In Sicilia è la Regione a pagare i praticanti negli studi professionali

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 07 Set 2018 in Notizie

Sembra un regalo ai professionisti siciliani – sopratutto avvocati e commercialisti: potranno approfittare di una prestazione lavorativa totalmente a costo zero da parte di laureati in tirocinio. Che verranno sì pagati, – 7.200 euro lordi per un anno – ma con soldi pubblici: fondi europei, per la precisione. Stiamo parlando dei tirocini dell’Avviso 20/2018, il programma di finanziamento della Regione Sicilia per tirocini obbligatori e non obbligatori delle professioni ordinistiche, per cui a breve si aprirà la seconda finestra che andrà avanti fino al 30 ottobre.

Fin troppo facile prevedere che le candidature fioccheranno, basti vedere gli alti numeri della prima finestra per la quale sono arrivate nei mesi scorsi 3.309 domande: di queste 694 sono state poi accolte e finanziate, 92 accolte ma non finanziate per incapienza e 2.523 non ammesse.  Ora, quindi,
a metà settembre i circa 2.600 rimasti fuori – più tutti gli altri interessati – potranno tentare una nuova candidatura. Nel frattempo, i quasi 700 che sono stati ammessi a breve cominceranno il proprio tirocinio, ricevendo un’indennità di partecipazione di 600 euro lordi al mese per 12 mesi.

L’avviso è diretto a ingegneri,
notai, avvocati, commercialisti, farmacisti, assistenti sociali, medici specialista, chimici: una platea potenziale che fa capo a quasi trenta professioni complessivamente regolate da un ordine professionale specifico.

Questa seconda finestra, e la terza prevista all'inizio dell'anno prossimo (dal 7 gennaio al 15 febbraio), prevedono una novità non di poco conto. Dopo un paio di mesi di confronti tra Ordini professionali siciliani e Regione si è deciso, infatti, di inserire il mantenimento del contributo per i giovani laureati che a tirocinio in corso dovessero conseguire l’abilitazione professionale e l’iscrizione all’albo. Purché, però, non siano titolari di rapporti di lavoro subordinato o di partita Iva.

Per capire il nodo della discordia bisogna partire dall’articolo 5 del primo bando, pubblicato il 7 maggio, in cui c’era tra i requisiti per partecipare per il tirocinante anche il «non essere ancora iscritto all’ordine/albo al quale il tirocinio si riferisce, né aver superato l’esame di stato per l’iscrizione allo stesso», altrimenti la presenza di anche solo uno dei due elementi determinava «l’automatica conclusione del periodo di tirocinio». Una scelta che aveva fatto alzare molte critiche in particolare dall’Ordine degli ingegneri della Sicilia che, insieme ad altri otto ordini professionali, aveva presentato ricorso al Tar per “disparità di trattamento”. Questo perché per alcune categorie, come appunto gli ingegneri, l’abilitazione e l’iscrizione all’ordine professionale non prevedono un obbligatorio periodo precedente di tirocinio e, quindi, i giovani ingegneri – come anche gli architetti e agronomi, categorie ugualmente esenti per legge dall’obbligo del praticantato
per partecipare allo stage e ricevere il rimborso spese avrebbero dovuto posticipare l’iscrizione all’ordine.

Alla fine, a fine luglio presso l’Assessorato regionale del lavoro la Regione ha accolto le osservazioni sollevate e deciso di modificare parzialmente l’avviso 20, solo per la seconda e la terza finestra del bando. Per questo motivo all’articolo 3, relativo alla durata del tirocinio, è stato aggiunto, nel nuovo testo pubblicato il 7 agosto, il comma tre che precisa come «l’iscrizione all’ordine/albo per il quale il tirocinio viene finanziato o il superamento dell’esame di stato, non determina la risoluzione del tirocinio avviato che può proseguire fino alla sua conclusione purché il tirocinante non abbia partita Iva né riceva compensi per attività professionale sotto altra forma contrattuale».

Le risorse che saranno messe in campo saranno uguali a quelle della prima finestra: cinque milioni di euro provenienti dal Fondo Sociale europeo 2014-2020. L’obiettivo è quello di sostenere la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani professionisti: destinatari del bando sono i giovani tra i 18 e i 35 anni che, nel caso delle professioni in cui è previsto il periodo di pratica professionale obbligatoria, siano regolarmente iscritti al registro dei praticanti dell’ordine di competenza, mentre in caso in cui la pratica non sia prescritta dalla legge abbiano soltanto conseguito la laurea con una votazione minima di 90/110.

