Studenti-tirocinanti, gli effetti del Covid sugli stage curricolari tra sospensioni e prosecuzione da remoto

Scritto il 15 Mag 2020 in Approfondimenti

Coronavirus covid ingegneria Politecnico di Milano stage curriculari tesi di laurea Tesi magistrale università di Trento

Il fatto che decine di migliaia di tirocini si siano interrotti, siano stati sospesi, o non siano proprio potuti partire a causa dell’emergenza Coronavirus è un problema per tutti. Costringere gli stagisti all’inattività, privarli del reddito costituito dall’indennità mensile, impedire loro di completare il percorso formativo previsto sono danni oggettivi che non vanno sottovalutati. Ma c’è una categoria per la quale a queste criticità ne va aggiunta una supplementare: l’impossibilità di accumulare i cfu necessari per il proprio percorso accademico. Cioè per laurearsi. Parliamo in questo caso dei tirocini universitari – in particolare di quelli curricolari, e ancor più in particolare quelli che comportano l’acquisizione, cioè i crediti formativi universitari.

In quasi tutti gli atenei d’Italia a marzo tutti i tirocini – curricolari ed extracurricolari – si sono fermati, per qualche giorno o qualche settimana, per capire come organizzarsi la nuova situazione. Poi, lentamente, e anche in coerenza (ove possibile) con le indicazioni regionali, gli atenei hanno preso decisioni riguardo ai tirocini extracurricolari – se sospenderli, interromperli, oppure autorizzarne la prosecuzione nella modalità “smart internshipping”, cioè da remoto. E contemporaneamente hanno dovuto anche gestire la patata bollente dei tirocini curricolari.

Chiaramente qui un fattore chiave è stato quello della facoltà universitaria frequentata, e della tipologia di tirocinio: perché se uno stage in marketing si può svolgere anche da remoto, diverso è il discorso per uno stage che si svolge in un laboratorio chimico o in un’acciaieria: le strumentazioni utilizzate dagli stagisti (non di rado il tirocinio curricolare viene utilizzato anche per raccogliere dati e materiale per la stesura di tesi “sperimentali”) non sono trasportabili, e senza di esse proseguire diventa difficile, se non impossibile.

Dunque gli atenei si sono ritrovati subissati di richieste da parte degli studenti: che ne sarà del mio tirocinio? Se non lo finirò non potrò laurearmi?

All’università di Bari per esempio i tirocini, sia curricolari sia extracurricolari, sono stati sospesi dall’8 marzo all’8 aprile: lo conferma alla Repubblica degli Stagisti Teresa Fiorentino, direttrice tecnica dell’agenzia per il placement. Poi è intervenuta una disposizione rettorale che ha ripristinato la funzionalità: «Abbiamo avuto un Rettore molto presente sulla questione; dopo una prima sospensione delle attività, perché la situazione era abbastanza nebulosa per tutti» e mancavano «chiare direttive dal nostro Miur» il rettore, Stefano Bronzini,aveva previsto «la sospensione delle attività dei curricolari». Un mese dopo il rettore, «
considerato anche che c’era pressione da parte degli studenti, sopratutto di quelli che erano in procinto di laurearsi», ha invece inviato «a tutti i responsabili e coordinatori dei corsi di laurea» una comunicazione che attestava la possibilità di svolgere di nuovo «le attività di tirocinio curricolare, con smart working o con lo svolgimento di project work».

In generale, le università sono abbastanza precise nel riportare sui propri siti la policy adottata in maniera Il Politecnico di Milano per esempio ha pubblicato delle “Linee Guida rispetto alle attività di tirocinio in corso e in corso di attivazione a fronte dell’emergenza sanitaria da Covid-19”. Il documento, aggiornato al 5 maggio e valido fino al 17, per quanto riguarda i «tirocini curricolari obbligatori e facoltativi» prevede che quelli già in corso debbano «preferibilmente continuare in modalità smart working», specificando che «se sono al momento sospesi e non possono continuare in modalità smart working possono, in caso di riapertura dell’ente ospitante, riprendere in presenza a condizione che l’ente ospitante garantisca preliminarmente le giuste misure organizzative di prevenzione e protezione» previste dalla legge. E per quanto riguarda l’attivazione di nuovi tirocini curricolari? Si può fare: «devono essere preferibilmente avviati in modalità smart working o, in caso di impossibilità, possono essere avviati in presenza» sempre se l’ente ospitante assicura «prevenzione e protezione».

