«Già in epoca romana gli apparati effimeri erano una forma di decorazione temporanea. Noi però ci ispiriamo soprattutto al periodo barocco, quando vennero interpretati come delle scenografie urbane per momenti di festa, celebrazioni di eventi». Federico Bigi spiega così la scelta di battezzare ApparatiEffimeri l'azienda che ha fondato a maggio del 2010 a Bologna insieme al socio Marco Grassivaro [a sinistra nella foto].
Quasi coetanei - 32 anni il primo, 34 il secondo - hanno frequentato entrambi il Dams nel capoluogo emiliano: Federico ha scelto l'indirizzo cinematografico, Marco quello artistico. Ma si sono incontrati solo dopo aver terminato l'università, nel 2006, sul set di un cortometraggio. «Abbiamo messo insieme la mia passione per l'animazione e il movimento con la sua per il visivo e le forme e ci siamo accorti che stavamo sperimentando cose che potevano funzionare anche in altri contesti» racconta Federico. Le prime collaborazioni sono andate in scena nelle discoteche di Bologna, dove Marco lavorava come veejay. Mentre il suo futuro socio lavorava nei set bolognesi: «Facevo di tutto, dal macchinista all'elettricista, mi pagavano alla giornata o con contratti di prestazione occasionale. Ma a un certo punto ho capito che o andavo a Roma a fare cinema, oppure avrei inseguito un'utopia». E così «ho trovato un appiglio con l'animazione».
Un appiglio che ha sfruttato lavorando nelle discoteche con Marco. È stato durante queste serate che i due hanno perfezionato una tecnica che ora applicano nel mondo della pubblicità. Più precisamente, in quel settore del marketing che si occupa di «proiezioni in outdoor su edifici: sono delle pubblicità che hanno la caratteristica di essere altamente emozionanti, che fanno arrivare il messaggio attraverso canali alternativi a quelli normali». I due ragazzi, insieme ai loro collaboratori, realizzano in buona sostanza uno spot, lavorando prima sui contenuti e poi sugli aspetti grafici. La differenza sta nel fatto che, invece di vederlo trasmesso in continuazione in televisione lo proiettano sulla facciata di un edificio. «Le prime esperienze di questo tipo si sono cominciate a vedere nel 2007. Noi siamo stati tra i primi a muoverci in questo settore».
Fino ad arrivare, nel luglio del 2009, a proiettare un video sulla Rocca Malatestiana di Cesena. «Il filmato di quella serata è diventato virale, è stato cliccatissimo in Rete». Sulla scorta di questa esperienza, nel maggio del 2010 i due hanno dato vita ad ApparatiEffimeri. «Prima eravamo free-lance, ma ad un certo punto ci siamo resi conto che riuscivamo a lavorare per una serata, non certo nei grandi eventi, piuttosto che nell'ambito del marketing non convenzionale». Ecco allora la decisione di costituirsi in società non classificata, la formula giuridica più semplice per una realtà di questo tipo. «Abbiamo iniziato con nostri proiettori personali, finché hanno retto. Per il resto, abbiamo investito i nostri risparmi: circa 5mila euro per acquistare i computer, le licenze software, un ufficio fisso. Certo, abbiamo cercato sempre di scegliere le soluzioni più economiche, ma non abbiamo mai definito un vero e proprio budget: all'inizio siamo partiti quasi per gioco».
La faccenda si è però fatta presto seria. Tanto che, all'inizio del 2012, ApparatiEffimeri si è trasformata in una società a responsabilità limitata, con un capitale versato pari a 10mila euro. L'occasione per questo cambiamento è rappresentata dalla volontà di partecipare al bando IncrediBol!, promosso dal comune di Bologna e dalla Fondazione Carisbo. ApparatiEffimeri è stata premiata, aggiudicandosi oltre ad un contributo di 5mila euro - di cui un quarto da restituire il resto a fondo perduto - anche la possibilità di accedere ad una serie di servizi. In particolare «ci siamo appoggiati alla consulenza gestionale, ci serviva un aiuto di questo tipo: sia io che Marco veniamo da percorsi che nulla hanno a che fare con gli aspetti economici e di gestione aziendale». Per aggiornarsi su questi temi i due startupper si sono anche iscritti ai corsi After, organizzati a Bologna dal Cnr. E si sono rivolti allo Studio Capizzi, una realtà «che fa assistenza alle aziende appena nate: ci aiuta per la contrattualistica e per la stesura dei preventivi».
Dopo tre anni di attività, ApparatiEffimeri ha raggiunto un fatturato di 100mila euro l'anno ed un portafoglio clienti nel quale figurano aziende come Lavazza, Bmw e Bacardi. «Siamo arrivati sulla linea di galleggiamento, anche se il punto di pareggio si sposta sempre più in là, hai continuamente bisogno di nuove attrezzature e nuovi collaboratori». Al momento, cinque persone lavorano con Federico e Marco, con contratti a progetto o a partita Iva. Queste forme di contratto «riducono il costo del lavoro, per noi un'assunzione al momento costa troppo». Per ora l'azienda non ha fatto ricorso a stagisti, ma è un percorso che sta valutando: «Noi cerchiamo delle persone che poi possano rimanere in azienda. Vogliamo provare con percorsi di sei mesi, offrendo un rimborso spese che ancora dobbiamo quantificare». L'idea è quella di formare i tirocinanti e poi farli entrare in azienda a tutti gli effetti. Così che anche loro contribuiscano alla costruzione degli ApparatiEffimeri.
Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it
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