«Lo stage al Consiglio dell’Unione europea, grande meta per un giovane traduttore»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 24 Feb 2019 in Storie

Consiglio Unione Europea Stage in istituzioni europee

Il Consiglio dell'Unione europea offre ogni anno un centinaio di posti per tirocinanti con almeno la laurea di primo livello, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili. L'avvio degli stage per chi farà domanda e verrà selezionato, è previsto per settembre 2019. Davide Cavanna, 32 anni, ha partecipato al progetto dal settembre 2011 al gennaio 2012 e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza a Bruxelles.

Sono di Alessandria, città che ho lasciato una volta terminato il liceo linguistico. Volevo
iscrivermi all’università a Trieste o Forlì, ma molto prima dei test di ingresso in questi atenei ho provato quello per la laurea triennale in comunicazione multilingue a Ginevra: l’ho superato e mi sono trasferito in Svizzera. Ambientarsi non è stato difficile. Vivevo in uno studentato con altri ragazzi di varie nazionalità molto vicino all’università. L’ambiente è stato molto accogliente e non ho avuto problemi con la lingua visto che ho parlato fin troppo italiano con molti professori del nostro Paese. La città è sicuramente cara per la vita di tutti i giorni, ma per l’università non tanto. Ancora oggi si paga a semestre 500 franchi, circa 400 euro, una cifra che per Ginevra è veramente bassa. A questo però andava sommato l’affitto dello studentato che costava 400 franchi al mese. Cifre che senza l’aiuto dei miei genitori certamente non avrei potuto sostenere.

Finita la laurea triennale, nel 2009, avrei voluto fare subito quello che sto studiando ora: la specialistica da interprete. Ma visto che non ho superato le selezioni in un paio di università ho deciso di allargare la mia ricerca e ho optato per una triennale in studi internazionali presso l’università di Bologna. Volevo scegliere l’Italia, ma non vivere troppo vicino ai miei e Bologna era un buon compromesso stando a tre ore da casa. Avrei dovuto vivere lì tre anni ma grazie al riconoscimento di alcuni esami in due anni sono riuscito a laurearmi. Mi è piaciuta molto l’esperienza bolognese, sia la città che l’università. E in confronto a Ginevra ho apprezzato molto il calore umano che in Svizzera è meno evidente, e dove, però, la burocrazia è molto più semplice e lineare.

Nel frattempo avevo fatto domanda per lo stage al Consiglio dell’Unione europea: una destinazione che per chi ambisce a fare il traduttore è la massima meta. Durante l’estate ho saputo che la mia domanda era stata accettata e così sono nuovamente partito, questa volta meta Bruxelles per svolgere il mio stage dal settembre 2011 al gennaio 2012. Ero assegnato alla Segreteria del Consiglio e in particolare nell’unità di traduzione di lingua italiana. Sono stato seguito da due persone all’interno del team che mi hanno guidato e consigliato, dandomi sempre un feedback tempestivo. Durante quei mesi ho principalmente tradotto dall’inglese, molto meno dal francese, collaborando anche con altri dipartimenti del Consiglio. Una volta arrivato a Bruxelles, la prima cosa è stata trovare una stanza: all’inizio l’avevo presa ad Anderlecht, poi mi sono spostato più vicino al Consiglio, a Woluwe-Sint Lambert. Non ho avuto però problemi a mantenermi, visto che il rimborso spese era di circa mille euro che, all’epoca, mi hanno consentito di vivere in città, pagando l’affitto della camera intorno ai 300-350 euro al mese.

L’esperienza dello stage al Consiglio è stata positiva sia per la possibilità di sperimentare il lavoro all’interno dell’Unione europea, sia per il tempo passato con i colleghi tirocinanti da tutta Europa, di cui almeno un paio con il tempo sono diventati dei veri e propri amici con cui sono ancora in contatto.
Terminato lo stage al Consiglio ho lavorato per sei mesi da febbraio a luglio del 2012 con un contratto a tempo determinato in un ente in bilico tra lucro e no, nel settore dell’istruzione a livello europeo, sempre a Bruxelles, esperienza
altrettanto positiva.

Non volevo, però, rimanere a Bruxelles e ho pensato di approfondire il diritto internazionale: ho mandato varie domande per master e sono stato accettato dall’università del Sussex per il master in International Law. La scelta di dirigermi verso l’Inghilterra era dovuta a una semplice constatazione: non avevo mai vissuto in un paese di lingua inglese e porprio questo è un requisito importante per chi vuole fare la specialistica da interprete. Poi verso la fine del master, nella primavera del 2013, ho ricominciato a mandare curriculum in giro e alla fine sono stato selezionato da Amazon Lussemburgo per lavorare come traduttore interno. Anzi, consiglio a tutti di dare un’occhiata ai posti cercati dall’azienda: sono innumerevoli e in tanti ambiti diversi. Dopo due anni sono passato in una società di gestione di fondi a matrice tedesca, ma poi ho deciso di lavorare per conto mio, come traduttore e interprete di trattativa da tedesco, francese e inglese.

Al momento, quindi, lavoro con partita Iva in Lussemburgo, cosa che in parte facevo fin dall’estate 2008 ma visti i volumi limitati all’epoca ancora con ritenuta d’acconto in Italia. Oggi posso dire che la mia passione per le lingue si è trasformata effettivamente nel mio lavoro e mi sento fortunato per questo. Al momento sono anche in formazione per diventare interprete di conferenza, consecutiva e simultanea. E spero di poter combinare traduzione e interpretariato da autonomo. Non so ancora se un domani tornerò in Italia. Non lo escludo, ma per ora sto bene qui: gestire la partita iva in Lussemburgo è facile e poi è una posizione fisica strategica tra Strasburgo e Bruxelles. L’anno prossimo una volta conclusa la formazione da interprete deciderò se spostarmi di nuovo.

Non conosco abbastanza la situazione stage in Italia, ma sono sicuro del fatto che qualunque stage andrebbe pagato: non è giustificabile un lavoro gratuito anche se si è un principiante. Il numero di domande per partecipare ai tirocini presso il Consiglio dell’Unione europea sono sempre tantissime, quindi è un po’ un terno al lotto essere ammessi. Ma credo che se l’ambito prescelto rientra nelle proprie passioni, questo dovrebbe trasparire nella propria application e facilitare l’entrata.

Oggi sono contento del percorso fatto e ringrazio i miei che fino ai 24 anni mi hanno mantenuto e permesso di arrivare fin qui. Tornando indietro forse inizierei a lavorare prima. E a chi si appresta a studiare le lingue con l’obiettivo della traduzione do un piccolo consiglio: coltivate le lingue ma fate un percorso parallelo in una materia che vi interessa, perché la competenza è una marcia in più quando si fa il traduttore.


 Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

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