stage lavoro boschFederica Fumagalli è una studentessa di Ingegneria elettronica proprio al Politecnico di Milano – facoltà scelta «per una passione che ho sempre avuto per le materie scientifiche, soprattutto per poter comprendere fino in fondo come vengono sviluppate e ideate le nuove tecnologie che ormai coinvolgono moltissimi aspetti della nostra vita e per diventare parte attiva di questi processi di innovazione» – nonché violinista amatoriale e stagista in Bosch, una delle aziende virtuose dell’RdS network – in particolare presso Bosch Sensortec, «che si occupa dello sviluppo di elettronica di consumo con sensori MEMS». Si tratta del suo «primo tirocinio in assoluto», e le serve per la tesi di laurea: «Sto lavorando nella divisione responsabile del test per poter realizzare il mio progetto di tesi magistrale».

Sta svolgendo un tirocinio intersecato all’impegno universitario. Vivendo coi la sua famiglia a Osnago, un paese in provincia di Lecco, prima del lockdown raggiungeva la sede Bosch facendo la pendolare. Poi, all’improvviso, il passaggio alla modalità da remoto: «Quando il cosiddetto “paziente uno” è stato rilevato in Italia, sono stata avvisata dal mio responsabile in azienda che per almeno una settimana avremmo dovuto lavorare da casa come precauzione. Come è possibile immaginare, questa situazione si è prolungata… fino ad adesso. Ho sempre ricevuto indicazioni puntuali su come agire. Ho lavorato in modalità “smart” per circa due settimane, dopo di che ho ricevuto la comunicazione che il mio tirocinio sarebbe stato sospeso fino alla fine di marzo, anche su richiesta dell’università». La studentessa-stagista è costretta dunque a qualche settimana di pausa: «La situazione sanitaria stava peggiorando velocemente ed era evidente che con aprile non si sarebbe sicuramente ritornati alla normalità lavorativa; temevo quindi che la sospensione sarebbe stata prolungata». Invece il 1° aprile il suo stage riceve il via libera per la ripresa, attraverso una comunicazione «precisa e puntuale» da parte dell’ufficio Risorse Umane di Bosch e una «interfaccia piuttosto agile con l’università».

«Non immaginavo fosse possibile svolgere uno stage da casa, vista soprattutto la sua fondamentale componente formativa. È senza dubbio più difficile svolgere il proprio lavoro senza il tutor e i colleghi presenti di persona e anche la risoluzione di problemi semplici diventa più macchinosa» riflette, ammettendo di essere «relativamente fortunata»: avendo iniziato lo stage già a settembre, è riuscita «a prendere un po’ più di confidenza con alcune dinamiche aziendali e ad instaurare un buon rapporto con i colleghi» prima che capitasse il lockdown: «Se tutto ciò fosse successo a poche settimane dall’inizio del tirocinio, le difficoltà sarebbero state molto maggiori».

Un aspetto fondamentale è quello della strumentazione e dell’organizzazione: «Riesco a lavorare con ciò che utilizzavo anche in ufficio e con altri strumenti che possedevo già a casa, in particolar modo computer e cuffie per non disturbare gli altri componenti della famiglia durante le chiamate» dice Fumagalli: «In casa mia quattro persone devono lavorare contemporaneamente. È fondamentale quindi per noi avere una connessione internet buona e stabile, soprattutto per videochiamate, videoconferenze e per accedere agli ambienti di lavoro da remoto. È molto importante e necessario avere a disposizione un pc a testa con tutta la relativa strumentazione. Nel mio caso Bosch mi ha fornito tutto l’occorrente in termini di strumenti, ma penso a quanto questo può essere limitante per esempio per alcuni studenti o per chi vive in luoghi dove non è possibile avere una connessione internet sufficiente».

Naturalmente proseguire lo stage da casa comporta molte limitazioni: «Per ora devo rinunciare alla parte di lavoro che avrei dovuto svolgere con la strumentazione di laboratorio. Poiché lo scopo finale del tirocinio è quello di realizzare un progetto per una tesi di laurea, non è strettamente legato ai cfu, quanto più al fatto di non avere eccessivi ritardi della data di laurea o modifiche radicali al lavoro inizialmente stabilito».

Migliaia e migliaia di studenti e laureandi sono nella stessa situazione.

