Tirocini gratis, il Parlamento europeo frena e boccia l'emendamento

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 19 Feb 2022 in Notizie

Parlamento europeo Rimborso spese stage gratis

Una risoluzione post pandemia sui giovani è stata votata l'altroieri al Parlamento europeo. Dentro c’era anche un emendamento presentato dalla 28enne spagnola Alicia Homs Ginel, la 61enne olandese Agnes Jongerius e dal 36enne italiano Brando Benifei, tutti del gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, per la messa al bando dei tirocini senza rimborso spese. Avrebbe potuto essere un punto di svolta, invece è stata una (leggera) frenata.

La storia di questo emendamento parte un anno e mezzo fa, e precisamente il 9 ottobre del 2020, quando per la prima volta il Parlamento europeo si esprime ufficialmente – in una risoluzione approvata a larghissima maggioranza – contro i tirocini non remunerati esortando gli Stati membri «a garantire che i giovani che si registrano nei programmi della garanzia per i giovani ricevano offerte qualitativamente valide, diversificate e personalizzate, con un'equa remunerazione».

In quell’occasione i voti favorevoli erano stati 574, 77 contrari e 43 astenuti – di cui, tra gli italiani, tutti gli eurodeputati della Lega. Il testo condannava esplicitamente «la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti», specificando che la gratuità «costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti». Brando Benifei, allora come oggi capodelegazione degli europarlamentari del Partito democratico, si era auspicato che partisse una mobilitazione dell’opinione pubblica per portare i governi di ogni singolo Paese membro a migliorare al proprio interno l’uso dello strumento dello stage, ma è stato tutto in parte bloccato dai due anni di pandemia.

E dopo cos'è successo? Si è andati avanti più a rilento del previsto. Il 17 dicembre del 2020 una nuova risoluzione votata dal Parlamento europeo ha condannato gli stage, i tirocini e gli apprendistati non retribuiti in quanto costituiscono una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti e richiama la Commissione a proporre un quadro giuridico per un divieto effettivo ed esecutivo di questi tirocini. Nel corso del 2021 però non ci sono stati nuovi emendamenti sul fronte tirocini, forse anche perché il dibattito legislativo si è spostato più sulla questione del minimum wage e sulla direttiva platform work/riders. Ma il tema non è stato accantonato.

Bisogna ricordare che il Parlamento europeo è un “co-legislatore”, quindi si colloca a livello paritetico insieme al Consiglio dell'Unione europea rispetto all'approvazione e alla modifica della legislazione europea e al bilancio annuale dell'UE; ma non ha iniziativa legislativa quando si tratta di modificare delle proposte direttive che arrivano direttamente dalla Commissione europea. Non può quindi scrivere una legge su quel tema, ma può applicare una pressione politica su Commissione e Stati membri per chiedere che si faccia qualcosa di specifico e si adottino dei testi o risoluzioni specifiche.

Per questo il voto dello scorso giovedì 17 febbraio poteva essere un punto di snodo. E su questo aveva fatto leva anche l’intervendo fatto
in Parlamento il giorno precedente – mercoledì 16 – da Benifei, che ha ricordato ai colleghi che sul tavolo c’era «una proposta concreta per migliorare la situazione di migliaia di giovani e mettere al bando i tirocini non pagati nell’Unione europea, una vera vergogna, frutto di una cultura malata». Un rinforzo alla mail già inviata a tutti i parlamentari dai tre cofirmatari per invitarli a votare l'emendamento per l’abolizione degli stage non pagati.

Non ha sortito effetti neppure l’interessamento che una parlamentare del Partito popolare europeo, la 30enne portoghese Lidia Pereira, aveva mostrato rispetto il problema: Pereira aveva informato i colleghi che avrebbe presentato due interrogazioni, una diretta al Consiglio e l’altra alla Commissione, per fare pressione e risolvere l’ingiustizia. Una cosa abbastanza inusuale dato che il Ppe è una coalizione di centro destra mentre la battaglia per l'abolizione degli stage gratuiti al Parlamento europeo è stata portata avanti finora sopratutto da esponenti del centro sinistra. E infatti l'interessamento è durato poco: giovedì al momento del voto contro i tirocini gratuiti Lidia Pereira ha fatto marcia indietro, e incredibilmente ha votato contro l'emendamento.

Alla conta dei numeri l'emendamento è stato bocciato: 377 voti contrari, (tra cui la Lega, Italia Viva, Calenda e tutto il PPE, composto per il nostro Paese da Forza Italia, Südtiroler Volkspartei, e Sud in Testa), 293 a favore e 28 astensioni. La proposta era quella di introdurre un quadro giuridico comune per vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini e gli apprendistati non remunerati.

Ma anche se l’emendamento sull’abolizione degli stage non pagati non è passato, il gruppo dei Socialisti e democratici ha comunque deciso di votare il testo finale della risoluzione. Non tutto infatti è da buttare via. «Il testo non è il passo avanti sperato ma contiene indicazioni chiare rispetto alla necessità di un quadro legale per garantire un’equa retribuzione di stage e tirocini» spiega Brando Benifei alla Repubblica degli Stagisti: «Sarebbe stato meglio
se il nostro emendamento che chiedeva in maniera esplicita la messa al bando degli stage non pagati fosse stato votato e approvato: le forze della destra evidentemente non rispettano gli impegni presi a parole con i giovani. Ma ricordiamo che il Parlamento europeo ha già una posizione chiara su questo punto grazie proprio alla risoluzione approvata nel 2020. Quindi si tratta di una mancata reiterazione di una posizione del Parlamento europeo che rimane quella».

Su molti siti in queste ultime ore sono usciti titoloni su “L’Europa che volta le spalle ai giovani”. Benifei non ci sta: «Qui non si tratta dell’Europa, ma di alcune forze politiche che predicano bene e razzolano male. Ai giovani non interessano belle parole sulla necessità di ascoltarli, se poi non vedono risposte concrete – come un rimborso spese adeguato per i tirocini. Ci auguriamo che la grande mobilitazione dei giovani che su questi temi cresce sempre di più costringa le forze politiche ad agire come noi stiamo chiedendo da tempo anche a livello nazionale».

 Marianna Lepore

Community