Marianna Lepore
Scritto il 19 Ott 2023 in Notizie
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Alzi la mano chi, appena iscritto, all’università avrebbe voluto avere un aiuto nell’affrontare tutte le nuove sfide: dal conoscere altri studenti a capire dove prendere casa, dagli appunti delle lezioni perse alle informazioni sulle opportunità una volta laureati. Marco La Rocca la mano la alzerebbe. E proprio per rispondere a questo bisogno, a soli 21 anni – oggi ne ha 24 – ha creato StudentLink, una startup, «che intende supportare lo studente a 360 gradi durante il percorso accademico», spiega La Rocca alla Repubblica degli Stagisti. In che modo? «Attraverso tre canali: l’app che funge da cassetto degli attrezzi per gli studenti, dove si possono trovare notizie delle varie associazioni, materiale didattico, case disponibili e così via. Le pagine social, che ci aiutano a informare gli studenti sulle opportunità che ci sono in Italia a livello universitario, e gli eventi per mettere in contatto gli studenti con le aziende del territorio».
L’idea nasce in un gruppo studio: Marco La Rocca si confronta con Alessio Serreli e Francesco Manfra, entrambi 24 anni, anche loro come lui iscritti all’università Carlo Cattaneo (Liuc), e a febbraio dell’anno scorso fondano insieme StudentLink. A loro, che sono il nucleo centrale, si affiancano poi Nicolò Joswig, 23 anni, Alessio Giardina, 27, e altri due legali tutti entrati con la forma del work for equity, ovvero la possibilità per start up e pmi innovative di remunerare soggetti esterni tramite l’assegnazione di azioni, quote o strumenti finanziari partecipativi.
Ad oggi il traguardo più importante è stato raggiunto: creare l’applicazione che consentirà l’utilizzo reale di StudentLink. «È stata la cosa più difficile, abbiamo fatto entrare i programmatori e creato tutto all’interno della start up. Abbiamo anche organizzato alcuni eventi e consolidato il nostro posizionamento in Liuc». Oggi (19 ottobre), a partire dalle 19 il progetto StudentLink viene presentato a Legnano presso Villa Jucker.
«Non vorrei ci accostassero sempre e solo all’applicazione», dice la Rocca, «perché per noi c’è molto altro ancora». Il primo risultato tangibile avuto ad oggi: l’app, che vuole essere «il primo social network universitario». Letta così potrebbe sembrare un richiamo a quello che è stato Facebook nei primi anni di vita e La Rocca in parte conferma: «lo stile è assolutamente quello, ma in realtà la differenza non è da poco. Facebook partì con l’obiettivo di fare massa connettendo tutti. A noi interessa farlo al massimo a livello nazionale, ma preferiremmo stare più sul livello locale anche perché il trend è quello».
L’app vuole essere una sorta di aggregatore di servizi utili allo studente, «come se fossimo una cassetta degli attrezzi per studenti del primo o secondo anno che attraverso questa applicazione possono trovare eventi della zona, scontistiche dei locali, case in affitto, materiale didattico, anche un passaggio per raggiungere l’ateneo».
Informazioni utili soprattutto nei primi anni quando si arriva spaesati all’università, tra facce nuove, corridoi tutti uguali, spazi immensi e un numero di persone decisamente maggiore rispetto a una scuola superiore. Uno spazio virtuale che cerca di accompagnare tenendo per mano le matricole. Gli studenti potranno iscriversi gratuitamente e avere numerosi vantaggi nel frequentare l’app. Per prima cosa nel reperire il materiale didattico: «ognuno potrà caricare i propri appunti delle lezioni e decidere se farlo in modo gratuito o per avere un guadagno. In questo caso si attiverà un abbonamento per lo studente che vuole farsi pagare. Per chi invece vuole diffondere i propri appunti in maniera gratuita si creerà un sistema di cashback che verrà pagato attraverso scontistiche ed eventi creati ad hoc per incentivare non la vendita ma la diffusione degli appunti in maniera gratuita».