L’università di Firenze in un documento prevede che «qualora i contenuti del tirocinio curriculare consentano di adottare modalità flessibili, il tirocinio può essere svolto a distanza, in  accordo tra studente, tutor aziendale e tutor  accademico, previo aggiornamento  del progetto formativo, specificando come vadano « privilegiate le attività di carattere compilativo volte all’analisi ed elaborazione di fonti, bibliografie ed esperienze finalizzate alla predisposizione di relazioni o progetti». L’ateneo specifica anche l’alternativa: «per i tirocini già avviati e poi sospesi a causa dell’emergenza Coronavirus, tutor aziendale, tutor accademico e studente possono concordare il superamento di una prova di acquisizione delle competenze, secondo   le modalità definite dall'Ateneo, in sostituzione allo svolgimento delle ore mancanti al completamento del tirocinio, qualora sia stato svolto almeno il 70% delle ore previste».

Anche l’università di Torino esclude la possibilità di proseguire il tirocinio in presenza. Nel documento “Procedure straordinarie per tirocini, causa emergenza Coronavirus”, aggiornato a ieri (14 maggio 2020) e pubblicato sulla pagina del Job Placement di ateneo, si legge infatti che «i tirocini curriculari ed extracurriculari attivati (sia in Italia che all'estero) oppure ospitati dall'Università degli Studi di Torino, sono sospesi nella modalità in presenza». Subito dopo si specifica che «Per i tirocini curriculari è possibile la prosecuzione o l'attivazione solo ed esclusivamente se l’azienda/ente ospitante ha la possibilità di gestire e favorire il raggiungimento degli obiettivi formativi del tirocifnio in modalità telematica, ossia a distanza, senza che il/la tirocinante debba recarsi personalmente in azienda».

Niente possibilità di tirocini curricolari in presenza, ma nessun problema se è possibile proseguirli da casa, nemmeno per l’università di Padova: «Tutti i tirocini/stage curriculari presso enti esterni all’Ateneo, esclusi quelli delle professioni sanitarie, fino al 17 maggio 2020 sono sospesi o attivati/convertiti in modalità telematica a distanza, previa comunicazione via mail al nostro ufficio da parte del referente aziendale» si legge sul sito del Career service.

L’università Federico II di Napoli non sembra fare differenziazioni tra curricolari ed extracurricolari; ha approntato una pagina intitolata “Misure per la tutela della comunità federiciana dal 4 maggio 2020”, in cui vengono pubblicate le decisioni della “Task Force di Ateneo anti COVID-19”. Nella pagina si legge che «fino al 31.05.2020 le attività di tirocinio potranno svolgersi esclusivamente nella modalità a distanza» e che «a partire dal 01.06.2020 e fino al 31.07.2020 la ripresa delle attività di tirocinio, svolte in presenza presso terzi, potranno avvenire previa «valutazione delle condizioni di diffusione del contagio nell'area ove deve essere svolta l'attività» e «coordinamento con il soggetto ospitante per verificare le misure di prevenzione e protezione anti-COVID ivi adottate».

Anche l’università di Trento ha predisposto una pagina ad hoc intitolata  “Covid-19 - Fase II”, in cui si legge che «i tirocini curriculari e extracurriculari possano essere svolti in modalità smartworking durante il periodo di emergenza se preventivamente autorizzati dall'ente ospitante e dal tutor accademico». Viene delineata anche una alternativa: «Qualora non sia possibile la prosecuzione o l'attivazione del tirocinio, la Direttrice o il Direttore della struttura accademica competente potrà adottare provvedimenti con i quali individuare le attività sostitutive del tirocinio che garantiscono il perseguimento degli obiettivi formativi previsti e l'attribuzione dei relativi cfu», rimandando per ulteriori dettagli alle «FAQ nella sezione Download».

