Stagisti a quarant’anni: «Speravamo che il tirocinio fosse l'anticamera dell'assunzione, invece poi l'Atac ha assunto altri. Meno qualificati»

Ilaria Costantini

Ilaria Costantini

Scritto il 15 Nov 2010 in Help

Non è mai troppo tardi per iniziare uno stage. Lo sanno bene quattro ex stagisti romani di 56, 48, 45 e 33 anni. Dopo aver perso il lavoro Gianluca, Massimo, Fabrizio e Mario i nomi sono di fantasia – hanno tentato la strada della riqualificazione professionale con un tirocinio all’interno di Trambus, oggi Atac, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico di superficie della città di Roma. Dietro la garanzia dell’anonimato, i quattro tirocinanti senior denunciano però comportamenti scorretti da parte della municipalizzata che, anziché formarli, avrebbe abusato delle loro competenze dietro la promessa di un’assunzione che non è mai arrivata. Di questa vicenda la Repubblica degli Stagisti ha chiesto spiegazioni direttamente ad Atac: «Niente da dichiarare» è stata la risposta dell'azienda. 
«Sono arrivato a Trambus dopo aver frequentato un corso promosso dai centri  per l’impiego di Roma» racconta Gianluca, il più giovane del gruppo, alle spalle una laurea in economia e commercio, un master in gestione delle risorse umane e una collezione di contratti atipici. «Lo stage mi sembrava serio vista soprattutto l’affidabilità delle istituzioni coinvolte». Il corso in questione faceva parte infatti di un progetto più vasto, chiamato “I job”, organizzato nel 2008 dall’Ordine dei consulenti del lavoro e finanziato con fondi ministeriali. Obiettivo: riqualificare complessivamente 600 persone selezionate tra giovani in cerca di prima occupazione, disoccupati di lunga durata e in situazioni di svantaggio. 
Ma per la ventina di persone indirizzate agli uffici amministrativi di Trambus emergono da subito pesanti irregolarità: «Non ho mai firmato un progetto formativo» ammette Fabrizio «in seguito l’ho chiesto più volte sia a Trambus sia all’Ordine dei consulenti. È stata anche fatta una richiesta formale dagli uffici del ministero del Lavoro, ma del mio contratto non c’è traccia». L’azienda risponde infatti alle richieste inviando soltanto la convenzione di stage e non il progetto formativo con la firma del tirocinante.  Questo documento dev'essere obbligatoriamente incorporato nella convenzione, così come prescrive l'articolo 4 del decreto ministeriale 142/1998 che regolamenta gli stage, in cui si legge: «Alla convenzione [...] deve essere allegato un progetto formativo e di orientamento per ciascun tirocinio, contenente: a) obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio [...]; b) i nominativi del tutore incaricato dal soggetto promotore e del responsabile aziendale; c) gli estremi identificativi delle assicurazioni di cui all'articolo 3; d) la durata ed il periodo di svolgimento del tirocinio; e) il settore aziendale di inserimento». Se il progetto formativo non  dovesse saltare fuori, ci si troverebbe di fronte a uno stage organizzato al di fuori della norma: una situazione imbarazzante, tanto più per il fatto che è coinvolta un’azienda pubblica.
I primi due mesi di stage, rimborsati per un totale di 500 euro, si concludono in ogni caso nel migliore dei modi: tanto che Trambus propone ai tirocinanti di prolungare la loro permanenza con un ulteriore stage a 350 euro mensili, della durata di sei mesi. Che sommati ai precedenti due fanno otto: cioè ben oltre il limite massimo di sei mesi previsto sempre dal decreto 142/1998 per le persone disoccupate o inoccupate. E ciò indipendentemente dal fatto che subentri - come in questo caso - un diverso ente erogatore del rimborso spese

Ma questo Gianluca, Massimo, Fabrizio e Mario non lo sanno e rassicurati sulla possibilità di un’imminente stabilizzazione accettano di svolgere praticamente qualsiasi mansione. Mario, il più anziano, ex dipendente Alitalia Cargo, racconta di aver messo a punto per Trambus un programma informatico per gestire i permessi sindacali dei dipendenti, a costo zero ovviamente. Date le sue competenze, l’azienda ha visto bene di trasferirlo poi in un altro settore dove serviva una persona per un posto vacante: «So bene che gli stagisti non dovrebbero sostituire il personale» riflette ora «ma in quel momento avevo la speranza di essere assunto».  Speranza delusa perché nonostante le promesse i quattro stagisti senior restano  esclusi dalla grande infornata di assunzioni (almeno 88) che si compie proprio a fine 2009, alla vigilia dell’assorbimento di Trambus da parte di Atac (contribuendo a far lievitare l'indebitamento del nuovo gestore).
Forse l’azienda non era soddisfatta del lavoro dei tirocinanti? Difficile da credere se è vero che, terminato anche il secondo stage, viene chiesto a due di loro di restare per ulteriori 4 mesi di frequenza volontaria gratuita. Da stagisti a «volontari» insomma: per una permanenza totale di un anno.
«Se non fosse stato assunto nessun altro sarebbe stato diverso» ammette Gianluca. Per di più personale molto meno qualificato e selezionato secondo logiche clientelari, assicurano gli ex stagisti, che si sono ora rivolti al giudice del lavoro, chiedendo di stabilire se il periodo passato a Trambus è stata un’esperienza funzionale alla loro riqualificazione o piuttosto una prestazione di lavoro subordinato. Fatto che, se accertato, appare ancora più grave in relazione all’esperienza e all’età delle persone coinvolte. Perché fare uno stage a venti o a cinquant’anni non è esattamente la stessa cosa: «Ti ritrovi nella stessa condizione dei tuoi figli, è incredibile» confida Mario «Soprattutto se finisci a lavorare su cose che già conosci. Ma perdere il posto di lavoro ti porta in una depressione fortissima e pur di sentirti ancora attivo accetti anche una discesa della tua attività». «Quello che non hanno capito» è la conclusione di Massimo «è che noi questa azienda in realtà l’abbiamo amata. Saremmo voluti rimanere anche perché ormai l’avevamo fatta nostra. Alla fine ci hanno solo sfruttato».

Ilaria Costantini

Per saperne di più su questo argomento, vedi anche: 
-   Intervista al ministro Giorgia Meloni: «Più controlli per punire chi fa un uso distorto dello stage. Ma i giovani devono fare la loro parte e denunciare le irregolarità»
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La Repubblica degli Stagisti ha una nuova rubrica: «L'avvocato degli stagisti» curata da Evangelista Basile e Sergio Passerini dello studio Ichino Brugnatelli

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