Telefono rosso, in Sardegna un filo diretto per denunciare i tirocini truffa

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 20 Lug 2018 in Notizie

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La Sardegna è una delle regioni dove il rischio di tirocini truffa è più alto, soprattutto durante la stagione estiva, quando il settore turistico pullula di stagisti. Dall’esigenza di arginare questo fenomeno nasce Telefono Rosso o Telèfonu Ruju, iniziativa congiunta del movimento Caminera Noa e dell’Unione sindacale di base (Usb) sarda per raccogliere le segnalazioni dei tirocinanti sfruttati e supportarli nella eventuale apertura di una vertenza.   

Nel 2017 in Sardegna sono stati attivati 8.407 tirocini extracurriculari, mentre nei primi cinque mesi del 2018 ne erano già stati attivati 3.950, senza che fossero ancora partiti quelli "stagionali". Ciò vuol dire che l'utilizzo della formula dello stage è destinato ancora a crescere, e per questo è quanto mai importante vigilare sul suo corretto svolgimento. 

«Abbiamo messo a disposizione dei ragazzi un numero, il 328 4421060, attraverso il quale si possono segnalare gli stage truffa anche in forma anonima», spiega alla Repubblica degli Stagisti Alessia Etzi, portavoce del progetto: «Il Telefono Rosso è operativo 24 ore su 24 per rispondere a telefonate e messaggi WhatsApp, e ha anche una mail e una pagina Facebook». Gli operatori sono attivi su tre sedi dell’Usb: Nuoro, a cui competono anche le aree di Olbia e Gallura; Cagliari per tutta l’area Sud Sardegna e Terralba (Oristano), che si occuperà anche di Sassari, dove è prevista a breve termine l’apertura di una quarta sede. Essi si impegnano, a turno, a coprire anche gli orari "non lavorativi" grazie a canali diretti come WhatsApp. A circa due settimane dalla partenza, sono arrivate una dozzina di segnalazioni.

Al primo step della segnalazione telefonica segue la possibilità di fissare un incontro con il sindacato. «Decideremo insieme agli interessati se segnalare l’abuso all’Ispettorato territoriale del lavoro e all’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro. Cercheremo di non far mai esporre direttamente il tirocinante, essendo una categoria molto debole anche sindacalmente», illustra Enrico Rubiu, sindacalista Usb. 

L’iniziativa del Telefono Rosso si pone in continuità con l’attività della rete “Cambiamo le regole sui tirocini”, nata per proporre modifiche alle linee guida in materia di tirocini, che già aveva presentato al Consiglio regionale una proposta per l’aumento dell’indennità minima a 800 euro, in linea con la normativa laziale, e per la riduzione della durata massima del tirocinio a sei mesi al fine di semplificare i controlli. La rete ha anche una pagina Facebook molto attiva che raccoglie e pubblica gli annunci di stage "anomali". Come un tirocinio da "addetta alle pulizie" consistente nella "pulizia di uffici e locali commerciali, pulizia case e post ristrutturazione", un altro come "cameriere da sala" con l'obiettivo di "acquisire competenze nella raccolta delle ordinazioni e gestione del cliente, allestimento e pulizia della sala" o addirittura uno come "aiuto cameriere". E ancora, un'offerta come "banconiera capace di apprendere le basi per servire e organizzare gli aperitivi" e sfilze di annunci per tirocini da "commesso di vendita". 

«Ci siamo resi conto che i tirocini sono il "vestitino" dei lavori sottopagati. Il lavoratore stagionale oggi si vede soppiantato dal tirocinante, che a sua volta è spesso soppiantato dallo studente in alternanza scuola lavoro», spiega Alessia Etzi. E la ragione è facilmente intuibile. «Il datore di lavoro che attiva un tirocinio di inserimento/reinserimento al lavoro promosso dall'Aspal spende 150 euro al mese, mentre gli altri 300 vengono messi dalla Regione. Assumere un dipendente a tempo determinato gli costerebbe invece almeno 800 euro al mese solo per un part-time», motiva Rubiu. 

Oggi nessuno, o quasi, controlla che il tirocinante svolga realmente un percorso “formativo”. «A campione si riesce a garantire una vigilanza solo sul 10% dei tirocini», denuncia la portavoce del Teléfonu Ruju.  A cui fa eco il sindacalista: «Il Ministero del lavoro ha depotenziato il servizio di controllo e di vigilanza, fondamentale per la difesa del rispetto dei contratti e dei lavoratori oltre che degli stagisti. In Sardegna gli addetti al controllo ». 

E così gli operatori del Telefono Rosso provano a riempire questo vuoto con uno strumento che potrebbe fungere da modello anche per altre realtà. «Si tratta del primo esperimento di questo tipo in tutta Italia. Faremo una casistica del numero di chiamate e del tipo di problema, anche per poter rimodulare in futuro il progetto», spiega Rubiu. 

Le prime somme riguardo l’iniziativa si tireranno fra qualche mese, quando si comincerà a capire se i tirocinanti sfruttati si sentiranno più invogliati a utilizzare questo strumento di denuncia rispetto ai canali tradizionali, anche in virtù della tutela dell’anonimato. 

Rossella Nocca

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