C’è poi anche una chat all’interno dell’applicazione per facilitare l’incontro tra persone. «In fase di registrazione è possibile decidere di far vedere agli altri utenti la propria posizione, così possono scoprire se vicino casa c’è un compagno di corso o una persona che non conosco e a cui posso mandare un messaggio. E poi ci sono tutte le possibilità di incontro dal vivo». StudentLink non vuole necessariamente far rimanere tutti al di là di uno schermo, ma punta proprio alle connessioni reali tra individui. Per esempio attraverso gli eventi dal vivo, alcuni già organizzati in questo anno. O con le convenzioni che verranno stipulate con alcuni locali, dove si potrà andare a bere o mangiare qualcosa magari con i nuovi amici trovati tramite l’app e in più avere dei vantaggi. «Per ora abbiamo già contrattualizzato circa 25 locali ma dovremmo arrivare a circa 70 entro dicembre. A noi pagano una fee mensile, che va dai 50 ai 100 euro, a seconda del pacchetto scelto, e lo studente riceve un dieci per cento di sconto per ogni bevanda o cibo che prende». Partiranno poi anche gli eventi, un quattro-cinque al mese a cui si aggiunge anche uno particolarmente importante con la Camera di commercio. Tutti elementi che portano Rocca a dire con certezza «Fino ad oggi non abbiamo ancora fatturato, ma cominceremo a farlo dal prossimo mese e abbiamo un ottimo piano di previsione di fatturato in crescita».
Ad oggi StudentLink è stato possibile grazie all’investimento personale che i tre giovani hanno fatto, pari a circa 35mila euro. E grazie all’aiuto ricevuto dal bando Incubatore d’Impresa 2022 presso ComoNExT – Innovation Hub. «Abbiamo vinto, in palio c’era un voucher in servizi che non abbiamo utilizzato, ma abbiamo sfruttato la parte formativa, quindi l’aiuto nello sviluppo del business model, del business plan e del testing del mercato. Ci hanno offerto alcune risorse per l’ideazione della landing page». Per il futuro, però, le cose cambieranno. «Abbiamo ricevuto diverse offerte di finanziamento e le stiamo valutando, di 50mila o 100mila euro, ma prima di accettare vogliamo capire meglio quanto ci serve realmente per allargare il mercato».
Fino a dicembre il mercato di riferimento sarà principalmente l’università Carlo Cattaneo, dopo si allargherà anche agli altri atenei, sia pubblici sia sopratutto privati che «riescono più velocemente a erogare i finanziamenti per start up o enti di servizio, rispetto alle università pubbliche che devono dar conto anche allo Stato». Tutto questo sul piano previsionale, perché poi, ad esempio, hanno già avuto contatti con il comune di Vicenza che «voleva farci parlare con l’università. Il piano è di fare prima accordi con le private e poi con le pubbliche ma non abbiamo intenzione di rispettarlo completamente». E le telefonate sono già arrivate anche da Padova, Pavia, Bari
Bisogna precisare che il servizio è erogato gratuitamente agli studenti, quindi nel momento in cui l’ateneo voglia customizzare i suoi servizi «adattandoli all’applicazione, in pratica formulando quasi un software, può farlo pagandoci una fee annuale. Così, per esempio, diventa “StudentLink per Liuc” e l’università può cambiare quello che vuole, facendo diventare l’app sempre più personalizzata». Servizio per cui devono pagare una fee che «sarebbe circa sui 12 euro a studente».
L’obiettivo finale è quello di creare una community di studenti universitari. «Molto spesso gli atenei non badano ad agevolare i neo iscritti per metterli in condizioni di affrontare particolari esperienze. Così soprattutto le persone più introverse non riescono a fare amicizia. E noi vorremmo dare una svolta al percorso universitario, consigliare ai “grandi” che ne fanno parte qual è la situazione e farci ascoltare».
Dalla loro parte hanno l’esperienza di chi ci è passato, un buon progetto e l’ambizione di realizzarlo. Dal prossimo mese si aggiungeranno anche i primi guadagni e la possibilità di andare avanti senza ulteriori investimenti personali ma con quelli che arriveranno dall’esterno.
Marianna Lepore
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