Avete mai fatto uno stage all'estero? Se sì, due ricercatori vi chiedono una mano

Scritto il 08 Giu 2017 in Notizie

stage all'estero

Un sondaggio online per dare voce a tutti coloro che hanno fatto un'esperienza di stage all'estero, e hanno voglia di raccontarne i lati positivi e quelli negativi. Lo hanno ideato due ricercatori, l'italiana Valentina Cuzzocrea, attualmente junior fellow presso il Max Weber Kolleg für kultur und sozialwissenschaftliche Studien dell'università tedesca di Erfurt, e l'irlandese David Cairns, che lavora presso il Centre for Research and Studies in Sociology dell'università di Lisbona, in Portogallo.

Una veloce batteria di domande, a cui si risponde naturalmente in forma anonima, che la Repubblica degli Stagisti invita a compilare a chiunque abbia svolto almeno uno stage fuori dall'Italia (anche anni fa!).



«La survey è inscritta all'interno di un percorso di ricerca che vuole investigare i processi di mobilità geografica in relazione ai giovani in contesti europei» racconta Cuzzocrea, che studia i problemi legati al precariato e ai tirocinio dal 2002, quando con una tesi di laurea sul lavoro interinale e i giovani cominciò a occuparsi di questi temi. La survey è un approfondimento di un lavoro iniziato con il volume “The Consequences of Mobility”, dove un capitolo era infatti focalizzato sugli internships.

«Vogliamo reperire dati empirici esistenti che riguardino le esperienze dei giovani» spiega la ricercatrice alla Repubblica degli Stagisti: «Abbiamo in mente di fare qualche intervista semistrutturata o in profondità più avanti, ma per ora l'obiettivo è, con la survey, di avere un panorama descrittivo empirico entro cui collocare successivi approfondimenti». C'è tempo fino a fine giugno per partecipare: sulle prime elaborazioni dei risultati della survey i due ricercatori baseranno un articolo che prevedono di presentare a fine agosto al convegno biannuale dell'associazione europea di Sociologia all'interno del research network “Youth & Generation”, di cui proprio Valentina Cuzzocrea è la coordinatrice.

Per quanto riguarda i tirocini, «non vedrei grossi problemi se si trattasse di esperienze che iniziano e finiscono - 1, 2 tirocini al massimo a testa – e che insegnano qualcosa. Di fatto invece, in contesti come spesso quelli italiani, l'aspetto formativo può mancare del tutto. Questo è gravissimo ma va inserito in un contesto di culture del lavoro genericamente scarsamente interessato alla crescita collettiva e al lavoro di gruppo e più orientato verso particolarismi e favoritismi che hanno poco a che fare con la formazione e anche con la produzione/raggiungimento di obiettivi».

stage lavoro valentina cuzzocreaCon questa survey Cuzzocrea e Cairns vogliono indagare «come a questo scenario di generale difficoltà e precarietà si aggiungano ulteriori difficoltà legate ai continui spostamenti per la rincorsa  di questa o quell'altra opportunità di internship, spesso in città diverse, in Paesi diversi». Senza però dimenticare – «non vogliamo essere ciechi» – che talvolta queste esperienze sono utili ai fini professionali: «Con questo tipo di occasioni si possono aprire prospettive: per fare un esempio personale, io sto divertendo molto durante il mio “anno tedesco”!» confida Cuzzocrea.

Rispetto a svolgere un tirocinio in un paese diverso dal proprio, uno dei temi principali è l'incertezza su quale sia la legge da seguire: quella dove ha luogo lo stage, verrebbe da dire, ma a volte questo vuol dire che lo stagista “rinuncia” a dei diritti e delle garanzie che gli sarebbero assicurati se facesse lo stage nel suo Paese. «Questo aspetto in effetti è già emerso. Di fatto noi vogliamo discutere criticamente l'“imperativo alla mobilità” e le “promesse della mobilità”, che corrispondono alla logica europea secondo cui basta spostarsi dove c'è un lavoro, e in questo modo si risolvono i problemi di disoccupazione in Europa».

«È fondamentale mettere in primo piano la dignità dei giovani» conclude Valentina Cuzzocrea «e riconoscere gli sforzi che questi fanno per vedersi riconosciuti con un proprio ruolo nella sfera pubblica. Questo può significare diverse cose, dal reddito di cittadinanza a altre forme di sostegno economico mentre si cerca la propria strada».

Se volete contribuire al suo approfondimento scientifico… Fate il questionario!


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