Rossella Nocca
Scritto il 20 Nov 2020 in Notizie
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Il 16 novembre scorso il testo della Legge di Bilancio 2021 ha confermato l’incremento di 400 milioni di euro del fondo destinato al servizio civile universale per il 2021 e il 2022, che si aggiungono a quelli già stanziati, per un totale di 299 e 306 milioni. Il fondo permetterà di coinvolgere 55mila volontari per anno. Il ministro per le politiche giovanili e lo sport con delega al servizio civile, Vincenzo Spadafora, ha inoltre preso un «impegno a dedicare parte del Recovery Fund al servizio civile».
«Questo è un evento che non avveniva da molti anni» commenta soddisfatta Feliciana Farnese, presidente della Consulta nazionale per il servizio civile universale: «Avevamo visto infatti consolidarsi come prassi quella di risorse aggiuntive instillate goccia a goccia e soggette a continui ricalcoli e tagli.»
A fine settembre 127 enti accreditati e 132 personalità tra esponenti del terzo settore, della cultura e della società civile avevano firmato la lettera-appello “Servizio civile, non si può dire no”, promossa dalla testata Vita per lo stanziamento di «adeguati fondi aggiuntivi per il servizio civile universale» e rivolta al presidente del consiglio Giuseppe Conte e ai ministri delle politiche giovanili e dell’economia Vincenzo Spadafora e Roberto Gualtieri.
Fra il 2010 e il 2019, come sottolineato nella lettera, sono stati finanziati 261.975 posti, a fronte delle 787.051 domande. Insomma, due richieste di partecipazione su tre non sono andate a buon fine.
In quest’anno difficile, il mondo del servizio civile ha dimostrato e sta dimostrando una straordinaria capacità di adattarsi alla situazione di emergenza. Dopo la sospensione iniziale, i progetti sono stati quasi tutti riavviati, in alcuni casi rimodulati, e i giovani volontari hanno potuto continuare a dare il proprio contributo nel modo più consono alle esigenze figlie della pandemia in corso.
Secondo l’ultimo report del Dipartimento per le politiche giovanili, aggiornato al 15 ottobre scorso, sono 32.539 gli operatori volontari in Italia, di cui 32.006 (il 98,36 per cento) già ritornati o in procinto di ritornare in servizio attivo. 468 su 510, invece, gli operatori che hanno proseguito il servizio civile all’estero.
«Sicuramente la situazione di emergenza» commenta Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile e di Amesci «e l’opportunità data al servizio civile di rendersi strumento al servizio dei bisogni del paese sono state occasione per riaccreditarlo agli occhi del governo.»
Una sfida nuova è stata anche quella del volontariato “da remoto”. «La modalità a distanza» racconta il presidente del Forum «su cui all’inizio eravamo scettici perché temevamo di perdere il contatto umano, si è rivelata fondamentale. In particolare per la formazione, dove è stata molto apprezzata dai ragazzi, ma anche per progetti che potevano essere realizzati da remoto senza perdere efficacia, come quelli legati al sostegno telefonico. Un’esperienza che stiamo immaginando di replicare non necessariamente in emergenza ma anche ad esempio per ovviare a difficoltà logistiche.»
«L’emergenza ci ha offerto un nuovo modo di guardare le cose, dove la direzione, da seguire sarà la flessibilità e la semplificazione», gli fa eco Farnese. Che spiega che anche le modalità di selezione dei prossimi volontari saranno riviste: «Nel prossimo bando si farà inevitabilmente riferimento al fatto che gli enti dovranno eseguire i colloqui di selezione da remoto nonché tutte le attività a questi collegati, anche laddove i sistemi accreditati degli enti non prevedano tale modalità.»
Ma come sarà il servizio civile universale nel 2021? «Fino all’anno scorso gli enti presentavano singoli progetti» spiega alla Repubblica degli Stagisti Borrelli «mentre da quest’anno è stata introdotta la programmazione, quindi tutti i progetti concorrono a realizzare un unico grande obiettivo. Storicamente il 60 per cento di essi sono rivolti all’ambito sociale di assistenza, sostegno, inclusione di minori e migranti, lotta alla povertà. Questa volta sarà dato molto spazio anche agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 legati allo sviluppo sostenibile.»
Come ricordato attraverso i suoi canali dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, i giovani tra i 18 e i 28 anni che vorranno candidarsi come operatori volontari al prossimo bando, in uscita entro l’anno, dovranno avere a disposizione l’identità digitale. È quindi consigliato procedere già da ora alla richiesta gratuita dello Spid, sistema unico di identità digitale, in modo da essere pronti per compilare la domanda non appena il bando sarà pubblicato.
Presto si scoprirà se la ritrovata attenzione dell’opinione pubblica e il ruolo del servizio civile nell’emergenza Covid-19 hanno fatto crescere la voglia da parte dei giovani di partecipare e di rendersi utili attraverso un’esperienza di volontariato in uno dei progetti sparsi per il territorio nazionale e internazionale.
Rossella Nocca
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