Le FAQ sono venticinque, e sono suddivise per fruitori: le prime dodici sono «uso studenti», le successive cinque successive «uso neolaureati», e le ultime otto «uso soggetti ospitanti». Vi si trovano per esempio risposte al quesito sulla possibilità di avviare ex novo tirocini curricolari in questo periodo (la risposta è sì, «in modalità da remoto», anche se è suggerita anche la possibilità di «posticipare l’avvio del tirocinio a fine emergenza sanitaria» e quella di «sostituire il tirocinio con un’attività alternativa»), e anche a quello sulla possibilità di far rientrare gli stagisti in presenza (domanda: «Abbiamo in essere un tirocinio curriculare in modalità da remoto a causa della situazione di emergenza sanitaria, ma avendo noi ripreso l’attività in presenza può il tirocinante tornare a svolgere le attività presso la nostra sede?», risposta: «No, anche se il Soggetto ospitante ha ripreso l’attività presso la propria sede […] il/la tirocinante può continuare a svolgere il tirocinio solamente in modalità da remoto»).

stage lavoro bip«Un tirocinio in smart working era qualcosa di impensabile: il contesto culturale in cui sono cresciuto vede l’“andare al lavoro” come uno spostamento fisico» commenta Nicolò Cecchetto, 26enne originario di Sovizzo, un paese alle porte di Vicenza, laureato in Scienze dell’Educazione a Padova e attualmente in dirittura d’arrivo della magistrale in Human Computer Interaction proprio presso l’università di Trento: «Avevo studiato le modalità di lavoro da remoto, ma non pensavo le avrei utilizzate così presto nella mia carriera!»

Cecchetto ha cominciato il suo tirocinio curricolare in Bip, un’altra delle aziende virtuose del network della Repubblica degli Stagisti, il 17 febbraio – pochi giorni prima che scoppiasse il pandemonio: «Nell’unica settimana di stage che ho svolto in sede prima dell’emergenza ho conosciuto il mio tutor aziendale ed altri referenti sia del mio team che delle risorse umane» ricorda: «Il passaggio al lavoro da casa è stato piuttosto automatico e non accompagnato da grandi stravolgimenti: lo smart working è una prassi consolidata in Bip».

Oggi però la sua giornata tipo è decisamente diversa: «Sono rientrato a Sovizzo. Dato che il tragitto più lungo da compiere è quello cucina-studio e che sfortunatamente non vivo – ancora! – in un castello ma in un appartamento, posso puntare la sveglia mezz’ora prima dell’inizio delle attività lavorative. Gli orari di lavoro sono rimasti invariati; quando non ho mansioni specifiche mi dedico ai corsi di formazione offerti online da Bip. Lavoro solitamente in una stanza, già normalmente adibita a studio, in cui riesco a concentrarmi senza grandi difficoltà».

L’unico aspetto problematico è stato che, essendo il suo un tirocinio curricolare, in prima battuta era stato sospeso d’ufficio, come in tutte le università d’Italia. Poi però il suo ateneo ha dato il via libera alla ripresa: «Dopo un paio di settimane di stop, le disposizioni rettorali mi hanno permesso di tornare a lavorare da casa».

Per tutti poter continuare lo stage è stato una boccata di ossigeno, se non un vero e proprio elemento “di salvezza” per dare senso alle proprie giornate: «Mi consente di avere un impegno costante e regolare in questa nuova quotidianità che si è venuta a creare con l’emergenza» dice Cecchetto, contento anche di essere riuscito così a rispettare «i tempi nella mia personale “tabella di marcia” verso il conseguimento del titolo magistrale, che uno slittamento del tirocinio avrebbe sicuramente allungato».

Ma certamente questa situazione ha avuto un forte impatto su molti studenti universitari, e non tutti sono stati fortunati come Federica Fumagalli e Nicolò Cecchetto. «A mia amica e compagna di corso, che stava svolgendo
anche lei un tirocinio in azienda per svolgere un progetto per la tesi di laurea» racconta Fumagalli: «lo stage è stato sospeso fino alla fine di maggio; a differenza mia, non le hanno dato la possibilità di lavorare da casa. Si ritrova quindi un ritardo sul lavoro di almeno tre mesi, con conseguente ritardo sul conseguimento della laurea e, ovviamente, perdita dell’indennità mensile». La scelta in questo caso è stata del soggetto ospitante, cioè l’azienda: «L’università può fare poco in questo caso». Un altro compagno di università di Federica avrebbe dovuto iniziare il suo stage per la tesi a febbraio, «Ma causa di ritardi dell’azienda e emergenza sanitaria si è ritrovato slittato minimo a settembre». Ma questo avrebbe significato dover posticipare la data di laurea: «È stato quindi costretto a rinunciare a questa opportunità lavorativa e cercare un altro progetto in università da poter almeno iniziare in tempi più brevi per non dover ritardare troppo la fine degli studi». Che sembra essere il problema numero uno per tutti gli studenti universitari rimasti intrappolati nell’emergenza Coronavirus.

Community