Il progetto è nato dalla collaborazione tra l’associazione degli enti di previdenza privati e privatizzati e l’assessorato alla famiglia e al lavoro della regione Sicilia. Ed è stato ben accolto proprio dal presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti [nella foto], che in fase di presentazione del piano aveva dichiarato come l'obiettivo fosse «quello di entrare bene, prima e in maniera regolare nel mercato del lavoro delle professioni». Anche se qui è necessario sottolineare che finito il tirocinio/pratica il professionista non ha nessun obbligo nei confronti dei praticanti rispetto al proseguimento della collaborazione professionale, motivo per cui parlare di un’entrata “prima e in maniera regolare” nel mercato del lavoro sembra un po’ azzardato.

La Sicilia non è la prima regione a siglare accordi di questo tipo. La Toscana, per esempio, già nel luglio 2012 aveva sottoscritto un accordo di collaborazione tra Regione e rappresentazioni ordinistiche per praticantato e tirocini – accordo che aveva poi portato a un primo avviso pubblico nel 2014  per tirocinanti tra i 18 e i 32 anni che non avessero un rapporto di lavoro autonomo, subordinato e parasubordinato con il soggetto ospitante. In questo caso, però, il tirocinio doveva prevedere un rimborso spese forfettario pagato dallo studio professionale ospitante pari ad almeno 500 euro mensili. La Regione, poi, rimborsava 300 euro mensili, dopo l'invio delle copie conformi dei giustificativi di pagamento allo stagista: dunque lo studio continuava ad avere obblighi e responsabilità sul fronte monetario nei confronti del tirocinante, e solo in un secondo momento riceveva parziale copertura delle spese.
Il bando è stato poi riproposto nel 2016, questa volta abbassando il limite di età ai 29 anni e includendolo nel progetto Giovanisì cofinanziato dal Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo 2014-20. Anche in questo caso il contributo era solo a «parziale copertura dell’indennità corrisposta ai praticanti dai professionisti», che doveva essere di almeno 500 euro mensili, mentre il contributo regionale che il soggetto ospitante poteva richiedere (per un massimo di 12 mesi) era di 300 euro (500 in caso di tirocinanti disabili).

Finanziamenti simili anche in Campania, dove nel 2017 è stata approvata tra le misure di politica attiva quella per percorsi di tirocinio obbligatorio e non obbligatorio per l’accesso alle professioni ordinistiche, utilizzando 4 milioni di euro anche in questo caso provenienti dal Fondo Sociale europeo 2014-2020. Agevolazioni per lo svolgimento di tirocini che potranno essere usufruite fino al 2020. Anche qui, come in Sicilia, il limite di età è 35 anni ma viene riconosciuta un’indennità di partecipazione per il tirocinante per un periodo di soli sei mesi e un importo massimo di 3mila euro. Nel caso campano, com’era inizialmente per la Sicilia, tra i requisiti del tirocinante c’è quello di non avere in corso con il soggetto ospitante un contratto di lavoro ma, sopratutto, di non essere iscritto ancora all’ordine o albo al quale si riferisce il tirocinio, pena l’automatica conclusione del tirocinio. Certo in questo caso i mesi coperti da rimborso sono “solo” sei, e forse per questo motivo gli ordini professionali non hanno protestato per chiedere la modifica del requisito.

Quello che sorprende in tutti i tre casi esaminati e in particolare in quello siciliano – dove ad ogni giovane professionista arriveranno oltre 7mila euro di fondi comunitari – è che le risorse europee possano essere usate per pagare i rimborsi spese di cui si sarebbero dovuti far carico i professionisti, i veri “utilizzatori finali del servizio”, potendo avere forza lavoro gratuita senza dare nulla in cambio, visto che finito il periodo di tirocinio non avranno alcun obbligo di proseguire la collaborazione professionale. Mentre per «entrare bene, prima e in maniera regolare nel mercato del lavoro» sarebbe stato opportuno introdurre dei paletti per incentivare i soggetti ospitanti a mantenere con lo stagista, al termine del tirocinio, una collaborazione professionale – magari pena la copertura di tasca propria di tutta l’indennità.

Marianna Lepore

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