità anche per gli stage curricolari, non obbligatoria dalla legge, è ammirabile. Così come l’attenzione posta dall’amministrazione nell’eventualità di uno stop causa pandemia Covid, tanto da precisare già nel bando le disposizioni per un’eventule sospensione dovuta all’acuirsi dell’emergenza e precisare anche la possibilità di passaggio del tirocinio in modalità a distanza, ovvero in smart internshipping. Le intenzioni, quindi, sono buone. Ma dato che i tirocini finanziabili sono così pochi il rischio è quello di una corsa all’incentivo, dove solo i più veloci potranno accedere alla misura, e  tutti gli altri resteranno a bocca asciutta.

Marianna Lepore

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